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In Donbass una nuova fase della guerra: ecco cosa cambierà

La Russia conta su un terreno più favorevole, su rifornimenti più facili, sul sostegno di parte della popolazione. L'Ucraina cerca armi migliori

In Donbass una nuova fase della guerra: ecco cosa cambierà
(Photo by Anatolii STEPANOV / AFP
Soldati ucraini preparano un lanciarazzi Grad vicino alla linea di fronte a Lugansk, nel Donbass

La Russia punta a conquistare la metà del Donbass che non fa parte delle due repubbliche separatiste di Donetsk e Lubiansk che ha riconosciuto il 22 febbraio e quella per questi territori si annuncia come la più grande delle battaglie dall'inizio dell'invasione

La televisione russa ha mostrato carri armati e unità di artiglieria russe, sia quelle ritirate dalle zone attorno alla capitale sia altre finora non dispiegate, che convergono a nord della città di Izyum, dove si combatte da giorni e Mosca conta di sfondare grazie ai nuovi rinforzi, in direzione di Slomviansk e di Kramatorsk, la città dove venerdì è stata colpita la stazione ferroviaria uccidendo oltre cinquanta civili in fuga.

Kiev cerca di mantenere alta l'allerta parlando a più riprese di offensiva imminente o già iniziata. In realtà non si può escludere che Mosca necessiti di più tempo, anche di qualche settimana, per riorganizzare le proprie forze dopo le perdite subite in queste sei settimane: "Abbiamo evidenze che alcune unità siano state letteralmente sradicate", dice un funzionario esperto del Pentagono citato dal Wall Street Journal, segnalando inoltre che Mosca starebbe cercando di mobilitare sessantamila riservisti per colmare la mancanza di uomini.

I presupposti sono molto diversi da quelli della tentata avanzata verso Kiev delle settimane scorse. La Russia controlla lo spazio aereo, può contare sul sostegno di almeno una parte della popolazione filo-russa (quattro sindaci hanno già cambiato schieramento), su una catena di riferimento molto più corta e su un unico generale a capo tutte le operazioni. Infine può concentrare le proprie forze su pochi fronti: oltre al Donbass si combatte a Mariupol, dove sono rimaste solo alcune centinaia di combattenti ucraini a difendere gli ultimi quartieri non ancora caduti in mano russa, e nelle periferie settentrionali di Kherson, unico capoluogo di regione caduto finora in mani russe nonché ultima testa di ponte a ovest del fiume Dnepr, dove si è arrestata l'avanzata verso Odessa con cui Mosca mirava a precludere ogni accesso al mare agli ucraini.

Intanto, Mosca sta colpendo infrastrutture come ferrovie e aeroporti, al fine di mettere in difficoltà le forze ucraine che stanno anch'esse spostandosi a est e che in queste settimane hanno dato le prove migliori nella difesa dei centri urbani. Ora invece dovranno confrontarsi con un terreno pianeggiato, arido e poco urbanizzato, dove la superiorità tecnologica russa avrà il suo peso.

Le armi che cerca Kiev

Si prospettano dunque combattimenti di tipo più tradizionale, simili a quelli della Seconda guerra mondiale, con due eserciti che si contrappongono in campo aperto, mentre finora abbiamo visto agire soprattutto piccole unita in attacchi mirati. Per questo Kiev chiede insistentemente nuove armi: la 'lista dei desideri' l'ha fatta nei giorni scorsi il ministro della Difesa Oleksii Reznikov e comprende "sistemi di difesa aerea, armi a lungo raggio, lanciarazzi, artiglieria pesante, per tenere i russi a distanza e non farli arrivare alle nostre città" e ancora "carri armati per rompere le difese degli occupanti e liberare le zone invase",  "missili antinave" e infine "droni di ricognizione e attacco".

"Inoltre, c'è una questione molto importante - ha aggiunto Renzikov - finora abbiamo cercato armi di fabbricazione sovietica, perché sappiamo già co me usarle e possiamo impiegarle sul campo immediatamente. Ma sono una risorsa scarsa, sono spesso in cattive condizioni, avendo 30-40 anni di età. Non ci sono abbastanza munizioni. Allo state delle cose, le armi sovietiche che abbiamo ricevuto ci possono rafforzare solo per un breve periodo. Ora l'Ucraina ha bisogno di avere le stesse armi di cui dispongono i paesi Nato", di cui c'è "sufficiente disponibilità" e non c'è "scarsità di munizioni", in confronto ai sistemi made in Urss: "Non sarebbe una soluzione di breve periodo, ma strutturale". L'Ucraina "ha vinto il primo round della guerra, quando venivano combattute battaglie di contatto con fanteria e veicoli corazzati. Ma ora la guerra entra in una fase di competizione per le risorse, quelle russe sono quasi illimitate a confronto delle nostre. Per vincere questa guerra, ci serve un supporto diverso da quello avuto finora", ha aggiunto.

L'appello non sembra essere rimasto del tutto inascoltato. Se per ora gli Stati Uniti continueranno a fornire armi leggere come quelle inviate finora, il Regno Unito ha invece promesso 120 veicoli blindati, nuovi sistemi antinave, missili contraerei a basso raggio, 800 missili anticarro e munizioni ad alta tecnologia. Solo la Repubblica Ceca a oggi invece ha fornito carri armati (i T72Ms sovietici), mentre la Slovacchia ha ceduto i suoi vecchi sistemi contraerei S-300 dopo aver ricevuto i Patriot da Washington.

Dopo il Donbass

Funzionari ucraini citati ancora dal Wall Street Journal affermano che le mire russe andrebbero tutt'ora molto oltre la conquista del Donbass: Putin conterebbe di indebolire le forze armate ucraine sul terreno a lui più favorevole per poi tornare ad attaccare il resto del paese, compresa Kiev.

 Aleksandr Sladkov, commentatore militare della televisione di stato russa, ha scritto in un post sui social media che Mariupol servirà da un esempio al resto dell'Ucraina: “Se le città non si arrendono, vengono rase al suolo - ha scritto - le città dell'Ucraina centrale e occidentale faranno la stessa fine se decideranno di resistere”.