La rivelazione del Financial Times

Se la Russia chiede armi alla Cina

La richiesta arriva alla vigilia dell'incontro di oggi, a Roma, tra il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jack Sullivan, e l'ex capo della diplomazia cinese Yang Jiechi

Se la Russia chiede armi alla Cina
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Un carro armato russo distrutto a Irpin, Ucraina

“La Russia ha chiesto aiuto militare alla Cina per la guerra in Ucraina”, a rivelarlo è il Financial Times. La notizia è talmente clamorosa da non lasciare indifferenti e pone alcune domande. 

La prima è se siamo di fronte a una notizia credibile o siamo, come altre volte, nel campo della propaganda, dal momento che la testata americana cita come fonti dei non precisati funzionari statunitensi. 

La seconda è, dando invece credito a quanto sostenuto dal Financial Times, cosa comporti una richiesta di tal genere. Chiedere armi alla Cina dopo tre settimane di guerra vorrebbe dire che Putin ha sottovalutato l'impegno di mezzi e di armamenti necessari a sostenere lo sforzo bellico in Ucraina. Che sia solo merito della fanteria di Zelensky, munita dei micidiali lanciarazzi Javelin, è una possibile risposta. La sua artiglieria leggera, che si muove sulle gambe dei soldati e colpisce a distanza l'avanzata lenta dei carri armati russi, ha inferto molti danni. Ogni razzo, un tank russo in meno. 

 

 

Un veicolo blindato danneggiato a Brovary, Ucraina AP
Un veicolo blindato danneggiato a Brovary, Ucraina

Senza parlare della logistica. I carri armati per muoversi consumano litri e litri di gasolio, se vengono colpiti i camion cisterna che li riforniscono, i carri armati si fermano. Ma se la Russia ha già bisogno di nuove armi vuol dire che erano sballati i piani di preparazione della guerra e forse, anche per questo, nei giorni scorsi Putin ha sollevato dall'incarico alcuni dei suoi generali. Forse Mosca si aspettava davvero che i suoi soldati fossero accolti come “liberatori” nelle città ucraine, perlomeno quelle più spostate a est. 

Oppure, forse, questa richiesta alla Cina è solo una mossa politica, un modo per far prendere posizione al Dragone. Finora Pechino ha mantenuto una posizione neutrale, deprecando l'escalation della guerra scatenata da Putin, ma senza sostenere le sanzioni europee e americane. Le fonti americane citate dal Financial Times parlano di contatti avvenuti tra le due potenze, Russia e Cina. Alludono a un possibile sostegno di Xi Jinping. Se così fosse vorrebbe dire estendere automaticamente la dimensione del conflitto a livello globale. Scatenare una nuova guerra mondiale tra blocchi contrapposti.

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Tuttavia va considerato anche il momento in cui questo monito arriva. Tutto ciò accade infatti alla vigilia dell'importante incontro che si tiene oggi a Roma tra il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jack Sullivan, e l'ex capo della diplomazia cinese Yang Jiechi, che è uno dei politici più vicini al presidente Xi Jinping. 

Prima di partire da Washington, Sullivan aveva mandato un messaggio chiaro a Pechino: "Ogni mossa da parte della Cina o di altri Paesi per offrire un'ancora di salvezza alla Russia o aiutarla ad aggirare le sanzioni occidentali avrà delle conseguenze". 

La risposta del portavoce dell'ambasciata cinese a Washington, Liu Pengyu, è cauta, per adesso. Non una vera conferma, non una vera smentita: "La Cina è profondamente preoccupata e addolorata per la situazione in Ucraina. Speriamo con sincerità che la situazione si allenti e la pace torni presto". Poi Liu ha precisato: “Di non averne mai sentito parlare” della richiesta fatta dalla Russia e che la priorità della Cina è di: "Impedire che la situazione di tensione in Ucraina possa sfuggire dal controllo". 

La rivelazione del Financial Times ha dunque molteplici letture e oggi, forse, avremo una delle possibili risposte, quella che ci interessa e preoccupa di più: sapere da che parte sta la Cina.