L'appello

Penn, Levy, Rushdie e Sting: "Il destino del mondo si gioca a Kiev"

L'attore, il filosofo, lo scrittore e il musicista propongono alle istituzioni occidentali dieci impegni per rafforzare l'opposizione alla guerra

Penn, Levy, Rushdie e Sting: "Il destino del mondo si gioca a Kiev"
Michael Loccisano/Getty Images
Sean Penn

L'attore americano Sean Penn, il filosofo francese Bernard-Henri Lévy, lo scrittore britannico Salman Rushdie e il musicista connazionale Sting hanno firmato su Libération, quotidiano di riferimento della sinistra francese, un appello intitolato “Il destino del mondo si gioca a Kiev”, rivolto ai paesi occidentali affinché facciano di più per porre termine al conflitto in Ucraina

“Il presidente Volodymyr Zelensky - scrivono - con il suo spirito resistente, il suo eroismo e la sua inflessibile lealtà ai valori democratici, è ammirato da tutti. L'Europa e gli Stati Uniti hanno un dovere politico e morale di stare al suo fianco, ora più che mai. Noi, che firmiamo questo appello, siamo orripilati dalla violenza commessa contro la popolazione civile dalle forze occupanti russe. I rifugi antiaerei sono trasformati in aule, gli ospedali vengono distrutti,. i bambini nascono in stazione della metro fortificate. A fronte di tutto ciò, l'esercito ucraino, supportato da decine di migliaia di civili, si arma, affronta e difende le proprie città. Ma attenzione. Non solo difendono le città: queste unità di soldati esperti, questi insegnanti, questi ristoratori, questi lavoratori, questi ballerini, queste donne e uomini di ogni ceto sociale, questi ribelli, difendono anche la nostra libertà. Combattono per un mondo aperto ed emanicipato. Combattono, in prima linea, per noi europei. Per questa ragione, dobbiamo agire, senza perdere tempo, per far smettere questa guerra”.

“Noi, firmatari di questo appello - proseguono - sosteniamo le sanzioni imposte alla Russia da Unione europea, Stati Uniti d'America, Canada, Giappone e altri. Ma si può fare di più, ed è per questo che facciamo appello ai nostri governanti perché facciano di più, aumentino la pressione e adottino le seguenti misure”.

Ecco dunque i dieci punti proposti da Lévy, Rushdie, Penn e Sting:

  1. La giustizia internazionale deve considerare ed esaminare tutte le misure per incriminare Putin e la sua famiglia di crimini di guerra
     
  2. I paesi che forniscono sostegno militare d'emergenza all'Ucraino devono assicurarsi che i loro invii corrispondano alle necessità tattiche del momento: missili anti-carro leggeri, batterie antiaeree rapidamente dispiegabili e non armi pesanti che sarebbero distrutte prima di raggiungere la loro destinazione
     
  3. Le informazioni di cui dispongono le banche occidentali e i servizi di intelligence sui guadagni illeciti degli oligarchi russi devono essere ampiamente divulgati all'opinione pubblica russa
     
  4. Oltre alle compagnie aeree, anche a tutte le compagnie di navigazione, ai cargo con bandiera russa, alle società registrate in Russia deve essere negato l'accesso ai mercati europei e americani, fino a nuovo avviso
     
  5. Le società europee, americane e alleate devono congelare, a qualsiasi costo, tutte le loro attività commerciali o di qualsiasi natura in Russia o con la Russia.
     
  6. I principali social network devono bloccare ed eliminare tutti gli account che consentono al governo russo, ai suoi fiduciari, ai suoi lobbisti di diffondere la propria propaganda
     
  7. I servizi e i sistemi di Microsoft siano inibiti in Russia  e i fornitori di servizi cloud devono, fino a nuovo avviso, restare inaccessibili dalla Russia
     
  8. Le sanzioni personali non devono riguardare solo i politici e gli oligarchi a libro paga: deve estendersi alle autorità militari e agli amministratori civili, anch'essi responsabili per questa devastazione e questo massacro
     
  9. Tutti i conti bancari russi, di chiunque siano e dovunque siano, devono essere congelati immediatamente
     
  10. Le importazioni di petrolio russo, fino a nuovo avviso, devono essere sospese in tutta Europa, la quale deve operare senza indugio per diversificare permanentemente le sue forniture di gas.

 

Scrivono poi in conclusione i quattro firmatari dell'appello: “Queste sanzioni, se applicate con fermezza, possono porre fine a questa guerra. O almeno costringeranno il Cremlino alla de-escalation. Sono misure semplici e concrete che i cittadini liberi, fuori dall'Ucraina e per l'Ucraina, possono pretendere dai propri governanti. Inoltre, ognuno può agire ulteriormente, a titolo personale e nel proprio contesto. Si possono inviare donazioni al Fondo per il sostegno dei volontari ucraini. Ci sono modalità per sostenere e incoraggiare quella parte della società civile russa che si erge contro la guerra. L'aggressione di Putin contro l'Ucraina non è solo una questione militare. È uno scontro tra due concezioni della società, due visioni di cosa renda bella la vita e, in sostanza, due modelli di civiltà. Sono in gioco il nostro futuro e il destino che attende, in questo secolo, centinaia di milioni di donne e uomini che credono nella democrazia, non perdono speranza nella libertà e desiderano la pace”.