Economia e tecnologia

Semiconduttori: il nostro futuro (e quello dell'Europa) dipende da un chip

Componenti insostituibili, ma l'Europa deve aumentarne la produzione per non dipendere da fattori esterni. Arrivano investimenti da grandi aziende: intanto 33 miliardi per Italia e altri Paesi Ue

Semiconduttori: il nostro futuro (e quello dell'Europa) dipende da un chip
Intel.com
Fabbrica semiconduttori, spettrometro

"Una priorità è aumentare la produzione di microchip in Europa" ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in audizione alla Camera del deputati lo scorso 23 marzo. "Un recente studio del Fondo Monetario  Internazionale ha stimato che l'anno scorso le strozzature nelle catene del valore sono costate all'area euro circa il 2% di  prodotto interno lordo", ha ricordato. 

“La carenza di semiconduttori - essenziali per molte industrie strategiche come i mezzi di trasporto, i macchinari industriali, la difesa - è stata particolarmente dannosa”, ha aggiunto Draghi. "L'ambizione europea è aumentare la propria quota di mercato dal 10 al 20% della produzione globale di chip entro il 2030. Questo incremento ci permetterebbe di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti a fronte di eventuali ritardi nelle importazioni". 

Il Chips Act

E' una preoccupazione alla quale l'Europa cerca di porvi rimedio: l'8 febbraio scorso la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva annunciato un progetto ambizioso, l'European Chips Act, che "cambierà le regole del gioco per la competitività globale del mercato unico europeo. A breve termine, aumenterà la nostra resilienza alle crisi future, consentendoci di anticipare ed evitare interruzioni della catena di approvvigionamento. E a medio termine, contribuirà a rendere l'Europa un leader industriale in questo settore strategico", ha detto von der Leyen.

"I chip sono essenziali in quasi tutti i dispositivi, ma la pandemia ha anche esposto la vulnerabilità della loro catena di approvvigionamento e la carenza globale di chip ha rallentato la nostra ripresa", ha detto la presidente, aggiungendo che "tutte le linee di produzione, per esempio nel settore delle auto, sono rimaste paralizzate mentre la domanda stava crescendo".

Fabbrica semiconduttori Intel.com
Fabbrica semiconduttori

Nello stesso giorno in cui von der Leyen annunciava il Chips Act, l'Associazione europea dei produttori di automobili prevedeva che le immatricolazioni di autovetture nell'Ue torneranno a salire solo quest'anno, con un aumento del 7,9% per raggiungere 10,5 milioni di unità. Tuttavia, si tratta di un livello ancora quasi del 20% al di sotto di quello pre-crisi del 2019 e quindi esortava l'Ue a ridurre la sua dipendenza dai fornitori esteri di chip e semiconduttori, per evitare che si ripetano situazioni del genere a discapito dell'industria europea in futuro. Secondo la stampa specializzata, ormai il 30% di una vettura di fascia alta è composto da semiconduttori (rispetto all'8% di 10 anni fa) indispensabili per gestire componenti elettronici per la guida assistita, sistemi di intrattenimento, motori elettrici o ibridi. 

"L'obiettivo dell'Europa sarà quello di stabilire un approccio cooperativo" con i rivali principali come Taiwan, Singapore, Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti, per "affrontare la sua sicurezza dell'approvvigionamento", è la premessa del Chips Act. Tuttavia, "l'Ue dovrebbe essere preparata a un possibile fallimento di questo tipo di approccio, a un cambiamento improvviso della situazione politica o a crisi impreviste, che potrebbero minacciare la sicurezza" europea.

Tra le contromisure previste, la possibilità di "sorvegliare le esportazioni" dei microchip e dei componenti necessari alla loro produzione, bloccando l'export in determinate circostanze con un meccanismo simile a quello che la Commissione ha già introdotto per i vaccini. Bruxelles chiede anche agli Stati membri il potere di negoziare a loro nome l'acquisto di prodotti rilevanti come i chip in situazioni di crisi.

Wafer, fetta sottile di silicio, sulla quale vengono realizzati dei chip Wikipedia
Wafer, fetta sottile di silicio, sulla quale vengono realizzati dei chip

Investimenti per 45 miliardi

Il Chips Act "sosterrà l'ambizione" dell'Ue di diventare leader nel settore "con investimenti considerevoli: 15 miliardi di euro in ulteriori investimenti privati e pubblici entro il 2030, che si aggiungono ai 30 miliardi di euro che abbiamo già pianificato", finanziati "dal Next Generation Eu, dal programma Horizon e dai bilanci nazionali", ha detto von der Leyen. "Questi fondi saranno accompagnati da ulteriori investimenti privati a lungo termine". Per portare a termine l'obiettivo, l'Ue ha un piano in cinque punti.

