Cinema

Cannes, attesa per la Palma d'Oro: pronostici e favoriti

Si chiude la 75esima edizione del Festival del Cinema

Cannes, attesa per la Palma d'Oro: pronostici e favoriti
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I membri della giuria del Festival di Cannes

Quale tra i 21 lungometraggi in concorso si aggiudicherà la Palma d'oro alla 75esima edizione del Festival del cinema di Cannes? Il verdetto della giuria presieduta dal francese Vincent Lindon è atteso per le 20.30 di sabato sera.

E l'Italia dovrebbe rientrare nel Palmares. L'organizzazione del festival ha richiamato i registi belgi del film italiano Le 8 Montagne con Luca Marinelli e Alessandro Borghi, tratto dal romanzo di Paolo Cognetti e girato in Valle d'Aosta, prodotto da Wildside e distribuito da Vision. Come da regole non si sa per quale premio (sceneggiatura? regia?) sperando non sia una chiamata senza premio come pure accaduto anni fa. 

Tra i titoli da tenere d'occhio, c'è “Closer”, di Lukas Dhont, giovane autore belga apprezzatissimo per il suo precedente lungometraggio, Girl (2018) all'epoca trionfatore nella sezione Un Certain Regard. Il film ha vinto già per i minuti di applausi ricevuti nella proiezione ufficiali: ben 12.

È piaciuto molto alla critica anche “Decision to Leave” del sudcoreano Park Chan-wook, sua la trilogia della vendetta, fra cui spiccava Old Boy, Gran Prix sulla Croisette nel 2003, e che porterebbe così la seconda Palma d'Oro in Corea del Sud, tre anni dopo "Parasite" di Bong Joon-ho. 

I fratelli Dardenne potrebbero ricevere la loro terza Palma con “Tori e Lokita”: sarebbe la prima volta nella storia di Cannes. In corsa anche "Broker" del giapponese Hirokazu Kore'eda che ha già vinto il premio della giuria ecumenica. È una poetica rilettura del dramma dei bambini abbandonati e rivenduti. In questo film a correre come miglior attore c'è anche il mattatore coreano, Song Kang-ho (il Mr Kim di Parasite). 

Altro film in concorso già premiato è "Boy from heaven" di Tarik Saleh, insignito del Premio François Chalais, che premia un film che “rispecchia al meglio la realtà del mondo”.

Tra i favoriti anche l'americano James Gray, molto autobiografico in "Armageddon Time" che racconta del Queens degli anni Ottanta e il film "Tchaikovsky's Wife" del russo Kirill Serebrennikov, sulla moglie del compositore. 

“Les amandiers” di Valeria Bruni Tedeschi, film mezzo italiano sul ricordo sincopato della giovinezza della regista a Parigi, è piaciuto a tutti, ma ha un problema: la figlia del presidente di giuria, Vincent Lindon, è nel cast. 

Ha buone possibilità anche “Triangle of sadness” di Ostlund, che nel 2017 aveva vinto la Palma d'oro con The square. 

A “Nostalgia” di Mario Martone, i critici francesi hanno dato due palme: il film sembra avere più chance per una candidatura come miglior attore a Pierfrancesco Favino.

Gli altri premi

Il film iraniano "I fratelli di Leila", un dramma su una famiglia che cerca di sfuggire alla povertà in un Paese minato dalle sanzioni economiche internazionali, ha vinto il premio della critica di Cannes, mentre il film giapponese "Broker" ha vinto il premio ecumenico. La Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica (Fipresci) ha riconosciuto a "I fratelli di Leila", diretto da Saeed Roustaee, la capacità di rappresentare il microcosmo di un patriarcato disfunzionale e di passare facilmente dal dramma alla commedia. In Un Certain Regard, la seconda sezione più importante del Festival di Cannes, la critica internazionale ha scelto "Le bleu du caftan", della regista marocchina Maryam Touzani, per la delicata rappresentazione dell'amore di una coppia "nonostante la malattia e l'identità sessuale non assunta". 

Nelle due sezioni parallele della manifestazione, la Settimana della Critica e la Quinzaine des Realisateurs, il premio è andato a "Dalva", il primo lungometraggio della regista francese Emmanuelle Nicot, proiettato alla Settimana e incentrato su un'adolescente che recupera una vita normale dopo essere stata abusata dal padre.    

Da parte sua, la giuria ecumenica, che dal 1974 premia uno dei film in concorso ufficiale che meglio esalta i valori umani e la solidarietà ha scelto "Broker", del giapponese Hirokazu Kore-eda. "Mostra in modo molto intimo come una famiglia possa esistere senza legami di sangue. Le loro vite sono protette in un ambiente sicuro creato da tre adulti e un bambino orfano intorno a un neonato, nonostante il passato difficile dei protagonisti", ha dichiarato la giuria.    

Kore-eda ha partecipato sei volte al concorso e ha vinto due volte: il premio della giuria nel 2013 per "Like Father, Like Son" e la Palma d'oro nel 2018 per "Un affare di famiglia". 

Nella sfilza di premi che ha preceduto l'elenco ufficiale dei vincitori, è stato premiato anche il miglior documentario: "All that Breathes" dell'indiano Shaunak Sen, proiettato nelle sessioni speciali della selezione ufficiale, mentre una menzione speciale è stata assegnata a "Mariupolis 2", il documentario postumo sulla guerra in Ucraina del regista lituano Mantas Kvedaravicius, ucciso in aprile dai soldati russi nella città assediata di Mariupol.