Domande e risposte

Esercitazioni militari, Nato, spiagge, ambiente: che succede in Sardegna?

Desta preoccupazione un'operazione della Marina italiana e di quelle di alcuni Paesi alleati nei mari attorno all'isola: non tutto è come sembra, alcune preoccupazioni però sono fondate

Esercitazioni militari, Nato, spiagge, ambiente: che succede in Sardegna?
Ansa
Eercitazioni di sbarco a Capo Teulada in Sardegna, maggio 2022

"La Sardegna oggi più che mai colonia e baricentro militare dell’Italia e della Nato. Un bersaglio internazionalmente additato come teatro di guerra con le truppe belliche più invasive che hanno scelto l’Isola per simulare gli scenari più nefasti, ed esercitarsi a contrastarli", ha scritto pochi giorni fa l'Unione Sarda. "Le spiagge sarde come le coste del Mar d’Azov", ha rincarato l'indomani il Fatto Quotidiano. "Non è strettamente necessario pensare al Mare di Azov per guardare con allarme a un’esercitazione Nato delle dimensioni di quella programmata in Sardegna, con truppe speciali anfibie ultra selezionate che sbarcano sulle coste supportate dai caccia e dal sostegno tattico di navi da guerra e di sottomarini. Con bombe e missili veri", chiosa il Manifesto oggi in edicola.

Insomma, che sta succedendo in Sardegna? Per provare a capirci qualcosa conviene prenderla larga, e procedere per domande e risposte.


Cos'è una servitù militare?

È l'insieme dei divieti e delle limitazioni imposte su beni pubblici e privati sulle attività in vicinanza delle installazioni militari. Il termine fu introdotto in Italia ai tempi di Napoleone ed è sopravvissuto nell'ordinamento del Regno di Sardegna prima e dell'Italia unita poi. La disciplina che la regola è stata riformata a più riprese, nel 1901, poi nel 1932, nel 1976 e infine nel 2010. 

Perché proprio in Sardegna?

Nel dopoguerra a essere interessate dalle servitù militari sono state soprattutto due regioni, per motivi opposti e simmetrici: il Friuli Venezia Giulia, perché al suo confine orientale passava la "Cortina di ferro", la linea di divisione tra la sfera di influenza anglo-americana e quella sovietica, e la Sardegna, perché lontana dai paesi dell'Est e quindi al riparo da eventuali attacchi. Proprio per questo motivo, la Sardegna è da decenni scelta per attività di addestramento ed esercitazione

Quali sono le principali servitù militari in Sardegna?

Quella probabilmente più famosa, non fosse altro per le numerose proteste ambientaliste che lo hanno interessato, è il Salto di Quirra, nella parte sud-orientale dell'isola. È un poligono interforze, dove agiscono ossia sia la Marina, sia l'Esercito, sia l'Aeronautica. A Capo Teulada, a Sud, poco a ovest di Cagliari, l'Esercito gestisce un "poligono permanente per esercitazioni terra-aria-mare". A Capo Frasca, nell'Ovest dell'isola, poco distante da Oristano, l'Aeronautica militare ha una "installazione militare per esercitazioni di tiro a fuoco aria-terra e mare-terra"

Ci sono basi americane o Nato in Sardegna?

Non più. La storica base della marina Usa nell'arcipelago della Maddalena, dove facevano base i sottomarini a propulsione nucleare, è stata definitivamente dismessa nel 2008.

Cosa sta succedendo in questi giorni in Sardegna?

È in corso, fino al 27 maggio e iniziata il 3 maggio, l’esercitazione Mare Aperto 22 (MA22).  È "il maggior evento addestrativo della Marina Militare", specifica lo stesso corpo sul proprio sito: "Nelle prossime tre settimane più di 4.000 tra donne e uomini di 7 nazioni della Nato e oltre 65 tra navi, sommergibili, velivoli ed elicotteri, opereranno tra l’Adriatico, lo Ionio, il Tirreno e il Canale di Sicilia sviluppando attività che interesseranno anche i territori marittimi circostanti grazie alle capacità di proiezione su terra esprimibile dalla componente anfibia imbarcata. All’esercitazione prendono parte anche diversi velivoli dell’Aeronautica Militare, tra cui caccia Eurofighter, F35B STOVL che opererà da Nave Cavour ed assetti di comando e controllo CAEW G550 e per il rifornimento in volo KC-767A".

