Regione Lombardia

La verità sulla circolare che vieta gli inseguimenti di chi non si ferma ai posti di blocco

Piccola storia di fraintendimenti e strumentalizzazioni attorno a una disposizione diramata dal comando regionale della Polizia Stradale della Lombardia. Non è proprio un pesce d’aprile, ma quasi

La verità sulla circolare che vieta gli inseguimenti di chi non si ferma ai posti di blocco
(Youtube/Polizia di Stato)
Polizia di Stato

Non è proprio un pesce d’aprile ma quasi, la vicenda che ha preso vita questa mattina attorno ad una circolare della Polizia Stradale della Lombardia che sembrava scoraggiare gli agenti dall’intraprendere inseguimenti stradali nei confronti di chi non intenda fermarsi all’alt ai posti di blocco. Vicenda che, attraverso fraintendimenti e probabili strumentalizzazioni, ha portato ad una confusione in cui la circolare è stata, ad un certo punto, attribuita al Ministero dell’Interno, alludendo addirittura fosse destinata ad impedire gli inseguimenti agli agenti di Polizia Stradale.

La circolare, a firma del dirigente regionale del settore Maria Dolores Rucci, in effetti invita gli agenti dell’intera regione a operare “col massimo livello di prudenza e di accortezza” verso le auto che non rispettano l’alt e scappano. Limitandosi ad annotare la targa, il tipo e il modello di auto, a segnalare via radio “a tutte le altre Forze di Polizia presenti sul territorio per il rintraccio dei fuggitivi”. Il suggerimento è a privilegiare la sicurezza: “La reazione del personale della Specialità deve essere attenta e ponderata tenendo in conto in primis dell’esigenza di salvaguardare la sicurezza di tutte le persone che circolano su strada”, “procedendo con la dovuta cautela” e pensando alle “possibili responsabilità penali e disciplinari determinate da un comportamento imprudente, evidenziando il profilo etico correlato alle conseguenze di ordine morale che scaturiscono dal ferimento o dal decesso di persone direttamente coinvolte o estranee”.

L’argomento ed il tono della circolare si potevano forse prestare a fraintendimenti ed interpretazioni e naturalmente così è stato.

Gianpiero Timpano, segretario nazionale del Sap, sindacato di polizia vicino a Lega e Fratelli d’Italia, la descrive come “davvero mortificante”, aggiungendo che la loro attenzione fosse rivolta ad “assicurare i delinquenti alla giustizia e non alle conseguenze interne”. 

Anche il COISP, il sindacato indipendente di polizia, in una nota del segretario Domenico Pianese, commenta il documento come “singolare e decisamente non in linea con i compiti della Polizia di Stato”, sottolineando “che in alcuni casi chi forza un posto di controllo lo fa perché è un latitante o perché ha appena commesso una rapina, un omicidio o ha l’auto piena di droga”.

Ai commenti si aggiungono le parole di Antonio Attanasio dell’Usip: “Giusto sottolineare l’attenzione a tutti gli utenti della strada, stona il richiamo alla responsabilità. Forse una maggiore sinergia tra reparti potrebbe scongiurare situazioni difficili per tutti”. 

Daniele Bena del Silp-Cgil invece suggerisce una diversa chiave di lettura della circolare: “Richiama una normativa che già esiste, di buon senso, perché tutela gli operatori: bisogna calibrare ogni intervento, che è ben diverso dal dire di non inseguire. Poteva senz’altro essere scritta in maniera diversa, ma il senso è quello lì”.

Il senso è quello lì ma evidentemente non era chiarissimo o comunque si poteva prestare ad interpretazioni che in una escalation giustificata forse dal fatto che oggi è appunto il primo aprile, ha visto attribuire la circolare direttamente al dicastero dell’Interno. Una parte della stampa ha descritto il provvedimento come finalizzato ad impedire gli inseguimenti alle forze dell’ordine ed alcune personalità politiche si sono affrettate ad attaccare direttamente la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese con tanto di richieste di interrogazioni parlamentare.

Per riportare un po’ d’ordine nella vicenda alla fine è stata rilasciata una comunicazione ufficiale della Polizia Stradale in cui si precisa che il documento è stato diffuso dal comando regionale lombardo e che “In riferimento agli articoli apparsi sugli organi di stampa concernenti le direttive impartite, […] si precisa che non si è mai voluto venir meno al compito di inseguire gli automobilisti inottemperanti all’obbligo di arrestarsi all’alt, le stesse bensì trovano origine nell'esigenza di garantire la maggiore tutela possibile all'incolumità degli utenti stradali e degli stessi operatori di polizia, raccomandando a questi ultimi di adottare in tali occasioni tutte le opportune cautele senza, ovviamente, venir meno ai propri compiti istituzionali”.