L'ultimo frutto delle "trattative", al netto dei comunicati stampa russi ed ucraini che si svolgono parallelamente al tavolo giunto alla sua quarta seduta, lo lancia il Cremlino, a bocca del portavoce, Dmitry Peskov, annunciando un "compromesso possibile sull'Ucraina neutrale, che dovrebbe seguire il modello svedese o austriaco", che secondo il ministro degli esteri russo Lavrov, è considerata seriamente al tavolo dei negoziati. Una ipotesi però respinta - pubblicamente, ma non si ha modo di decifrare se fa parte di una strategia comunicativa e negoziale - dal consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyakha. Ma cosa significa “neutralità alla svedese” o austriaca?
La Svezia
Il paese ha una cosiddetta "neutralità smilitarizzata", con un proprio esercito. E' nell'Unione Europea ma non è sotto l'ombrello militare dell'Alleanza atlantica, la Nato. Basa la sua politica di neutralità di lunga data sulla tradizione e non su di un trattato internazionale. Proclamata sin dai tempi di re Gustavo XIV, nel lontano 1834. Durante la seconda guerra mondiale, nel 1941, Stoccolma permise alle forze tedesche di transitare attraverso il suo territorio fino al fronte finlandese ed allo stesso tempo protesse i profughi dal nazismo. E con la fine del conflitto decise di mantenere il suo status neutrale.

L'Austria
Vincolata alla neutralità dal Trattato di Stato austriaco del 1955 ed anche dalla sua Costituzione, che "vieta l'ingresso in alleanze militari e la creazione di basi militari straniere sul territorio". In piena guerra fredda inoltre, nel 1955, l'Unione Sovietica - memorandum di Mosca - chiese la neutralità dell'Austria sul modello della Svizzera, e le quattro potenze alleate firmatarie (Usa, Urss, Francia e Regno Unito) si impegnarono a "rispettare l'integrità e l'inviolabilità del territorio austriaco".
In realtà la neutralità, come dichiarato dal premier Zelensky stesso, è "già presente nella costituzione ucraina", ma si fa strada un modello considerato da diversi analisti come un compromesso possibile da un lato per compensare gli obiettivi di Putin - uno stato "cuscinetto" tra la Russia ed i paesi Ue che hanno aderito alla Nato - e le aspirazioni ucraine di far cessare il conflitto e mantenere la sovranità nazionale sul proprio paese.
I riflettori sul “piano di pace in 15 punti ”
Il Financial Times ha pubblicato una bozza di 15 punti, che secondo il prestigioso quotidiano finanziario sarebbe quella sulla quale si sta lavorando, in segreto ma concretamente, nei negoziati russo-ucraini. Si tratta di un documento incentrato su 15 punti di mediazione. La bozza prevede fondamentalmente la rinuncia da parte dell'Ucraina alla Nato - opzione questa già ventilata per la prima volta ieri dal capo del governo ucraino - e la promessa di "non ospitare basi militari straniere o armi, in cambio di protezione da alleati quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia".

L'Ucraina manterrebbe le sue forze armate, e verrebbero coinvolti nel garantire la sua sicurezza altri paesi europei: "Proponiamo un modello ucraino di garanzie di sicurezza - così il consigliere del presidente e negoziatore, Mykhailo Podolyakha - che implica la partecipazione immediata e legalmente verificata, di un certo numero di paesi garanti al conflitto dalla parte dell'Ucraina, se qualcuno invade nuovamente la sua integrità territoriale", ha aggiunto.

Il principale punto critico tuttavia rimane la richiesta della Russia che l'Ucraina riconosca l'annessione della Crimea avvenuta nel 2014, e l'indipendenza delle due repubbliche separatiste del Donbass.