La storia di Lucio Cammarota

Da Salerno a Roma a piedi perché il figlio, affetto da una lieve forma di autismo, è migliorato

"La forza di mio figlio mi ha dato la spinta per fare tutta questa strada. Avevo fatto un ‘fioretto’: se lui avesse fatto dei passi avanti li avrei fatti anch'io. Così ho iniziato a camminare”, racconta il 46enne

Da Salerno a Roma a piedi perché il figlio, affetto da una lieve forma di autismo, è migliorato
Lucio Cammarota/FB
Lucio Cammarota

A piedi per 276 chilometri per dimostrare la sua gratitudine alla vita e al Signore. 

A percorrerli il 46enne Lucio Cammarota, partito dalla sua città Salerno alla mezzanotte del 4 maggio e arrivato a Roma l’8 maggio scorso, in tempo per vedere Papa Francesco in Piazza san Pietro.

“E' il mio grazie per i miglioramenti che mio figlio, oggi 13enne, affetto da una lieve sindrome dello spettro autistico, ha fatto in questi anni. È migliorato lui e, grazie a lui, sono migliorato anch’io. La sua forza mi ha dato la spinta per fare tutta questa strada. Avevo fatto un ‘fioretto’: se lui avesse fatto dei passi avanti io avrei iniziato a camminare”.  

"La mia vita è cambiata due volte"

La vita di questo podista amatoriale è cambiata due volte, la prima quando al suo terzo figlio, all’età di 4 anni, fu diagnosticata una leggera alterazione dello spettro autistico. La madre del bambino gli aveva fatto notare che il piccolo tendeva a isolarsi, non parlava, teneva la testa abbassata, non ascoltava, ma Lucio, inizialmente, non ha voluto leggere quei segnali come un possibile problema e oggi rimpiange ancora di aver ‘perso tempo’.

Poi, dopo la visita, la conferma dei sospetti e la vita che cambia. Lucio e la sua oggi ex moglie, mamma del ragazzo, si sono incentrati su di lui, cadenzando il tempo secondo le terapie specifiche da seguire per aiutarlo.

A quei tempi Lucio viveva a Roma con la sua famiglia. Si era trasferito nel 2008 per riavviare, dopo un momento di difficoltà, l’azienda dolciaria che aveva creato. Era concentrato sul lavoro e la diagnosi inaspettata lo costrinse a un cambio totale di prospettiva. Nonostante l’impegno, il matrimonio entrò in crisi, ma lui si ripromise di essere il perno della vita di suo figlio, creando con lui un legame ‘speciale’.

Oggi Lucio è tornato a Salerno, ha cambiato lavoro e vive con la nuova compagna da cui ha avuto un quarto figlio che oggi ha 2 anni e adora il fratello grande. Sì perché, in accordo con la ex moglie, Lucio ha voluto che vivesse con lui e la nuova famiglia. “Devo dire grazie alle terapie fatte, ma anche alla mia compagna che lo cresce come un figlio, con tanto amore”.

Oggi ‘il giovanotto di papà’ ha 13 anni e vive una vita tutto sommato normale. “Quel bambino che era piccolo e non faceva nulla oggi parla perfettamente, ha risultati eccellenti a scuola, studia le lingue, è autonomo nel lavarsi e vestirsi e guida persino il Go-Kart da solo”, dice con orgoglio Lucio.

“Da qualche mese abbiamo iniziato a farlo uscire con gli amici da solo per il quartiere, seguendolo da lontano", aggiunge. "Fa sport, nuoto, e va tranquillamente sott’acqua. I medici non dicono che guarirà al 100%, ma sinceramente i risultati finora avuti sono per me eccezionali. Spero che la vita gli riservi anche l’esperienza di innamorarsi perché, come i ragazzi della sua età, prova le prime cotte e le prime sensazioni. Glielo auguro con tutto il mio cuore”.

Lucio Cammarota arrivato a Piazza San Pietro Rainews
Lucio Cammarota arrivato a Piazza San Pietro

“Il mio cambiamento per un fioretto”

La seconda volta in cui la vita di Lucio è cambiata è stato durante la pandemia. “Tutto è iniziato con la prima ondata di Covid, grazie a un amico fissato per la forma fisica -racconta-. Mi ha invitato nel garage per allenarci insieme dopo il lavoro. Così, giorno dopo giorno, ho cambiato tutto: non solo lo sport, ho modificato l’alimentazione e ho smesso di fumare". 

“La prima volta a piedi -continua Lucio- è stata ad agosto 2021 quando ho deciso di andare a Pompei camminando per 27 chilometri. Un mese dopo il 29 settembre, ho provato ad andare da Giffoni al santuario di Monte Vergine, una distanza di 57 chilometri e mezzo, ma non ci sono riuscito. A distanza di un mese ci ho riprovato, era il 29 ottobre, giorno del compleanno di mio padre che non c’è più, quella volta sono arrivato a destinazione”, dice soddisfatto. 

Da allora Lucio non si è più fermato. Un mese e mezzo fa è andato da Vietri sul mare a Positano, 46 chilometri percorsi di notte. Poi ha alzato ancora l’asticella camminando per 77 chilometri da Ponte Cagnano al santuario di san Gerardo Maiella, protettore dei bambini, fino all’ ultima impresa che l’ha portato a Roma. Cinque giorni di cammino, fermandosi solo di notte in alcuni B&B dove -ci tiene a sottolineare- “ho incontrato persone meravigliose che mi hanno fatto trovare sempre qualcosa da mangiare, essendo troppo stanco per uscire”.

Ovviamente Lucio già sta pensando alla prossima impresa: “L’anno prossimo vorrei fare il cammino di Santiago di Compostela. Vorrei partire non dalla Francia, ma da Genova. Sono 1.720 chilometri, più di 5 volte quelli fatti per arrivare a Roma e vorrei con me mio figlio, anche se non potrà seguirmi a piedi”, ci rivela.

L’impegno per sensibilizzare le persone  

Ovviamente dietro il percorso di Lucio c’è anche la voglia di tenere alta l'attenzione sui ragazzi affetti da patologie dello spettro autistico. “Cosa accadrà quando non ci saremo più noi genitori? Questo è il pensiero con cui si svegliano la mattina i genitori di figli affetti da autismo", confessa. 

"Leggo ancora di persone che non accettano bambini autistici nei locali, non li fanno entrare in bar o ristoranti. A volte leggo di insegnanti che trattano male questi ragazzi, è necessario continuare a sensibilizzare le persone su questi temi. Spero che i miei passi servano a far comprendere a tutti che un bambino autistico, quando mette in atto comportamenti violenti, non lo decide, non ne è consapevole”.

Intanto l’organizzazione per la prossima impresa è già iniziata.  “Mi piacerebbe ci fosse anche mio figlio, anche se non potrà seguirmi a piedi” ci rivela. “Spero poi di trovare qualche sponsor che mi aiuti e qualche associazione no profit che sposi le mia impresa. Io non mi fermo. Voglio continuare a dimostrare al mio ragazzo che farò di tutto migliorare insieme a lui, giorno per giorno”.