Occhio alla spesa

"Così si smaschera la shrinkflation"

"Pago troppo e compro poco? Ricordiamo che il potere è nelle mani di noi consumatori". L'intervista a Antonella Borrometi di Altroconsumo

 "Così si smaschera la shrinkflation"
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Portafoglio vuoto

In tempi di crisi per consumatori e aziende torna alla ribalta la shrinkflation, ossia quel fenomeno che fa vendere allo stesso prezzo la medesima confezione di un prodotto ma con contenuto inferiore. Non è una pratica recente ma, complice l’aumento delle bollette, l’attenzione a cosa mettiamo nel carrello della spesa e a quanto lo paghiamo diventa ogni giorno più importante.

Antonella Borrometi, alimentarista di Altroconsumo, si tratta di una pratica scorretta da parte delle aziende?

Il produttore è libero di scegliere il prezzo del bene che produce e mette in vendita. La scorrettezza nasce quando mantiene la solita confezione, stessa grandezza, stesso prezzo ma con minore prodotto all’interno. A volte basta poco: una porzione di cracker in meno. Biscotti con la solita confezione da 300 grammi a cui siamo abituati e all’interno 280 grammi con il prezzo di prima. 

Ricordo una indagine di qualche anno fa su alcune patatine in tubo, due gusti differenti: stesso identico tubo, stesso produttore, stessa forma patatine ma quelle spacciate per “light” invece di avere al loro interno 200 g di prodotto ne avevano 175 g. Scherzando abbiamo detto “sicuramente più leggere sono”. Ecco, al di là della battuta, il principio è lo stesso ed è noto. 

Sul totale dello scontrino quei venti grammi in meno di biscotti per noi consumatori pesano quasi nulla, pochi decimi di centesimo ma, moltiplicati per migliaia di consumatori, fanno un bel guadagno per chi li produce.

Sì. Con Altroconsumo tempo fa abbiamo portato avanti un’analisi di questo tipo. Avevamo notato come alcune aziende produttrici di detersivi per lavatrice e lavastoviglie avessero tolto qualche tavoletta di sapone o qualche decina di millilitri dalla confezione in liquido. Con il prezzo rimasto invariato, la pratica era, in quel caso, chiaramente scorretta. 

Senza contare il danno per l’ambiente dato da tutto quel packaging sprecato. Anche qui, se moltiplichiamo quello spazio vuoto, inutilizzato, per decine di migliaia di pezzi, ci rendiamo conto di quanto inquiniamo inutilmente e a prezzo pieno. 

Come possiamo difenderci quando andiamo a fare la spesa?

Sembrerà banale ma non lo è: controllare sempre il prezzo al litro e al chilo. Senza considerare che ci sono confezioni spacciate spesso per “risparmio” e poi, controllando, scopri che non lo sono: conviene quella che di primo acchito sembra meno conveniente. L’ideale sarebbe verificare costantemente l’andamento dei costi in modo da renderci conto quando quello che ci sembra la solita confezione da 750 ml di detersivo per i piatti pagata, per esempio, 2 euro poi controllando bene l’etichetta scopriamo che, da un momento in poi, ne contiene 650 ml. 

Però non è sempre possibile valutare il prezzo al litro o al chilo: proprio il Financial Times ha contato gli strappi del rotolo di una nota carta igienica: stesso prezzo ma 28 fogli in meno. 

Sì è vero, me ne rendo conto. Ma questo potrebbe essere un input a diversificare le nostre abitudini spesa, comprando un prodotto ma a marchio diverso, al quale non avevamo fatto caso: un guadagno per noi, una spinta per una economia più variegata e un segnale chiaro all'azienda scorretta. 

Il consumatore ha comunque l’arma della scelta. Dobbiamo sempre ricordarlo. Se cambiamo la nostra spesa le aziende ne dovranno prendere atto. 

E poi, da questa riduzione del prodotto, forse non tutto il male viene per nuocere.

Mi spieghi meglio, cosa potrebbe uscire di buono per noi consumatori?

Un effetto positivo si riscontra nell’ambito alimentare con la riduzione delle monoporzioni. Se lei ha un figlio con problemi di peso e che si porta a scuola il pacchettino di biscotti, passati da 6 a 4, introduce meno zuccheri dannosi. Certo, devono farglielo pagare come da 4 biscotti e non da 6.