I russi non hanno ammesso il colpo inferto dai "missili Neptun" ucraini

Affonda il Moskva: ecco come è potuto accadere un evento che cambierà la strategia russa in Ucraina

Cosa è successo all'incrociatore russo? Perché non ha funzionato il sistema di difesa? Perché le navi intorno non hanno protetto l'ammiraglia? Montano le domande in mezzo a una certezza: la Marina Russa ha perso prestigio e forse anche il comando

Affonda il Moskva: ecco come è potuto accadere un evento che cambierà la strategia russa in Ucraina
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L'incrociatore russo Moskva a Cuba (2013)

La nave ammiraglia non è una nave qualunque. È la nave delle navi, in grado di coordinare il lavoro di tutte le altre. Per questo, e non solo, sarà stata un'agonia per i russi assistere all'affondamento del Moskva. In fondo al mare, probabilmente, sono finiti anche i piani da attuare, i tanti successi, e le strategie viste e riviste sulla plancia. È facile ipotizzare, come prossime mosse, l'eventuale sbarco delle forze speciali russe a Odessa oppure l'uso di armi nucleari tattiche mirate sfruttando proprio le capacità dell'incrociatore. Ora tutto ciò diventa estremamente complicato e rischioso.

Per i russi sostituire una nave del genere è impossibile. Ammesso che ci sia una nave sorella a disposizione a distanza ragionevole, resta il problema del Bosforo chiuso dalla Turchia alle navi militari. Così accertare che a colpire l'incrociatore siano stati gli ucraini, con missili da crociera di tipo RK360MC Neptun, oppure un incendio a bordo - versione russa - che avrebbe portato all'esplosione di ordigni a bordo, è secondario. Irrilevante. Con la caduta dell'ammiraglia cade il prestigio della Marina Russa, che anche sul fronte interno potrebbe portare crepe nella cittadella del Cremlino di Vladimir Putin.

Sistemi difensivi dell'incrociatore Moskva .
Sistemi difensivi dell'incrociatore Moskva

Tornando all'incrociatore Moskva, la nave da guerra era dotata di un sistema di difesa a tre livelli in grado di respingere un attacco missilistico. Tralasciando i missili di difesa per sottomarini, nello specifico:

  • Missili superficie-aria a lungo raggio S-300F, con potenziali 64 missili a bordo, con una gittata possibile oltre i 100 Km
  • Missili Gecko a corto raggio, due lanciatori, con una gittata fino a circa 15 Km
  • 6 Mitragliere Ak-630 (con un calibro da 30mm) con una portata di circa 4 Km

Nel dettaglio gli Ak-630 sono un sistema missilistico di difesa antiaerea a corto raggio, Close-In Weapon System (CIWS) in grado di abbattere un missile o un aereo. In buona sostanza per chi non è addetto, l'armamento può colpire qualunque cosa ti voli addosso, dunque, non soltanto un aereo. Ogni mitragliere è in grado di produrre mille colpi al minuto, un fuoco di sbarramento mirato a danneggiare le “ali dei missili" o meglio il sistema di guida in volo del missile. Una volta caricate, le mitragliere sono governate attraverso un sistema di direzione del tiro composto da un radar un calcolatore in grado di tracciare il bersaglio e avviare l'abbattimento.

Restano le domande. Cosa è successo all'incrociatore russo Moskva? Perché non ha funzionato il sistema di difesa? Perché le navi intorno non hanno protetto l'ammiraglia? Difficile dare una risposta certa e altrettanto difficile ipotizzare soltanto uno scenario. Un problema tecnico, può darsi, il Moskva non disponeva di munizioni? Plausibile. C'è anche una terza possibilità ovvero l'impiego di un drone da parte degli ucraini che avrebbe distrutto il sistema radar e, dunque, permesso ai missili RK360MC Neptun (in grado di distruggere navi fino a 5 mila tonnellate entro un raggio di 280 Km) di centrare il bersaglio. Un'ipotesi che accrediterebbe la tesi ucraina, mentre i russi sostengono un'altra cosa. Un incendio a bordo avrebbe portato all'esplosione di ordigni e al conseguente affondamento. Anche questa ipotesi è del tutto plausibile, considerando che già da diversi anni si evidenziano gravi carenze nei sistemi antincendio a bordo delle navi russe costruite in epoca sovietica. È il caso del Moskva e delle navi degli incrociatori classe Sveva.

L'incrociatore russo a Sebastopoli Ap
L'incrociatore russo a Sebastopoli

Ad ogni modo la perdita del Moskva significa perdere una nave da 12.500 tonnellate con un equipaggio di circa 500 persone. Perdere l'ammiraglia, ovvero il coordinamento delle altre navi da guerra nel Mar Nero. Perdere anche i 16 missili da crociera “Vulkan”, antinave, disposti a prua, che hanno una portata di almeno 700 km (440 miglia). L' “affondamento” riduce ulteriormente l'arsenale degli ordigni sulle navi della flotta schierata da Putin nel Mar Nero. A calcolare quanto potrebbe incidere la perdita del famoso incrociatore, basta seguire il calcolo redatto dal direttore dell'Istituto di studi strategici del Mar Nero: Andriy Klymenko. Secondo Klimenko, la forza missilistica navale russa è rappresentata dalla “fregata Admiral Essen (8 missili), fregata Admiral Makarov (8 missili), corvetta Vyshny Volochek (8 missili), corvetta Ingushetia (8 missili), corvetta Grayvoron (8 missili), sottomarino Rostov-on-Don (4 missili), sottomarino Stary Oskol (4 missili), sottomarino Great Novgorod (4 missili) e il sottomarino Kolpino (4 missili)”.