A Belgorod

L'attacco ucraino con 2 elicotteri in territorio russo è così clamoroso che suscita molti dubbi

I debunker che seguono la guerra ipotizzano che possa essersi trattato di un caso di "false flag", operazione organizzata dall'esercito russo sotto mentite spoglie. Intanto l'Ucraina non rivendica l'azione e Putin tace

È notte, si intravedono le prime timide luci dell’alba, ma quel bagliore rosato in lontananza potrebbe essere dovuto al bombardamento di due elicotteri che sorvolano la zona di Belgorod, Russia, sganciando degli ordigni esplosivi. Si trovano ad appena 40 km dal confine con l’Ucraina.  


Sono le immagini pubblicate poche ore fa su vk, social media russo: diverse riprese da diverse angolazioni che mostrano l’azione contro alcuni depositi di petrolio russo da parte di quelli che sembrano essere dei Mi 24 ucraini. Sono video che stanno rimbalzando in rete, sui social, su profili di giornali, analisti e gente comune e che, se fossero vere, assumerebbero il valore di un qualcosa di epocale: mai, dalla Seconda Guerra Mondiale, era stato sferrato un attacco diretto contro i russi colpendo il loro territorio. Mai, fino ad oggi. Forse.


Ma è stato davvero l’esercito ucraino a sorvolare per oltre 20 km il territorio russo e a sganciare quelle bombe su uno spazio nevralgico oppure si tratta di una operazione di “false flag”, termine con cui si indica l’attribuzione all’esercito avversario di un attacco compiuto da chi si fa passare per vittima dello stesso. Tradotto: l’esercito russo potrebbe aver bombardato se stesso per poi dare la colpa a quello ucraino? Una controinformazione manipolata alla ricerca di consenso globale?


La domanda, ai tempi di un conflitto dove l’informazione è fondamentale per decidere le mosse politiche e su terra, non è di poco conto. 
Su Internet è frenetica l’attività dei debunker che cercano di trovare conferme sia alla totale credibilità dei filmati, sia alla effettiva attribuzione degli elicotteri che si vedono in azione. Perché bisogna innanzi tutto capire se le linee bianche che si intravedono sulla coda dell’elicottero, e che vengono utilizzate per identificare i mezzi ucraini, non siano anch’esse uno stratagemma per rendere l’operazione di false flag più realistica. 


Su Twitter intanto c’è chi scrive che non si tratta di un Mi 24 ucraino ma di un Ka-52 russo, che l’esercito di Zelensky non possiede.  “Una provocazione di Putin”, affermano. Ma in troppi rispondono che le famose linee bianche sulla coda sono “chiaramente visibili”: esercito ucraino senza ombra di dubbio. E subito la controrisposta: “Perché Putin sta fermo e tace?”.
E – ci si interroga – se si fosse trattata di una operazione ucraina perché le forze armate di Zelensky non hanno rivendicato l’attacco? E come è possibile che due elicotteri abbiano potuto sorvolare la zona per tutti quei chilometri senza essere abbattuti? 


Le uniche comunicazioni ufficiali arrivano dall’agenzia russa Tass e parlano di almeno otto serbatoi di petrolio incendiati con fiamme tenute a bada da almeno 170 vigili del fuoco coadiuvati da 50 mezzi per spegnere il rogo, che viene descritto di notevoli dimensioni. Null’altro. 


La guerra dei social con le armi del debunking sarà in grado di stabilire la verità? E con quali conseguenze? Troppe domande, troppo poche le risposte.