Uno Stato unitario diviso in due entità federali

La Bosnia Erzegovina oggi per alcuni "è un'illusione"

La Federazione croato-musulmana detiene il 51% del territorio bosniaco, e la Repubblica Srpska il 49%. Alla Presidenza collegiale del Paese siedono i rappresentanti dei popoli costitutivi: un serbo, un croato e un bosniaco

La Bosnia Erzegovina oggi per alcuni "è un'illusione"
MICHEL GANGNE/AFP via Getty Images
Il presidente serbo Slobodan Milosevic, il presidente bosniaco Alija Izetbegovic (C) e il presidente croato Franjo Tudjman firmano l'accordo di pace di Dayton sulla Bosnia, 14 dicembre 1995

Sono passati trent’anni dall’inizio di quella guerra che sconvolse l’Europa e le fece capire quanto fragile fossero ancora le democrazie uscite dalla Seconda Guerra Mondiale.

La Bosnia-Erzegovina di oggi deriva profondamente dalle decisioni prese a Dayton: è uno stato unitario diviso in due entità federali: la Federazione croato-musulmana che detiene il 51% del territorio bosniaco, e la Repubblica Srpska (49%). Alla Presidenza collegiale del Paese siedono i rappresentanti dei popoli costitutivi: un serbo, un croato e un bosniaco che a turno, ogni otto mesi, si alternano nella carica di presidente. 

Ogni entità ha un suo parlamento indipendente. 

Il 10 dicembre 2021, l’Assemblea nazionale della Republika Srpska (RS) ha adottato la risoluzione che predispone il trasferimento delle competenze statali al livello d’Entità nel campo della tassazione indiretta, della giustizia, della difesa e della sicurezza. Un provvedimento che mette in pericolo l’unità della debole Repubblica bosniaca.

Il 9 gennaio 2022, giorno della commemorazione per i serbo-bosniaci della nascita politica della Republika Srpska, Milorad Dodik, membro della presidenza, ha affermato che “la storia della Bosnia-Erzegovina civile è un’illusione che vogliono imporci e spingere il popolo serbo nelle minoranze civiche”. 

A Dodik ha riposto l’Alto rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell: “La retorica nazionalista sta aumentando, è a rischio l’integrità del Paese”.

Paolo Di Giannantonio, inviato Rai, che ha seguito sin dall'inizio il conflitto, racconta il ritorno in Bosnia diversi anni dopo la fine della guerra.