"L'Europa è il continente in cui sono iniziate tutte le rivoluzioni industriali. E può essere la patria della prossima rivoluzione industriale", ha sottolineato la presidente della Commissione, indicando che il Chips Act europeo "si concentrerà su cinque aree", vale a dire, "la ricerca, un campo in cui l'Europa eccelle già"; l'innovazione industriale e la creazione di "impianti di produzione avanzati, che comportano enormi costi iniziali", il sostegno anche alle aziende più piccole e innovative, "per trovare dipendenti con le giuste competenze, partner industriali e finanziamenti azionari" ed infine la sicurezza delle catene di approvvigionamento.

Fabbrica semiconduttori Intel.com
Fabbrica semiconduttori

I grandi produttori non stanno a guardare. E' di pochi giorni fa la notizia che Intel, uno dei maggiori produttori mondiali di semiconduttori ‘made in Usa’, farà investimenti iniziali per oltre 33 miliardi di euro per impianti di produzione e di ricerca e sviluppo in Unione Europea. Gli investimenti ricadranno in particolare su Italia, Francia, Germania, Irlanda, Polonia e Spagna. Abbiamo chiesto qualche dettaglio in più per quanto riguarda il nostro Paese a Nicola Procaccio, Country Lead per l’Italia della corporate nata a Santa Clara, California, nel 1968.

Cosa prevedono gli investimenti in Italia e come si posiziona l’Italia in merito alle competenze richieste?

Intel e l’Italia sono in dialogo per realizzare un impianto allo stato dell’arte per le fasi di back-end della fabbricazione dei chip, ovvero la seconda parte del processo di produzione. Siamo partiti da un investimento potenziale di circa 4,5 miliardi di euro, in grado di generare circa 1.500 posti di lavoro diretti in azienda e altri 3.500 nell’indotto. Una prospettiva entusiasmante di avere l’Italia fra i principali Paesi della filiera dei chip 'made in Ue'. In questo momento le trattative sono alle fasi iniziali, per cui non ci sono ancora novità sulla scelta della location più adatta ad ospitare il nuovo impianto, né maggiori dettagli sull’impianto stesso. Riguardo ai tempi, il piano è di poter avviare l’operatività fra il 2025 e il 2027.

L’Italia è un Paese importante, con grandi talenti, rinomate eccellenze industriali e importanti attività di ricerca. Qui, oltre che costruire l’impianto di fondamentale importanza per la filiera dei chip, abbiamo in programma collaborazioni con Istituti di ricerca di primaria rilevanza come Cineca e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per innovare e sperimentare nuove frontiere tecnologiche. Inoltre, Intel ha recentemente annunciato l’acquisizione di Tower Semiconductor, che include le attività ad Agrate Brianza, con una fabbrica che supporterà molte delle priorità europee nel settore, come le opportunità nel settore automotive e nel mobile.

Come valuta il progetto Ue di Chips Act per aumentare la produzione di semiconduttori in Europa?

L’Ue con il Chips Act può svolgere un ruolo centrale per la prossima generazione di chip e recuperare la sua posizione all’interno del settore dei semiconduttori, che la vedeva rappresentare circa il 40% della produzione mondiale all’inizio degli anni ‘90, mentre adesso vale meno del 10%. La nostra azienda supporta l’ambizione europea di riguadagnare una posizione da leader nel settore incrementando la produzione di chip all’avanguardia, difatti abbiamo annunciato un piano di investimenti per circa 80 miliardi di euro complessivi, che comincia con questi 33 miliardi indirizzati in Italia, Germania, Francia, Irlanda, Spagna e Polonia per nuovi impianti e attività di ricerca e sviluppo.

Il Chips Act dell’Unione Europea è un catalizzatore di investimenti cruciali per la produzione di semiconduttori e per la ricerca e sviluppo di Intel e altre aziende, che può consentire di recuperare il terreno perso negli ultimi decenni. In altre parti del mondo, i progetti legati ai semiconduttori sono avvantaggiati economicamente, per cui il supporto da parte dei governi diventa fondamentale affinché investire nel continente non diventi svantaggioso per gli investitori. Produrre in Asia, attualmente, ha costi inferiori fino al 60% determinati da costo del lavoro e incentivi governativi.

La mia opinione è che le azioni dell’Ue che seguono il Chips Act debbano essere indirizzate verso lo sviluppo ulteriore delle capacità di ricerca e sviluppo di livello mondiale e portare le più avanzate fabbriche di chip nel continente, avendo volontà di attrarre queste capacità e queste competenze, e di progettare guardando al futuro.

Quali possibili conseguenze si possono prevedere dalla guerra in Ucraina sull’approvvigionamento di materie prime?

Sulla questione riprendo la comunicazione della Semiconductor Industry Association (Sia), la quale informa che il settore si impegna pienamente ad ottemperare alle nuove regole sulle esportazioni conseguenti agli eventi in Ucraina e, data l’ampia varietà di fornitori di materie prime e gas, non si prevedono impatti immediati per la filiera.