Un’esperienza che dovrebbe avvicinare gli studenti liceali al mondo del lavoro. La metodologia didattica che permette di affiancare alla formazione scolastica, prettamente teorica, un periodo di esperienza pratica presso un ente pubblico o privato.
L’Alternanza scuola-lavoro, il cosiddetto Pcto, durante e dopo la fine della didattica a distanza, per la maggior parte degli studenti italiani si è trasformata in una ennesima attività formativa da svolgere in Smart working collegati a un computer dalla propria stanza. E così l’apprezzamento dei ragazzi verso questa esperienza è notevolmente diminuito.
L'indagine di Skuola.net
A svolgere un’indagine sul tasso di gradimento del Pcto è Skuola.net che, in vista di un ritorno al normale svolgimento in presenza dell’attività, ha chiesto agli studenti di elencare quali sono le condizioni ideali perché l’Alternanza sia un’esperienza soddisfacente. Il sondaggio ha coinvolto un campione di 2.500 studenti dell’ultimo triennio delle superiori – intervistati poco prima che cadessero le restrizioni che, ricordiamo, hanno portato a una netta riduzione di coloro che hanno potuto seguire un progetto di Alternanza.
Solo il 63% degli intervistati ha potuto svolgere un’attività che, sulla carta, dovrebbe essere curricolare negli anni conclusivi del ciclo scolastico. Quasi scomparso il contatto con aziende e uffici: il 56% degli alternanti si è dovuto accontentare esclusivamente di corsi teorico pratici, mentre il 24% ha sperimentato giusto un po’ di pratica aziendale, associandola a delle simulazioni.
Il livello di gradimento medio è stato decisamente scarso: appena il 37% ha giudicato positivamente il Percorso svolto durante la pandemia. Ma qualcuno che ha apprezzato comunque c’è stato. Ed è grazie a loro che l’indagine è riuscita a individuare gli “ingredienti” che rendono davvero costruttivo un PCTO. Almeno secondo l’esperienza degli studenti intervistati.
Il primo dato che emerge dal monitoraggio è che i surrogati delle esperienze “on the job”, non funzionano. Ma se ci concentriamo su quello sparuto 20% che ha svolto uno o più progetti di alternanza esclusivamente nell’ambito di realtà lavorative (sia pubbliche che private), il gradimento praticamente raddoppia rispetto al dato medio, arrivando al 66%.
L’alternanza è meglio in presenza che in smart working
Svolgere un Pcto con una realtà lavorativa non è però di per sé una garanzia di successo. Infatti, anche qui il gradimento è direttamente correlato alla modalità di interazione: massimo tra chi lo ha svolto totalmente in presenza, discreto tra chi lo ha alternato con la distanza, pessimo tra chi ha svolto totalmente a distanza. Fortunatamente l’alternanza in smart working totale è stata poco praticata, restando confinata al 22% dei casi.
Una volta introdotti in azienda, gli studenti vogliono essere coinvolti nelle attività principali, con spiegazioni di carattere teorico-pratico da parte del team di lavoro. Il 67% - di chi è stato coinvolto attivamente nelle mansioni più importanti del processo lavorativo, ha mostrato soddisfazione per l’esperienza svolta. Tra chi ha avuto solamente un’infarinatura teorica, diminuiscono coloro che sono stati contenti dell’esperienza: sono solo il 18%. Ancora minore è il numero dei “soddisfatti” tra chi ha svolto compiti marginali (9%) e tra chi è stato messo a guardare (6%).
L’importanza di un buon tutor
Altra prerogativa essenziale del buon PCTO è l'affiancamento da parte di un tutor aziendale, teoricamente obbligatorio ma che nei fatti non sempre si concretizza. La figura di supporto durante l'ex Alternanza scuola-lavoro, però, appare fondamentale. I dati di Skuola.net mostrano che solo il 45% ha avuto la possibilità di un tutor che lo “tenesse per mano” tutto il tempo necessario, mentre il 25% è stato seguito solo in parte. Addirittura il 30% non l’ha mai visto. Chi ha giudicato positivamente il tirocinio svolto, in quasi 6 casi su 10 appartiene proprio al primo gruppo di studenti, che ha avuto un tutor che si è mostrato disponibile in ogni momento della permanenza nel luogo di lavoro. Ovviamente man mano che si riduce il livello di cura da parte del tutor, crolla la probabilità di essere soddisfatti dell’esperienza di PCTO.
Altro passaggio chiave è quello che porta ad avere un’adeguata formazione prima di mettere eventualmente mano alle mansioni pratiche: complessivamente è stato fatto con un buon 72% degli studenti. Anche qui la coorte degli studenti soddisfatti dai PCTO è composta soprattutto da coloro che hanno ricevuto una formazione soddisfacente prima di iniziare a cimentarsi con attività pratiche.
Fondamentale la coerenza con studi e interessi
Difficilmente, poi, i ragazzi si ritengono soddisfatti senza una coerenza di fondo tra tirocini e studi o inclinazioni personali. Gli studenti vanno dunque alla ricerca di PCTO che possano fornire spunti o riflessioni circa i loro interessi, anche lavorativi: per questo quasi la totalità (9 su 10) di chi ha apprezzato l’Alternanza appartiene alla fetta di studenti che ha avuto questa opportunità, almeno in parte. Di contro non sorprende che, tra gli studenti che hanno promosso i PCTO a cui hanno partecipato, solo 1 su 10 abbia preso parte a un progetto del tutto slegato dai propri interessi o dal proprio percorso di studi.
Ma ancor prima viene la sicurezza
Infine, un elemento che appare cruciale è il fattore sicurezza: per gli studenti è fondamentale non sentirsi a rischio sul luogo in cui svolgono l’Alternanza. Un tema, questo, molto “caldo” anche a causa dei recenti fatti di cronaca - come ad esempio la morte ravvicinata di ben due studenti che stavano svolgendo tirocini formativi, seppur in contesti non assimilabili ai PCTO - e per l’ondata di proteste che hanno generato. Se l’80%, tra chi ha svolto attività “pratiche” in presenza, afferma di essersi sentito sempre al sicuro durante le attività, il 20% al contrario si è trovato in situazioni in cui ha temuto di essere in pericolo. E’ forse dire l’ovvio, ma di nuovo l’analisi della coorte degli studenti soddisfatti dei propri PCTO non mente: l’86% di loro affermano anche di essersi sentiti al sicuro nell’ambiente lavorativo che li ha accolti.
