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Droni, reti neurali ed armi letali autonome: come l’Intelligenza Artificiale sta cambiando la guerra

Non siamo nella saga di Halo, eppure l’IA milita nel campo di battaglia su molti livelli. Su quello dell’intelligence, ad esempio, con sistemi simili a quelli offerti da Primer, un’azienda americana in grado di captare messaggi del nemico

Droni, reti neurali ed armi letali autonome: come l’Intelligenza Artificiale sta cambiando la guerra
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Alle 3.15am del 24 febbraio 2022, a dispetto dell’ora, Google Maps segnala un sospetto traffico nella cittadina di Belgorod, al confine occidentale russo. È così che – prima ancora che i soldati russi calpestino il suolo ucraino – l’intelligenza artificiale (IA) prevede l’inizio dell’invasione.

Non siamo nella saga di Halo, eppure l’IA milita nel campo di battaglia su molti livelli. Su quello dell’intelligence, ad esempio, con sistemi di IA simili a quelli offerti da Primer, un’azienda americana in grado di captare messaggi del nemico, pulirli dal rumore, tradurli ed estrarne informazioni cruciali tramite complesse reti neurali. Sul piano propagandistico, poi, con la generazione, divulgazione e contrasto delle fake news. È notizia di qualche settimana fa il deep fake (ovvero un video altamente credibile ma generato artificialmente) in cui Zelensky chiede ai propri soldati di arrendersi. Su quello della sicurezza, con attacchi cibernetici atti a danneggiare istituzioni nemiche o a recuperare informazioni classificate. E infine su quello operativo, per rendere più rapide le decisioni e più veloci i processi. Interessante, a questo proposito, l’adozione da parte dell’Ucraina degli algoritmi di riconoscimento facciale di Clearview AI, utili sia per individuare potenziali nemici ai checkpoint, sia per riconoscere i cadaveri.

Secondo Samuel Bendett, autore di uno studio per il Center for Naval Analyses (CNA), un’organizzazione di ricerca che supporta la Marina americana, la Russia sta sfruttando l’IA principalmente come strumento per prendere decisioni tattiche, collezionando dati (per esempio attraverso telecamere di sorveglianza e satelliti), analizzandoli e simulando potenziali scenari. Un approccio ottimizzato in Siria, dove i droni permettevano di avere una chiara comprensione delle situazioni sul campo, con enormi vantaggi competitivi sul nemico.

A tutte queste tecnologie si aggiungono le armi automatiche, capaci di accrescere la precisione e ridurre, nel contempo, i rischi per gli operatori umani. Tra queste, ricoprono un ruolo di primo piano i droni, che identificano autonomamente i target, per poi colpirli e distruggerli. I russi stanno sfruttando i Lantset, o “droni kamikaze”, che una volta identificato il bersaglio tramite geo-localizzazione e telecamere, cadono sullo stesso, detonando. Gli ucraini sfruttano i TB2, di fabbricazione turca, coadiuvati da un operatore che sceglie dove sferrare attacchi di artiglieria o rilasciare le bombe.

Mosca ha fatto dell’IA una priorità strategica. Già nel 2017, parlando ad un gruppo di studenti, Vladimir Putin notò infatti che chiunque fosse diventato leader nell’intelligenza artificiale, avrebbe dominato il mondo. Nello studio della CNA si nota come la Russia abbia sviluppato oltre 150 armi con diversi livelli di automazione, capaci di muoversi su terra, aria e acqua.

In questo processo di modernizzazione, comunque, nota Bendett, la Russia rimane ancora indietro rispetto ad altre superpotenze, come gli Stati Uniti e la Cina. L’attuale situazione, però, potrebbe cambiare, in quanto la Cina potrebbe trovare nella Russia un partner perfetto per sperimentare le proprie tecnologie, il che faciliterebbe una collaborazione militare-industriale tra le due potenze, approvvigionando Mosca coi preziosi microchip e semiconduttori, di cui ha attualmente carenza.

Intanto, nel mondo cresce la preoccupazione per l’automazione delle armi letali. Nel 2018, oltre 2.400 studiosi e imprenditori (tra cui Elon Musk di Tesla e Larry Page di Google) hanno firmato un documento in favore della creazione di “norme internazionali, regolamentazioni e leggi contro armi autonome letali”. Ma le intenzioni non sempre si allineano con i fatti. Indiscrezioni del Telegraph riportano che la società Starlink di Elon Musk sta offrendo supporto logistico ai droni ucraini.  Rimane come ultima speranza l’attività regolamentatrice delle Nazioni Unite (ONU), che hanno tentato di vietare o almeno limitare l’utilizzo di armi automatiche. Finora senza trovare ampio consenso tra gli stati membri.