Incontro a Roma tra diplomatico Usa Jack Sullivan e il cinese Yang Jiechi

Guerra in Ucraina, gli Usa alla Cina: "Qualsiasi supporto a Mosca avrà conseguenze"

Il portavoce del dipartimento di Stato Usa Ned Price: "Sostenere la Russia sull'invasione dell'Ucraina avrebbe implicazioni per le relazioni della Cina in tutto il mondo, con gli Stati Uniti e suoi alleati in Europa e nella regione indo-pacifica"

Guerra in Ucraina, gli Usa alla Cina: "Qualsiasi supporto a Mosca avrà conseguenze"
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Hotel Cavalieri Waldfor Astoria, incontro Jake Sullivan e Yang Jiech a Roma

"Lo scopo dell'incontro era esprimere in modo molto chiaro a Pechino le nostre preoccupazioni rispetto a un suo coinvolgimento" nella guerra in Ucraina e ribadire alla Cina "che qualsiasi tipo di supporto a Mosca - militare o economico - comporterà delle implicazioni". Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Usa Ned Price a proposito dell'incontro di ieri a Roma tra il responsabile per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, e l'alto rappresentante cinese Yang Jiechi. “Sostenere la Russia sull'invasione dell'Ucraina avrebbe implicazioni per le relazioni della Cina in tutto il mondo, con gli Stati Uniti e i suoi alleati in Europa e nella regione indo-pacifica”, ha affermato Price. "Non entrerò più nei dettagli, lo farà la Casa Bianca più tardi", ha precisato. 

La Casa Bianca in una nota ha comunicato che i due diplomatici "hanno avuto una discussione sostanziale sulla guerra della Russia contro l'Ucraina". Sullivan e Yang hanno sottolineato anche “l'importanza di mantenere aperte linee di comunicazione” nel corso di questa crisi.

L'incontro romano è durato circa otto ore, inclusa una pausa in cui la delegazione cinese ha lasciato l'albergo. Al centro dell'incontro la crisi in Ucraina. Al termine dell'incontro non c'è stato nessun punto stampa, le due delegazioni hanno lasciato l'hotel mentre un folto gruppo di giornalisti italiani e stranieri li ha attesi a lungo davanti all'albergo. Questa mattina, alle 8.30, è previsto a Palazzo Chigi l'incontro tra Sullivan e Luigi Mattiolo, il consigliere diplomatico del presidente del Consiglio, Mario Draghi.

L'incontro si è svolto dopo diciannove giorni dall'attacco delle forze armate di Mosca. Ieri era trapelata la notizia di un sostegno militare di Pechino alla Russia, notizia smentita sia dalla Cina che dal Cremlino. Ma confermata dal Financial Times che l'aveva anticipata: gli Usa hanno riferito agli alleati che la Cina ha dato la sua disponibilità a fornire assistenza militare alla Russia, ha scritto il quotidiano finanziario.

Alla vigilia dell'incontro con il rappresentante cinese, Sullivan aveva detto molto chiaramente che qualora Pechino offrisse un'ancora di salvezza alla Russia subirà gravi conseguenze. La posizione del colosso asiatico per gli Stati Uniti resta comunque fondamentale: intento di Sullivan è quello di aprire un canale con la Cina per "una forte risposta internazionale e per delineare una strategia di sicurezza globale". Al centro del colloquio anche il peso delle sanzioni, che la Cina ha criticato duramente e che gli Usa intendono incrementare, mettendo in guardia chiunque aiuti Putin a evitarle.

Sull'argomento delle armi che Pechino fornirebbe alla Russia, la Cina ha accusato gli Stati Uniti di "disinformazione" . Secondo il ministero degli Esteri di Pechino, riporta il Global Times, la "parte statunitense avrebbe diffuso disinformazione contro la Cina sulla questione ucraina con intenzioni sinistre". La diplomazia cinese ci tiene a ribadire  un suo "ruolo costruttivo" per "promuovere colloqui di pace".  

Tuttavia, gli Stati Uniti sono "profondamente preoccupati" per la posizione della Cina di "allineamento con la Russia" di fronte alla guerra in Ucraina, Lo ha affermato un alto funzionario della Casa Bianca. La discussione di oggi a Roma tra Jake Sullivan e Yang Jiechi è durata sette ore ed è stata "intensa" e "molto schietta", ha aggiunto il funzionario.

