La guerra per l'"oro nero"

Come pagare il gas? Eni: "Non abbiamo aperto conto in rubli"

Gattei (Eni): "Stiamo continuando a esaminare la situazione in stretto legame con le autorità europee e con il governo italiano"

Come pagare il gas? Eni: "Non abbiamo aperto conto in rubli"
Ansa
Gazprom ENi

La guerra in Ucraina è anche una guerra per il gas. La Russia è esportatore principale del cosìdetto “oro nero” in Europa. Solo qualche giorno fa, è stato il presidente della Duma a dichiarare di aver interrotto le forniture verso la Polonia e la Bulgaria. La motivazione, secondo quanto detto dallo stesso Cremlino, è una “ritorsione come conseguenza alle sanzioni occidentali” alla Russia, considerata dagli alleati responsabile di aver aggredito un paese sovrano come l'Ucraina il 24 febbraio scorso.

La Polonia in particolare è stato uno dei primi paesi “confinanti” a pagarne le conseguenze anche a causa di vecchi contrasti con il Cremlino, e si è detta subito autonoma grazie all'acquisto di gas liquido americano e dal Quatar. Lo ha detto la ministra polacca al clima e all'ambiente, Anna Moskwa ai microfoni di Rainews24.

Mosca ha chiesto all'Europa di pagare il gas direttamente in rubli e non più in dollari o euro. Condizione che per il paese ex-sovietico potrebbe essere determinante ad alleggerire il default economico a cui sarebbe inevitabilmente destinato. L'Unione Europea, per bocca della presidente Von der Leyen, pur avendo estremamente bisogno del gas russo, ha parlato di "ricatto", dicendosi totalmente contraria al pagamento in rubli. Risultato: la diplomazia arranca nel negoziato di pace e nonostante gli sforzi del segretario della Nato Guterres sul campo, non riesce a fare passi avanti a favore di un cessate il fuoco o di corridoi umanitari necessari a salvare centinaia di civili assediati nell'area calda di Mariupol.

Non ci sono conferme, ma indiscrezioni provenienti dai mercati hanno fatto trapelare la notizia che alcuni paesi europei hanno effettuato pagamenti in rubli a costo di ottenere il gas dalla Russia. E' stata l'Austria invece a chiarire per prima la sua fedeltà all'euro.

E anche l'italiana Eni dice: "Non abbiamo aperto un conto in rubli" per pagare le forniture di gas russo. Francesco Gattei, Chief financial officer Eni, lo dice rispondendo alle domande degli analisti nel corso della conference call sui risultati del I trimestre. Rispetto alle forniture di gas dalla Russia "per quel che riguarda i meccanismi di pagamento noi stiamo chiaramente continuando a esaminare la situazione in stretto legame con le autorità europee e con il governo italiano", spiega Gattei, "pagheremo rispettando i contratti e le sanzioni" e per quel che riguarda i contratti "la valuta è l'euro".

Era stato lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi a dire che il pagamento in rubli richiesto dai russi è una violazione del contratto sul gas. Una determinazione che secondo il Copasir, potrebbe anzi favorire la produzione interna del metano tanto agognata e mai realizzata.