Medio Oriente

Cisgiordania, palestinese uccisa a un posto di blocco vicino a Betlemme

La donna disarmata avrebbe assunto un comportamento minaccioso davanti ai militari che le hanno sparato: è morta in ospedale. Continua la scia di sangue in Terra Santa durante il mese di Ramadan

Cisgiordania, palestinese uccisa a un posto di blocco vicino a Betlemme
Ansa/Foto archivio
Cisgiordania

Una donna palestinese di circa 40 anni, Ghad al-Sabbatin, è stata colpita a morte oggi dal fuoco di militari israeliani ad un posto di blocco all'ingresso del villaggio di Hussan, presso Betlemme. Lo riferisce l'agenzia di stampa Wafa, che cita il ministero della sanità palestinese. 

Il ministero ha precisato che la donna era disarmata. Secondo il portavoce militare israeliano, Ghad al-Sabbatin si era prima avvicinata ai soldati in modo minaccioso e poi aveva ignorato i loro spari di avvertimento in aria. ''Di conseguenza le hanno sparato alla parte inferiore del corpo'', ha detto il portavoce secondo cui è stata avviata un'indagine. E' morta poi in ospedale a casua delle ferite riportate.

Continua la lunga scia di sangue che affligge il Paese nelle ultime tre settimane da quando è cominciato il mese sacro del Ramadan. Le proteste e gli scontri a Gerusalemme durante il Ramadan lo scorso anno hanno contribuito a innescare una guerra di 11 giorni tra Israele e il gruppo militante di Hamas.

La scorsa settimana, un palestinese in Cisgiordania aveva aperto il fuoco sulla folla nella città ebraica ultra-ortodossa di Bnei Brak, vicino a Tel Aviv, uccidendo cinque persone, tra cui due ucraini e un poliziotto arabo israeliano. "Una pace durevole e comprensiva è la via più breve per la sicurezza e la stabilità", ha detto il presidente palestinese Abu Mazen condannando il fatto. 

Pochi giorni prima, due agenti di polizia, tra cui un giovane franco-israeliano, erano stati uccisi ad Hadera in una sparatoria rivendicata dall'Isis. Le forze israeliane hanno poi ucciso tre sospetti terroristi vicino alla città di Jenin, sempre in Cisgiordania. Il 22 marzo, a Beersheva, città nel deserto del Negev meridionale, quattro israeliani hanno perso la vita in un attacco perpetrato da un insegnante condannato nel 2016 a quattro anni di carcere per aver pianificato di recarsi in Siria per combattere per Isis. I movimenti islamisti palestinesi di Hamas e della Jihad islamica avevano subito elogiato l'attacco.  

Tutto questo mentre il premier israeliano Naftali Bennet ha appena perso la maggioranza alla Knesset, il parlamento monocamerale israeliano, passando da 61 a 60 seggi su 120.