La guerra nei Balcani

Sarajevo 1992, inizia l'assedio. Ennio Remondino: "La guerra è brutalità, è bugia"

Lo storico inviato Rai ripercorre l'inizio della guerra e le sue motivazioni

Sarajevo 1992, inizia l'assedio. Ennio Remondino: "La guerra è brutalità, è bugia"
ODD ANDERSEN/AFP via Getty Images
Case bombardate a Memici 14 marzo 1996

Con la dissoluzione della Jugoslavia si identificano diversi eventi che nei nell’arco degli ultimi 10 anni del secolo scorso hanno portato alla fine della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e alla nascita di Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Slovenia e Macedonia del Nord.

Ennio Remondino, inviato Rai nei Balcani, fa il punto sui perché di quella guerra

Una dissoluzione che ha provocato una guerra, la prima dal 1945 in Europa, e l’assedio, il più lungo della storia moderna, della città di Sarajevo con una stima di vittime superiore alle 12mila e oltre 50mila feriti, l’85 per cento dei quali civili. Solo alla fine del 1995, con la firma degli Accordi di Dayton, si arrivò ad una soluzione. Il bilancio complessivo della guerra di Bosnia, durata tre anni e mezzo, fu di 100mila morti e 2 milioni di profughi. "Passerà presto", dicevamo tutti. "Il mondo non può permettere uno scontro fratricida e una carneficina nel bel mezzo del vecchio continente”. Ieri come oggi. Nessuno ama “vedere” il peggio.

La struttura demografica della Bosnia-Erzegovina comprendeva una popolazione mista con una maggioranza di bosniaci e minoranze di serbi e croati. Dal 1991 al 1992, la situazione multietnica si infiammò. Nel 1991, Radovan Karadzic, il leader della più grande fazione serba in parlamento, il Partito democratico serbo, ammonì, in maniera diretta, il parlamento bosniaco qualora avesse deciso per l’indipendenza:

“Quello che state facendo non è buono. Questa è la strada su cui volete portare la Bosnia Erzegovina, la stessa autostrada dell'inferno e della morte che la Slovenia e la Croazia hanno proseguito. Non pensate che porterete la Bosnia Erzegovina all'inferno e che il popolo musulmano sia in pericolo di estinzione. Perché il popolo musulmano non può difendersi se c'è una guerra qui”. (Radovan Karadzic 14 ottobre 1991)

Radovan Karadzic, leader dei serbi in Bosnia MICHAEL KOOREN/AFP via Getty Images
Radovan Karadzic, leader dei serbi in Bosnia

La guerra in Bosnia-Erzegovina ha una data ufficiale di inizio: il 6 aprile 1992. Ma già il 5 aprile dei cecchini, serbi, dall'Hotel Holiday Inn, prendono di mira i manifestanti che cercano di arrivare al Municipio. Secondo altri tutto nasce tra il 29 febbraio e il primo marzo quando si tiene un referendum sull'indipendenza promosso dal governo bosniaco. Secondo la Corte Costituzionale federale del governo serbo-bosniaco il referendum era contrario alla costituzione bosniaca e su questa base fu, in gran parte, boicottato dal Serbi bosniaci. Ma i risultati ufficiali, con un’affluenza del 63,4%, certificarono che  il 99,7% dei votanti era a favore dell'indipendenza. 

La Bosnia-Erzegovina dichiarò l'indipendenza il 3 marzo 1992 e ricevette il riconoscimento internazionale il 6 aprile 1992.

Nella stessa data, i serbi risposero dichiarando l'indipendenza della Republika Srpska e assediando Sarajevo, assedio che segnò l'inizio della guerra bosniaca.

La Repubblica di Bosnia ed Erzegovina fu successivamente ammessa come stato membro delle Nazioni Unite il 22 maggio 1992

 

All’inizio degli anni novanta la Bosnia Erzegovina era la repubblica più multietnica tra le sei che componevano la Jugoslavia. Al suo interno convivevano bosgnacchi (musulmani), serbi (ortodossi) e croati (cattolici).

Trent’anni dopo, la Bosnia Erzegovina è composta da due entità: la Federazione croato-musulmana e la Repubblica serba. Ma negli ultimi mesi i serbi hanno cominciato a creare istituzioni separate (esercito, magistratura, amministrazione fiscale), e questo ha reso più concreto il rischio di una secessione e di un nuovo conflitto