In Senato si cerca una strada per "spodestare" il presidente

Commissione Esteri, caso Petrocelli: verso dimissioni di massa, contrario solo Dessì

Già arrivate le prime dimissioni per consentire la decadenza del presidente Vito Petrocelli. L'unico a opporsi a questa soluzione sarebbe il senatore Emanuele Dessì, ex M5S ora nel gruppo Misto

Commissione Esteri, caso Petrocelli: verso dimissioni di massa, contrario solo Dessì
Ansa
Vito Petrocelli in aula al Senato in una foto d'archivio

Il Senato stringe l'assedio contro il presidente della commissione Esteri Vito Petrocelli. Se non farà il primo passo per abbandonare la sua carica, la maggior parte dei senatori della commissione si dice pronta alle dimissioni di massa. Mentre ancora questa mattina Petrocelli arroccato nella sua posizione scriveva sui social: "Non mi dimetto perché sento di rappresentare la Costituzione e la volontà degli italiani" e la capogruppo 5s, Mariolina Castellone, ribadiva "non farò forzature, deciderà Casellati", a palazzo Madama si delineava quella che, per ora, appare come l'unica strategia possibile per aggirare tutti i contrasti creati dalle posizioni filo-putiniane di Petrocelli che hanno messo in imbarazzo la maggioranza e il M5s: l'abbandono da parte dei commissari. 

Sul tavolo del presidente Casellati, nei giorni scorsi, sono arrivate due lettere con l'obiettivo di uscire dalla palude, una dai membri della commissione Esteri e l'altra dal presidente della Commissione Affari europei. L'individuazione di un percorso possibile arriva però nel pomeriggio, alla fine di una lunga capigruppo e di una successiva riunione della Giunta del Regolamento.

Per poter intervenire, fanno sapere al termine della Giunta, servono fatti concreti. E a quanto si apprende, ci sarebbe già un tacito accordo per cavalcare le dimissioni in blocco della commissione non appena ci saranno. Tanto che sono già state delineate le tappe che porteranno all'azzeramento della commissione e di Petrocelli: una volta arrivate le dimissioni - per ora solo il senatore Emanuele Dessì del nuovo gruppo parlamentare Cal è contrario - i presidenti dei gruppi dovranno formalizzare l'intento di non sostituirli con colleghi di partito. A questo punto la presidente Casellati e la Giunta per il regolamento sarebbero disposti a sostenere lo scioglimento della commissione stessa per l'impossibilità di poter continuare a svolgere i suoi compiti, in un momento così delicato determinato dalla guerra in Ucraina. Subito dopo si procederà alla ricomposizione con la nomina di un nuovo presidente. 

Le prime dimissioni arrivano e sono quelle della vicepresidente della commissione, la senatrice di Italia Viva Laura Garavini, che esprime al suo capogruppo l'indisponibilità "a continuare a far parte della Commissione, finché resta presieduta da chi non gode più della fiducia della maggior parte dei componenti". Anche il capogruppo del Pd in commissione, Alessandro Alfieri, annuncia che i membri Dem hanno "già consegnato le dimissioni nelle mani della presidente del gruppo" e "siamo pronti a muoverci in coordinamento con tutti gli altri gruppi in modo da risolvere in tempi brevissimi questa situazione non più tollerabile". All'appello mancano invece i Cinque stelle, che per il momento avrebbero solo deciso di disertare le prossime sedute della commissione.

Intanto la commissione Esteri presieduta da Petrocelli continua a riunirsi, domani è convocata alle 10 e questo irrita Fratelli d'Italia che accusa la maggioranza di essere "ambigua": "A parole vuole le dimissioni - lamenta un comunicato del gruppo - ma nei fatti corre a garantire il numero e il funzionamento della Commissione stessa". 

Vito Petrocelli è finito nel mirino, accusato di posizioni filo-russe dopo il no al Dl Ucraina e all'invio di armi a Kiev, e dopo il tweet sul 25 aprile in cui ha augurato "buona LiberaZione" usando la 'Z' simbolo dell'armata russa.