IL PUNTO ALLE 6

Guerra in Ucraina, che cosa è successo questa notte 22 maggio

Nel Donbass si spara e si bombarda, non sembra esserci ancora volontà di sedersi ad un tavolo. Tiene banco la questione dello scambio di prigionieri, con troppe voci stonate da parte russa

Guerra in Ucraina, che cosa è successo questa notte 22 maggio
AP Photo/Alexei Alexandrov
Persone caricano i loro telefoni a Mariupol, Ucraina

Chiusa la pagina di Mariupol, con la città rasa al suolo, con le sue migliaia di sfollati e di morti, con i suoi difensori dal discutibile passato che si apprestano a diventare mito, torna la voglia di palare di negoziati? Forse sì, ma anche no. L'Ucraina pare disposta a riprendere i colloqui con la Russia, ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha detto che "le discussioni tra Ucraina e Russia avranno senza dubbio luogo". "Sotto quale formato non lo so... ma la guerra sarà sanguinosa, ci saranno combattimenti e si concluderà definitivamente solo attraverso la diplomazia". Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha risposto accusando l'Ucraina di aver interrotto i colloqui, gli ultimi sarebbero avvenuti esattamente un mese fa.

L'Ucraina ha anche escluso un cessate il fuoco o concessioni a Mosca. Secondo Mykhailo Podolyak, un consigliere di Zelenskiy, Kiev non accetterà alcun accordo con la Russia che comporti la cessione di territorio. Ha detto che fare concessioni si ritorcerebbe contro l'Ucraina perché la Russia colpirebbe più duramente dopo ogni interruzione dei combattimenti.

Si complica la questione dello scambio di prigionieri di guerra in Ucraina. Leonid Slutsky, il capo della commissione Esteri della Duma di Stato, ritiene che i militari ucraini catturati ad Azovstal non dovrebbero essere restituiti a Kiev. "La mia opinione non è cambiata: non dovrebbe esserci uno scambio di combattenti del battaglione Azov, il loro destino dovrebbe essere deciso dal tribunale". In precedenza l'agenzia russa Interfax, citando proprio Slutsky che fa parte della squadra negoziale russa, aveva scritto che Mosca stava studiando la questione dello scambio di militanti Azov con l'oligarca filorusso Viktor Medvedchuk, in carcere a Kiev per tradimento.

La Russia ha vietato l'ingresso nel Paese a 963 americani, tra cui il Presidente Joe Biden. L'elenco comprende anche il Segretario di Stato, Antony Blinken, e il capo della CIA, William Burns. Nella lista ci sono anche alcuni morti, come l'ex candidato repubblicano alla Casa Bianca John McCain.

Nell'altro schieramento il Canada ha imposto sanzioni al miliardario e proprietario di giornali di origine russa Alexander Lebedev. L'ex agente del KGB è proprietario dei quotidiani britannici Evening Standard e Independent.

Sul campo le truppe di Putin hanno distrutto una base ucraina per operazioni speciali vicino a Odessa, il principale porto ucraino sul Mar Nero, e un importante deposito di armi fornite dall'Occidente nella regione settentrionale di Zhytomyr, ha dichiarato sabato il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov. Non ci sono state conferme da parte ucraina che invece hanno mdenunciatio l'uccisione di sei civili a Luhansk e la distruzione di decine di case nei dintorni di Sevierodonetsk

Il presidente ucraino ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente del Coniglio italiano, Mario Draghi, che ha sottolineato l'importanza di aumentare le sanzioni alla Russia e di sbloccare i porti ucraini. Zelenskiy ha incontrato anche il primo ministro portoghese, António Costa. Il Portogallo ha poi annunciato un accordo per fornire 250 milioni di euro (264 milioni di dollari) in aiuti finanziari all'Ucraina.

Il presidente turco Tayyip Erdogan, che si è opposto all'ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, ha telefonato sabato ai leader dei due Paesi e ha discusso le sue preoccupazioni sulle organizzazioni terroristiche. La scorsa settimana la Turchia ha avvertito gli alleati della Nato che si sarebbe opposto all'adesione dei due Paesi all'alleanza militare, ma i leader occidentali si sono detti fiduciosi che le obiezioni di Ankara non costituiranno un ostacolo al processo di adesione.