Lutto nel giornalismo

Addio a Eugenio Scalfari: informava e dava forma

Fondatore dell'Espresso e di Repubblica, che ha diretto per vent'anni, non ha smesso mai di scrivere. Nel suo ultimo editoriale lo sgomento per la guerra in Ucraina

Addio a Eugenio Scalfari: informava e dava forma
Augusto Casasoli/A3/Contrasto
Eugenio Scalfari

Informare come dare notizia, mettere a conoscenza di fatti. Informare come dare forma, dare indirizzo, dare un'impronta duratura. Forse nessuno come Eugenio Scalfari ha informato in tutte le accezioni del vocabolario, non rincorrendo una presunta neutralità che chi sbandiera è spesso primo a tradire, ma praticando il mestiere di giornalista nella cornice di idee forti e mai celate.

Eugenio Scalfari nasce a Civitavecchia il 6 aprile 1924. Laureato in giurisprudenza, inizia a lavorare da giornalista nel 1950, al Mondo di Mario Pannunzio e all'Europeo. Nel 1955 fonda con Arrigo Benedetti il settimanale L'Espresso, di cui è direttore tra il 1963 e il 1968 dopo essere stato nei cinque anni precedenti vicesegretario nazionale del Partito radicale. Sotto la sua direzione L'Espresso pubblica per diverse settimane una storica inchiesta su un progetto golpista del Sifar, il servizio segreto militare allora dominato dal generale Giovanni De Lorenzo. Denunciato per diffamazione, sarà condannato in primo grado ma assolto nei successivi gradi di giudizio. 

L’Espresso è nato per affermare il valore dell’innovazione, d’un accordo produttivo tra gli imprenditori e i lavoratori per portare la sinistra democratica al governo del Paese purché quella sinistra abbandonasse l’ideologia marxista e soprattutto le sue degradazioni sovietiche. Volevamo insomma una forza riformista, con libera Chiesa in libero Stato, la lotta contro la corruzione e l’evasione fiscale. Infine i tre grandi valori ereditati dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione francese: libertà, eguaglianza, fraternità.

Eugenio Scalfari, L'Espresso, 11 marzo 2015

Nel 1968 è eletto deputato per il Partito socialista italiano. Nel 1974 fonda il quotidiano La Repubblica, di cui sarà direttore per vent'anni, rompendo diversi schemi dominanti della stampa dell'epoca, dal formato a sei colonne quando tutti uscivano a nove alla decisione di non seguire lo sport e non uscire il lunedì. 

Questo giornale è un poco diverso dagli altri. Anziché ostentare un’illusoria neutralità politica, dichiara esplicitamente d’avere operato una scelta di campo. È fatto da persone che appartengono al vasto arco della sinistra italiana, consapevoli di esercitare un mestiere fondato su un massimo di professionalità e anche di indipendenza

Eugenio Scalfari, la Repubblica, 14 gennaio 1976

Il 14 ottobre del 1978, dopo la morte di Aldo Moro, il quotidiano pubblica un colloquio inedito di Scalfari con l'allora presidente della Democrazia cristiana, avvenuto primadel rapimento da parte delle Brigate rosse e nel quale Moro rivela l'intenzione di coinvolgere gradualmente il Pci nel governo del paese. 

A cavallo tra gli anni ottanta e novanta Repubblica segue con molta attenzione la vicenda della fusione tra la chimica pubblica di Eni e quella privata di Montedison nella joint venture Enimont, anticipando molte delle irregolarità che saranno poi accertate dai processi di Mani pulite. Negli ultimi due anni della sua direzione il quotidiano si oppone con forza all'ascesa politica di Silvio Berlusconi, battaglia mantenuta a lungo anche sotto la successiva direzione di Ezio Mauro.

Tra i suoi molti libri si ricordano L'autunno della Repubblica (1969), Razza padrona (1974), Interviste ai potenti (1979), L'anno di Craxi (1984), La sera andavamo in via Veneto. Storia di un gruppo dal "Mondo" alla "Repubblica" (1986), Incontro con io (1994), Alla ricerca della morale perduta (1995), i romanzi Il labirinto (1998) e La ruga sulla fronte (2001), l'autobiografia L'uomo che non credeva in Dio (2008). La laicità è sempre stata uno dei cardini del suo pensiero e del suo approccio alla società.

I laici non hanno, per definizione, né papi né imperatori né re. Neppure vescovi, tantomeno vescovi-conti. Hanno, come signore di se stessi, la propria coscienza. Il senso della propria responsabilità. I princìpi della libertà eguaglianza e fraternità come punti cardinali di orientamento. Sulla base di quei princìpi il loro percorso si è intrecciato anche con il cristianesimo e con il socialismo. Con quest'ultimo sulla base d'una eguaglianza che in nessun caso può essere disgiunta dalla libertà vissuta come inalienabile diritto degli individui al di là d'ogni discriminazione di razza, di religione, di sesso. Con il cristianesimo sulla base, anch'essa, della non-discriminazione e quindi del valore dell'individuo vivificato dalla pulsione verso la solidarietà e l'amore del prossimo.

Eugenio Scalfari, la Repubblica, 7 novembre 2004

Lascia la direzione di Repubblica nel 1996 e pochi mesi dopo viene nominato Cavaliere di Gran Croce dall'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Continuerà a collaborare con il gruppo editoriale, pubblicando lunghi editoriali sull'edizione domenicale del quotidiano e mantenendo anche rubriche sul supplemento Il Venerdì e su L'Espresso. Nell'ultimo decennio ha più volte intervistato Papa Francesco. L'ultimo articolo su Repubblica porta la data del 6 marzo scorso e il titolo “Il morso velenoso del serpente russo”. 

L'Europa ha una ferita nel cuore, si chiama Russia, che ha a sua volta un'altra ferita ancora più grande, si chiama Ucraina. L'indicibile orrore delle immagini che arrivano in queste ore da Kiev e dalle città distrutte, mi lasciano sgomento. Arrivato alla mia età, non avrei mai immaginato di poter assistere ancora a un conflitto nel cuore dell'Europa. Pensavo che il Novecento, con tutti i suoi tumulti e con i segni delle ferite che ancora ci portiamo addosso, fosse stato archiviato nei libri di storia, invece gli orrori sono riemersi e questa è sicuramente la più grave crisi dopo la Seconda guerra mondiale.

Eugenio Scalfari, la Repubblica, 6 marzo 2022

A ottobre 2021 Rai Documentari ha mandato in onda Scalfari. A sentimental journey”, un documentario costituito sul dialogo tra Scalfari e le figlie, una conversazione che si compie tra le mura di casa, nella totale libertà di confronto tra persone profondamente unite, nello scambio dei ricordi e dei punti di vista: cronaca, politica e storia del paese si arricchiscono della sfumatura generazionale.

Il Papa: dolore per la perdita di un amico

Papa Francesco ha appreso "con dolore della scomparsa del suo amico, Eugenio Scalfari". Bergoglio, affermano fonti vaticane, conserva con affetto "la memoria degli incontri avuti con lui nel corso degli anni e affida nella preghiera la sua anima al Signore, perché lo accolga e consoli quanti gli erano vicini".