La Filcams-Cgil contro l'azienda Betty Blue

La stilista Elisabetta Franchi perde in tribunale: "Comportamento antisindacale"

Aveva punito le lavoratrici della sua azienda che scioperavano contro gli straordinari, il Giudice del Lavoro di Bologna le dà torto

La stilista Elisabetta Franchi perde in tribunale: "Comportamento antisindacale"
Ansa
La stilista Elisabetta Franchi

Inviare contestazioni disciplinari a chi non ha lavorato perché ha aderito a uno sciopero indetto contro gli straordinari è una condotta illegittima e antisindacale. Lo ha stabilito il giudice del Lavoro di Bologna accogliendo parzialmente un ricorso della Filcams-Cgil contro l'azienda Betty Blue, della stilista Elisabetta Franchi, finita nei giorni scorsi al centro delle polemiche per le sue dichiarazioni sulle lavoratrici. La decisione riguarda lettere inviate il 23 e 25 novembre 2021 e l'8 aprile 2022. Non è invece antisindacale, per il giudice, la richiesta di fare straordinari, senza consenso, nei limiti delle 250 ore annue. 

Una storia lunga e complessa

Ora anche i fatti si ritorcono contro Elisabetta Franchi, la stilista finita al centro delle polemiche per aver dichiarato di non assumere donne sotto i 40 anni in ruoli dirigenziali per non doverne poi fare a meno per lunghi periodi in caso di maternità. Il Tribunale del lavoro di Bologna ha stabilito che l'imprenditrice, titolare della società Betty Blue, ha attuato una condotta antisindacale dopo aver sanzionato alcune lavoratrici (la legge del contrappasso vuole che siano tutte donne) che, dopo la proclamazione dello stato di agitazione da parte della Filcams-Cgil, si erano rifiutate di fare gli straordinari chiesti dall'azienda per far fronte ad alcuni picchi produttivi. 

La sentenza, firmata dalla giudice Chiara Zompi, è di oggi e ricostruisce una vicenda iniziata nel 2020, quando l'azienda inizia a chiedere ai lavoratori lo svolgimento di diverse ore di lavoro straordinario. Interviene quindi la funzionaria della Filcams, Lorenza Giuriolo, che invia alla Betty Blue una prima lettera in cui si contesta l'imposizione dello straordinario, "poiché sintomatico di una carenza di organico, e richiedendo un serio confronto sindacale al fine di ricercare una soluzione condivisa". La richiesta di apertura del confronto cade nel vuoto. La situazione si ingarbuglia quando la ditta di Franchi, attraverso il direttore della produzione, scrive ai reparti per comunicare la necessità di fare alcune ore di lavoro al sabato per smaltire il lavoro arretrato. E si avvisa che nei confronti di "chi non sarà presente nella giornata di domani l'azienda prenderà gli opportuni provvedimenti disciplinari".

Di nuovo, interveniva la funzionaria della Cgil chiedendo un incontro all'azienda e contestando l'obbligatorietà delle ore di straordinario. Con una risposta del 3 novembre Elisabetta Franchi ribadisce le sue ragioni e tira dritto. A questo punto, l'11 novembre, scatta lo stato di agitazione con il blocco degli straordinari. Nel frattempo, però erano partiti i primi procedimenti disciplinari a carico di otto lavoratrici per non aver svolto gli straordinari previsti nella settimana dall'1 al 6 novembre. Segue un nuovo ordine di servizio per lo straordinario del 13 novembre. Giuriolo replica con una diffida a cui segue lo sciopero. 

L'azienda, nella settimana successiva, torna a chiedere ore straordinarie e riprende le lavoratrici che hanno aderito alla mobilitazione. "Le poche persone che si sono rifiutate sono andate contro il diritto in capo al datore di lavoro di poter richiedere ore di straordinario per ragioni tecnico produttive nel limite delle 250 ore annue. Questo per l'azienda è inaccettabile e ci ferisce in quanto opportunità di sviluppo e di benessere economico dell'azienda si riflette sul bene comune di tutti, sulla possibilità di avere occupazione in una fase dell'economia così complessa e rischiosa come quella attuale", scrive la responsabile delle risorse umane. Il braccio di ferro prosegue e arrivano nuove sanzioni disciplinari fino allo scorso 8 aprile.

Il sindacato si rivolge, dunque al Tribunale del lavoro, che riconosce la legittimità dell'azienda di Elisabetta Franchi di chiedere del lavoro straordinario entro il limite delle ore consentite dal contratto nazionale, ma stanga Betty Blue per le sanzioni comminate (in realtà poi non eseguite) alle lavoratrici in sciopero, riconoscendone il carattere "intimidatorio". 

Scrive il giudice: "La reiterata elevazione di contestazioni disciplinari a carico di un gruppo di lavoratrici che già avevano manifestato la loro volontà di aderire allo stato di agitazione promosso dal sindacato ricorrente costituisce, di per sé, comportamento intimidatorio ed evidentemente finalizzato a scoraggiare l'adesione dei dipendenti allo sciopero dello straordinario, legittimamente proclamato. Deve pertanto essere dichiarata l'antisindacalità della predetta condotta".