Il giorno dopo la vittoria

Abatantuono e lo scudetto al Milan: "Vicino agli interisti, quando parlano di calcio mi intenerisco"

"Non si ha mai la certezza della vittoria. Ieri non mi sarei mai permesso di fare il galletto, solo a tre minuti dalla fine ho cominciato a crederci davvero” dice l'attore commentando il 19mo titolo vinto dai rossoneri

Abatantuono e lo scudetto al Milan: "Vicino agli interisti, quando parlano di calcio mi intenerisco"
alberto cristofari/contrasto
Diego Abatantuono

Il giorno dopo il 19esimo scudetto al Milan, mentre Milano si appresta a festeggiare con un tour dei giocatori che, a bordo dei pullman, attraverseranno la città, il milanista più amato, Diego Abatantuono, è alle prese con i tanti giornalisti che vogliono sapere come si sente, cosa pensa, quanto ci credeva.

“Praticamente è da tre giorni che non mi stacco dal telefono. Prima c’è stato il mio compleanno, ora lo scudetto del Milan, è dal 20 maggio che parlo. Però è stato il regalo più bello”, ci dice con la voce sopravvissuta alla nottata di festeggiamenti trascorsa.

Il merito dello scudetto? Prima di tutto di Pioli che ha tirato fuori il meglio da tutti i giocatori, poi della squadra e della società. Al Milan sono passati tanti campioni che non venivano capiti valorizzati. Pioli lo ha fatto con tutti. Chiunque ha dato il meglio quest’anno”. 

Che tifoso è Diego Abatantuono?

“Essere un tifoso del Milan -spiega Abatabtuono- significa essere un po’ snob, c’è un’aristocrazia nell’essere milanista. Non certo per provenienza, ma per il fatto che se tu vinci le Champions vivi in una realtà diversa, sei oltre, sei abituato ai successi”.  

Vivere in una realtà diversa significa anche non riconoscersi nel ‘provincialismo’ che c’è nel mondo del calcio. “Ormai in Italia -ci dice- si usano parole straniere per ‘gonfiare’ i successi. Per indicare la vittoria di tre competizioni ufficiali nel corso della stessa stagione diciamo ‘triplete’ e non tripletta. Con una parola straniera si vuole dare maggior peso a un titolo, è una forma di provincialismo. Allora per il Milan dovrebbero inventare un titolo nuovo, che so, la fasolada”.  

Verso i tifosi interisti Diego non vuole accanirsi, “ho tanti amici neroazzurri, persone di prima qualità, grandi professionisti nella vita. Quando parlano di calcio mi fanno tenerezza. Non ne ricordo uno che riesca a essere ironico, diventano piccoli, sono intimiditi. Ecco, in questo momento sono vicino ai tanti amici interisti”.

I riti scaramantici

Dopo il dovuto sfottò ai cugini interisti, vogliamo sapere con chi ha guardato ieri il match contro il Sassuolo, se ci sono riti scaramantici a cui non rinuncia.

“Beh è buona abitudine, fino alla fine della partita, non dire che si è vincitori. Non si ha mai la certezza della vittoria. Ieri non mi sarei mai permesso di fare il galletto, solo a tre minuti dalla fine ho cominciato a crederci davvero” racconta. 

“La scaramanzia per me ha a che fare di più con le persone. Per esempio ieri con me c’era un amico (Andrea Pisani dei The Pampers), è chiaro che da adesso in poi è il benvenuto ogni volta che vuole vedere una partita con me. Viceversa una volta c’era con me Nini Salerno, che non capisce molto di calcio ma fa lo spiritoso, e hanno vinto gli avversari. Ieri infatti, pur essendo a casa mia, ha visto la partita dell’Inter in un’altra stanza”.

Il tasto dolente resta la scommessa da pagare. “Ho scommesso con gli amici interisti che chi vinceva pagava la cena nel miglior ristorante e adesso sono costretto a pagare. Almeno li consolo”.

La fede calcistica, una questione di famiglia

La fede calcistica a casa Abatantuono è una questione di famiglia. Da ragazzo con i genitori abitava nel palazzo dove viveva anche Gianni Rivera, un destino segnato. Oggi anche i figli seguono le sue orme. “Sono educati bene -ci tiene a chiarire-. Sia la femmina che i due maschi sono milanisti e anche i nipotini promettono bene. Due sono già per Milan, Maria Carlotta, la più ribelle di solito va in direzione contraria a quella generale. Sto aspettando che il padre interista la spinga verso i neroazzurri, così non dovrò convincerla, perché essendo ribelle sceglierà il Milan”.

Prima di salutare Diego vogliamo sapere  cosa pensa di Gigio Donnarumma che ieri ha fatto i complimenti al Milan ed è stato insultato dai tifosi. Il suo è un tentativo di riavvicinamento?

“Donnarumma si è mangiato il futuro, ha commesso un errore. Era una bandiera del Milan e guadagnava già molto. Sarebbe diventato il più popolare di Europa se avesse rifiutato di andare al Psg (Paris Saint Germain). Avrebbe acquisito una popolarità e una gratitudine da tutti i tifosi invece di pigliarsi i fischi. Avrebbe dovuto aspettare almeno due anni prima di spostarsi, quella scelta l’ha marchiato a vita. Se volesse tronare gratis non lo vorrei”.