"Giustizia amministrata in nome del popolo"

Papa al Consiglio Superiore della Magistratura: "Lottate con forza contro clientelismi e corruzione"

"Sono la credibilità della testimonianza, l'amore per la giustizia, l'autorevolezza, l'indipendenza dagli altri poteri costituiti e un pluralismo di posizioni gli antidoti per non far prevalere le influenze politiche, le inefficienze"

Papa al Consiglio Superiore della Magistratura: "Lottate con forza contro clientelismi e corruzione"
AP Photo/Alessandra Tarantino
Papa Francesco durante un'udienza concessa ai membri dell'Alto Consiglio della Procura italiana, nell'aula Paolo VI del Vaticano

Papa Francesco ha esortato il Consiglio superiore della magistratura, che ha ricevuto in udienza, a "lottare fortemente" affinché realtà che il Csm conosce "bene" - "le lotte di potere, i clientelismi, le varie forme di corruzione, la negligenza e le ingiuste posizioni di rendita" - "non crescano".

"La domanda storica sul 'come' si amministra la giustizia passa sempre dalle riforme", ha detto Jorge Mario Bergoglio. "Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 15, ci insegna a potare i rami secchi senza però amputare l'albero della giustizia, per contrastare così le lotte di potere, i clientelismi, le varie forme di corruzione, la negligenza e le ingiuste posizioni di rendita: questa problematica, queste situazioni brutte, voi le conoscete bene", ha aggiunto il pontefice argentino, "e tante volte dovete lottare fortemente perché non crescano".

Per il papa, "sono la credibilità della testimonianza, l'amore per la giustizia, l'autorevolezza, l'indipendenza dagli altri poteri costituiti e un leale pluralismo di posizioni gli antidoti per non far prevalere le influenze politiche, le inefficienze e le varie disonestà. Governare la Magistratura secondo virtù - ha detto Francesco - significa ritornare a essere presidio e sintesi alta dell'esercizio a cui siete chiamati".

"La Costituzione italiana vi affida una vocazione particolare, che è un dono e un compito perché la giustizia è amministrata in nome del popolo. Il popolo chiede giustizia e la giustizia ha bisogno di verità, di fiducia, di   lealtà e di purezza di intenti", ha proseguito il Santo Padre, secondo il quale "ascoltare ancora oggi il grido di chi non ha voce e subisce un'ingiustizia vi aiuta a trasformare il potere ricevuto dall'Ordinamento in  servizio a favore della dignità della persona umana e del bene comune". 

"Nella tradizione la giustizia si definisce come la volontà di rendere a ciascuno secondo ciò che gli è dovuto", ha ricordato il Papa: "Tuttavia, nel corso della storia sono diversi i modi in cui l'amministrazione della giustizia ha stabilito ciò che è dovuto: secondo il merito, secondo i bisogni, secondo le capacità, secondo la sua utilità. Per la tradizione biblica il dovuto è riconoscere la dignità umana come sacra e inviolabile". Oltre a "uguaglianza, giusta proporzione, imparzialità", ha ricordato Francesco, "secondo la Bibbia occorre anche amministrare con misericordia".

Il Pontefice ricorda il sacrificio di Rosario Livatino

"Il Beato Rosario Livatino, il primo magistrato Beato nella storia della Chiesa, vi sia di aiuto e di conforto", ha detto ancora papa Francesco. "Nella dialettica tra rigore e coerenza da un lato, e umanità dall'altro - ha spiegato -, Livatino aveva delineato la sua idea di servizio nella Magistratura pensando a donne e uomini capaci di camminare con la storia e nella società, all'interno della quale non soltanto i giudici, ma tutti gli agenti del patto sociale sono chiamati a svolgere la propria opera secondo giustizia".

"Quando moriremo - sono le parole di Livatino -, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili' - ha aggiunto il Pontefice -. Livatino è stato assassinato a soli trentotto anni, lasciandoci la forza della sua testimonianza credibile, ma anche la chiarezza di un'idea di Magistratura a cui tendere".