Wang: Pechino non è schierata nel conflitto

Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha chiarito, in una telefonata con l'omologo spagnolo José Manuel Albares, che Pechino non è schierata nel conflitto in Ucraina. "La Cina non è un partecipante della crisi", ha detto Wang, secondo quanto riferito dall'agenzia statale cinese Xinhua, "alcune forze hanno continuato a gettare fango sulla Cina a proposito della questione ucraina e hanno inventato ogni genere di disinformazione". Wang sembra riferirsi in particolare all'articolo del 'Financial Times' secondo il quale la Cina sarebbe pronta a fornire assistenza militare alla Russia.

Pechino, ha ribadito il direttore della Commissione Affari Esteri del Partito Comunista Cinese, Yang Jiechi, è per la "massima moderazione" da parte di tutti nella crisi in Ucraina: vuole proteggere i civili ed evitare una crisi umanitaria su larga scala, ma per affrontare la crisi, ha avvertito l'alto diplomatico cinese, occorre andare all'origine del problema e "rispondere alle legittime preoccupazioni di tutte le parti", con un implicito richiamo alle preoccupazioni manifestate da Mosca per l'allargamento a est della Nato. 

Jack Sullivan Alex Wong/Getty Images
Jack Sullivan

Un profilo dei due negoziatori

Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza statunitense è considerato una stella nascente del panorama politico democratico: è stato definito da Joe Biden, “una mente più unica che rara” e da Hillary Clinton, “un potenziale futuro presidente degli Stati Uniti”. Ad appena 45 anni, ha un curriculum folgorante: è stato consigliere presidenziale di Biden, Clinton e Obama, ed è diventato il 'braccio destro' dell'ex senatrice quando lei divenne segretario di Stato nel 2009 dopo aver perso la sua battaglia interna contro Obama; nel 2013, è salito nei vertici dell'establishment democratico divenendo consigliere per la sicurezza nazionale dell'allora vicepresidente Joe Biden e uno degli uomini di maggiore fiducia nel suo entourage. 

È il suo 'alter ego', con la missione quotidiana di gestire un tentacolare apparato di sicurezza. Una figura che è stata appena un po' offuscata dalla caotica uscita dall'Afghanistan, quella che il senatore Mitt Romney, "un disastro straordinario dall'inizio alla fine". Giovane funzionario, Sullivan è stato uno dei capisaldi nei negoziati che portarono, nel 2015, all'accordo che gli Stati Uniti e le altre cinque potenze mondiali firmarono con l'Iran nel 2015, quando al regime degli ayatollah venne offerta la revoca delle sanzioni economiche in cambio dello stop alle sue attività nucleari, per allentare le minacce alla pace mondiale. Con la Cina sembra avere una posizione più intransigente e ha già incontrato Yang: l'ultima volta faccia a faccia, risale a ottobre, in un incontro di sei ore in Svizzera che ha aperto la strada all'incontro virtuale Biden-Xi a novembre.

 

 Yang Jiechi ETIENNE OLIVEAU/AFP via Getty Images
Yang Jiechi

Una carriera al ministero degli Esteri, e oggi a capo della Commissione Affari Esteri del Partito Comunista Cinese, Yang Jiechi, 71 anni, nativo di Shanghai, è il diplomatico di più alto livello della Cina. Dal 2017, Yang è uno dei 25 membri del Politburo, l'Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista, di cui fa parte lo stesso segretario generale del partito, Xi Jinping. Yang è in una posizione più alta di quella del ministro degli Esteri, Wang Yi, anch'egli, come Yang, consigliere di Stato. Il suo ruolo di mediatore nei difficili rapporti con gli Stati Uniti è venuto a galla in più occasioni, e soprattutto nell'ultimo anno, quando ha partecipato direttamente ai colloqui con le sue controparti Usa. Yang è un veterano dei rapporti con gli Stati Uniti, fin dai primi passi delle relazioni bilaterali. 

Negli anni Ottanta era tra i funzionari dell'Ambasciata cinese negli Usa, aperta ufficialmente nel 1979, con l'instaurazione di relazioni diplomatiche tra Pechino e Washington, e poi ancora negli anni Novanta, quando è stato vice ambasciatore cinese a Washington. Yang è anche stato interprete per Deng Xiaoping: una foto lo ritrae durante un incontro tra Deng e l'allora presidente Usa, George H.W. Bush, a febbraio del 1989, solo poche settimane dopo l'insediamento di Bush senior alla Casa Bianca. A Pechino, ha scalato le posizioni nel ministero degli Esteri fino a diventarne ministro, nel 2007, carica che ha mantenuto fino al 2013.