Le esercitazioni di questi giorni sono insolite? C'entra la guerra in Ucraina?

"Mare aperto 22", come si intuisce dall'indicazione dell'anno e risulta da una ricerca negli archivi delle agenzie di stampa, è un appuntamento ricorrente. Si trovano occorrenze di diverse esercitazioni chiamate "Mare aperto" negli ultimi anni, la prima risale al 2003. Al quotidiano online Il Post un portavoce della Marina militare ha confermato che queste esercitazioni vengono organizzate "da decenni" e sono ormai "consuetudinarie", che quelle di questi giorni era programmata da tempo e "non hanno nulla a vedere con la situazione attuale", cioè con la guerra in Ucraina. Del resto, operazioni di questa portata richiedono lunghe preparazioni, i due mesi e mezzo trascorsi dall'invasione russa all'inizio dell'esercitazione non sarebbero stati sufficienti per organizzarla

Che c'entra la Nato?

Direttamente, nulla. A organizzare "Mare aperto" è la Marina militare italiana, che nell'ambito della cooperazione militare con i paesi alleati invita (da sempre) alcuni di questi a partecipare alle esercitazioni. 

Le spiagge sono state chiuse?

Fattore scatenante della polemica di questi giorni è stata soprattutto un'ordinanza della Capitaneria di porto di Cagliari che ha individuato sedici aree litoranee e marittime, non distanti ma esterne ai poligoni di Quirra e Capo Teulada, in cui, talvolta per tutta la durata di “Mare aperto” talvolta solo per alcuni giorni, “sono vietati il transito, la sosta, la navigazione, l’ancoraggio di ogni tipologia di unità navale, comprese quelle da diporto, nonché le immersioni, la balneazione, la pesca ed i mestieri affini”. Per come è formulato il divieto, l'interpretazione per cui non sarebbe possibile accedere alle spiagge e fare il bagno a riva è del tutto legittima. Tuttavia, di nuovo Il Post ha interpellato alcuni sindaci dei territori interessati, i quali hanno detto che a essere vietata è la pesca, ma che le spiagge sono regolarmente accessibili per i turisti e la balneazione a costa consentita

C'è da preoccuparsi per ambiente e salute?

L'aspetto più concreto di tutta la vicenda è probabilmente questo. La Sardegna ha una lunga storia di contestazione degli insediamenti e delle esercitazioni militari nell'isola, la prossima manifestazione è già stata annunciata per questa domenica. A scendere in piazza, con una certa frequenza, sono sia indipendentisti, antimilitaristi e anarchici mossi da un'antica ostilità alla presenza delle forze armate dei "continentali”, come molti sardi definiscono chiunque da Civitavecchia agli Urali, sia gli ambientalisti preoccupati dalle conseguenze su ecosistema e salute delle attività militari, sia, non ultimi, i pescatori che temono l'inquinamento dei mari dove lavorano. I comitati attivi sul territorio elencano nei loro opuscoli i diversi contaminanti contenuti nei sistemi d'arma che rischiano di essere diffusi nell'ambiente, e sottolineano picchi di mortalità per alcune patologie nelle zone circostanti i poligoni, così come casi di malformazione: quello che fece più scalpore, nel 2011, fu la nascita di un agnello a due teste nei pressi del poligono di Quirra. Il prossimo 10 giugno il gup di Cagliari dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio di cinque alti generali, tutti ex capi di stato maggiore, indagati dalla Procura del capoluogo per disastro ambientale in relazione alle attività militari a Capo Teulada. Oltre ad alcuni cittadini e alle associazioni ambientaliste, anche la Regione ha chiesto di  potersi costituire parte civile.