E' uno degli oligarchi colpiti dalle sanzioni occidentali

Petrolio, shock nell'industria russa: si dimette il numero uno di Lukoil Alekperov

La società produce il 2% di tutto il greggio mondiale. Vagit Alekperov, con un patrimonio stimato di 23 miliardi di dollari, lascia l'azienda dopo 30 anni: era stato sanzionato da Gran Bretagna ed Australia

Petrolio, shock nell'industria russa: si dimette il numero uno di Lukoil Alekperov
(GettyImages)
Il presidente del gruppo petrolifero russo Lukoil, Vagit Alekperov

Vagit Alekperov, numero uno della Lukoil - la più grande compagnia petrolifera russa e tra le maggiori al mondo - si è dimesso. A riferirlo il colosso in una nota riportata dalle agenzie russe:  "Alekperov ha informato la società della sua decisione di rinunciare alle sue funzioni di membro del consiglio di amministrazione di Pjsc Lukoil, nonché di dimettersi da presidente ". Il top manager aveva espresso posizioni di critica verso la guerra contro l'Ucraina ed è tra gli oligarchi sanzionati da Gran Bretagna ed Australia.

Il colosso petrolifero russo
Si tratta di un vero e proprio impero, con oltre 100.000 dipendenti, e che produce il 2% di tutto il petrolio mondiale. Attivo in decine di Paesi (anche in Italia e negli Usa). 
La Lukoil è il primo gruppo russo privato del settore, il cui presidente e fondatore, Alekperov, si è dimesso dopo averla diretta per 30 anni. Si tratta di un vero terremoto per un'economia che si regge in gran parte sulla produzione energetica. 
 

La grande raffineria Lukoil Neftohim Burgas Getty Images
La grande raffineria Lukoil Neftohim Burgas

Le ipotesi sulle dimissioni 
Qualcuno pensa che la decisione sia da mettere in relazione alla posizione critica assunta sulla guerra in Ucraina, secondo altri commentatori il vero motivo è per proteggere le operazioni all'estero, visto che Alekperov è tra gli oligarchi sanzionati da Gran Bretagna ed Australia. Agli inizi di Marzo Lukoil aveva dichiarato la sua contrarietà al conflitto: il Consiglio di amministrazione aveva espresso "solidarietà per tutte le vittime colpite da questa tragedia", chiedendo "un cessate il fuoco durevole".

Una presa di posizione che non è un caso isolato 
Vagit Alekperov - di origine azera e già vice ministro dell'Energia nell'ex Unione Sovietica, nel 1990 - e con un patrimonio stimato di 23 miliardi di dollari - è tra gli oligarchi più importanti ad esprimere perplessità (od una posizione dichiaratamente critica), sulla guerra russa contro l'Ucraina. 
Tra i casi più clamorosi - che si sono espressi però maggiormente nelle fasi iniziali del conflitto - quelli del re dell'alluminio, Oleg Deripaska e di Mikhail Friedman, azionista di riferimento del gruppo Alfa Bank. Tornando più indietro nel tempo, il più noto è Mikhail Khodorkovsky - ex membro del Komsomol (la Gioventù comunista) - che aveva costruito una fortuna immensa con affari poco trasparenti negli anni di Boris Eltsin: questo prima di schierarsi contro Putin e finire in prigione per otto anni, per poi trasferirsi a Londra.    

Secondo fonti Reuters all'origine della decisione di Alekperov c'è la "volontà di salvaguardare le attività oltre confine della Lukoil". Mentre aumentano le preoccupazioni russe per possibili nuove misure punitive europeee americane contro il settore energetico. Tra le ragioni per cui finora la società non è stata colpita, i suoi investimenti in Inghilterra, Europa ed anche negli Stati Uniti: il gruppo russo controlla tra l'altro una delle maggiori raffinerie italiane, La Isab di Priolo Gargallo, in Sicilia, con una capacità di 320mila barili al giorno. Lukoil ha rapporti d'affari anche con gli Usa dove controlla 230 distributori di carburante attraverso gestori locali negli Stati di New York, New Jersey e Pennsylvania.