Senato

Caso Petrocelli: bufera nella commissione Esteri, si dimettono i componenti

I senatori Pd, Lega, Iv e FdI protestano contro le posizioni espresse dal presidente della Commissione sulla guerra in Ucraina. Conte assicura: "Tutti i senatori M5s si dimetteranno". Petrocelli: "Farò ricorso alla Corte Costituzionale"

Caso Petrocelli: bufera nella commissione Esteri, si dimettono i componenti
Ansa
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È stata sconvocata la riunione della commissione Esteri di palazzo Madama prevista per le 12, dopo che la seduta in programma alle 10 non si è svolta perché i senatori non si sono presentati. L'unico presente alla seduta, oltre il presidente Vito Petrocelli, era il senatore del M5s Alberto Airola.

Una tensione che si protrae da giorni e che ieri aveva determinato l'annuncio di dimissioni da parte dei vari componenti contro le posizioni espresse da Vito Petrocelli sulla guerra in Ucraina, a cui si chiede da giorni di lasciare la presidenza. Petrocelli si è sempre rifiutato di dare le dimissioni dalla carica, sebbene richieste anche dal suo partito, il M5s. 

Sono quelle di Pierferdinando Casini, a quanto si apprende da fonti parlamentari, le prime dimissioni giunte ufficialmente alla Presidenza del Senato. Le lettere dei vari componenti sono arrivate ai capigruppo questa mattina già da Pd e Lega. "Abbiamo già rassegnato le nostre dimissioni nelle mani della Presidente del gruppo Simona Malpezzi e non parteciperemo ai lavori della Commissione Esteri finché non si risolverà la questione della presidenza Petrocelli", spiega il senatore Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione.

Così anche i senatori della Lega che fanno parte della commissione Esteri - Tony Chike Iwobi, Stefano Lucidi, Matteo Salvini e Manuel Vescovi - hanno firmato la lettera di dimissioni dal loro ruolo. Lo riferisce la Lega in una nota. Scelta condivisa anche da Fratelli d'Italia: "Ho rassegnato le mie dimissioni, come unico componente di Fratelli d'Italia, dalla commissione Esteri del Senato", annuncia Adolfo Urso.  "Abbiamo il dovere di garantire la piena operatività della Commissione in un momento così importante nelle relazioni internazionali del nostro Paese. Ma soprattutto - rileva ancora - è necessario che la presidenza della Commissione ritorni a svolgere quel ruolo di garanzia e di terzietà che di fatto Petrocelli non esprime più e dal quale, inoltre, gli stessi componenti non si sentono rappresentati".

Di coesione all'interno della maggioranza parla Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva: “La vicenda Petrocelli dimostra ancora una volta come la maggioranza che sostiene Draghi sia nei fatti solida e coesa, molto di più che se ascoltiamo le dichiarazioni di Conte o Salvini delle ultime ore. Alcune forze politiche si sentono già in campagna elettorale e può tornare in auge l'asse gialloverde , però faccio notare che sui provvedimenti a sostegno dell'Ucraina non sono mai mancati voti in parlamento , così come sul posizionamento del Paese riguardo al conflitto”.

Ma a complicare il quadro di tale coesione resta la tensione con il Movimento Cinque Stelle, e le difficoltà che ci sono al suo interno. il leader M5s, Giuseppe Conte, assicura: "Tutti i senatori M5s si dimetteranno. Ho già assicurato che il M5s contribuirà a superare l'empasse in commissione". E si dice convinto che "anche il senatore Airola che è persona intelligente e seria e di cui mi pregio di essere amico si dimetterà". E poco dopo arriva l'annuncio di Airola: "Dopo aver avuto un colloquio molto cordiale con il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, conscio anche della necessità di non indebolire un'azione politica che si ribadisce con forza contraria alla guerra e sostenitrice della via diplomatica per la pace, ho deciso di dimettermi definitivamente dalla commissione Esteri di palazzo Madama" dice il senatore che stamane ha preso parte ai lavori dell'organismo presieduto da Vito Petrocelli nonostante gli altri esponenti M5s e della maggioranza abbiano disertato la seduta.

Il presidente Petrocelli resta comunque fermo nella sua posizione: "Non mi dimetterò e in ogni caso farò ricorso alla Corte Costituzionale" ha dichiarato. "Non farò ricorso sulla decisione - ancora non ufficializzata - dell'espulsione dal Movimento 5 Stelle. Faccio politica da quando ho sedici anni e sono abituato a tutto ma credo che" la decisione di rimuovermi dalla presidenza della commissione "potrebbe creare un pericoloso precedente, mi fa un po' pena la situazione per la struttura di questa istituzione. Sarà sicuramente un caso studio per la giurisprudenza. Forse, siccome siamo in clima di guerra, qualcuno potrebbe pensare sia utile eliminare un pericoloso filo-russo e filo-putiniano, io credo che in realtà sia stato montato tutto", ha concluso.