Processo in Curia

Le dichiarazioni spontanee di Becciu sul caso Marogna e l'acquisto del palazzo di Londra

L'ex prefetto della Congregazione delle cause dei santi parla per più di due ore davanti al promotore di giustizia in Vaticano e offre la sua versione dei fatti sulla vicenda che portò alle dimissioni, volute dal Papa, nel settembre 2020

Le dichiarazioni spontanee di Becciu sul caso Marogna e l'acquisto del palazzo di Londra
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Il porporato Giovanni Angelo Becciu - nato a Pattada (Sassari) nel 1948 - non è più tra i membri elettori del Collegio cardinalizio

Dal 24 settembre 2020, in cui in un'udienza-shock papa Francesco lo privò della carica di Curia e dei diritti del cardinalato, “iniziò per me una gogna pubblica di proporzione mondiale: addirittura in Angola, ove ero stato nunzio per sette anni e mezzo, mi hanno riferito che la tv nazionale dedicò all'argomento una settimana di dibattiti; fui sbattuto sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo; privato di ogni ufficio ecclesiastico; relegato ai margini della Curia e della Chiesa. Mi addolorava e continua ad addolorarmi, poi, aver esposto la mia famiglia ad una sofferenza lacerante quanto ingiusta”.

A parlare in un lungo sfogo di due ore e mezza di “dichiarazioni spontanee” è il cardinale Giovanni Angelo Becciu, nel corso della 14esima udienza del processo che lo vede coinvolto in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, di cui Becciu è stato per sette anni (dal 2011 al 2018) sostituto per gli Affari Generali, il ruolo più alto dopo quello di segretario. Al momento delle dimissioni Becciu era anche prefetto per la Congregazione delle cause dei santi.

La conferenza stampa del cardinale Becciu di due anni fa, quando si dimise dalla Segreteria di Stato Ap
La conferenza stampa del cardinale Becciu di due anni fa, quando si dimise dalla Segreteria di Stato

L’incontro con Cecilia Marogna

Nell’udienza di ieri l’ormai ex membro del collegio cardinalizio tra gli elettori (i porporati che non hanno compiuto l’80mo anno di età) ha fornito una ricostruzione dettagliata dei fatti su cui vertono le accuse a suo carico – che il diretto interessato ha integralmente respinto. Le sue dichiarazioni sono state seguite, nel pomeriggio, da altre due ore e mezza di interrogatorio da parte del promotore di giustizia (il pm vaticano) Alessandro Diddi. Becciu ha ripercorso dettagliatamente la sua vicenda lungo i sette anni in cui è stato sostituto per gli Affari generali, prima di diventare prefetto per le Cause dei santi, e non ha mancato di dare la sua versione sul caso Marogna, su cui finora aveva opposto il “segreto pontificio”, da cui però il Papa lo ha dispensato. Anzi, Becciu ha ringraziato il Pontefice per avergli consentito “così di poter parlare liberamente e difendermi con totale trasparenza”.

 

La collaborazione in sicurezza e intelligence

Tra l'altro, anche sulla sua conoscenza della ex manager sarda ha espresso “una forte e vibrata indignazione per come questo rapporto è stato distorto con illazioni offensive, di infima natura, lesive della mia dignità sacerdotale. Credo che questo atteggiamento tradisca altresì una scarsa considerazione nei confronti della donna in generale, e mi sento obbligato a chiedermi se un simile trattamento sarebbe stato riservato ad un uomo”. Becciu ha ricordato comunque come conobbe la donna che gli chiese un'udienza per proporre una collaborazione nel campo della sicurezza e dell'intelligence e, apprezzandone le capacità, decise (autorizzato passo dopo passo dal Papa) di avvalersi della sua consulenza in occasione del rapimento in Mali nel febbraio 2017 della suora colombiana Gloria Cecilia Navaes Goti, poi tornata libera quattro anni e mezzo dopo.

Il palazzo di Sloane Avenue, a Londra, acquistato dalla Curia Googlemaps
Il palazzo di Sloane Avenue, a Londra, acquistato dalla Curia

L’acquisto del palazzo di Londra

A questo punto della vicenda entra in campo l'agenzia londinese Inkermann, e anche i bonifici disposti nei confronti della Marogna (575 mila euro), che lei garantiva finalizzati alla liberazione di suor Gloria, finiti invece in buona parte in beni di lusso. Becciu ha detto di non aver utilizzato l'Obolo di San Pietro per i vari investimenti, anche per il famoso palazzo di Sloane Avenue a Londra, bensì “i fondi di riserva della Segreteria di Stato”. E ha ribadito come i 125 mila euro bonificati alla Caritas di Ozieri, tramite la Cooperativa Spes retta dal fratello Tonino, avevano esclusivamente una “destinazione caritativa”: Angelo Becciu ha infatti illustrato come “da prete arrossisco quando penso all'impegno di Tonino per i poveri e per la comunità”. Ma proprio quell'accusa, di “arricchire i miei famigliari”, “è stata la madre di tutte le mie disgrazie”. Da quel “bonifico incriminato” fu infatti convocato in udienza del Papa, dopo la quale il mattino seguente si affrettò a convocare una conferenza stampa poiché, ha spiegato il porporato sardo, “il comunicato emesso era così asettico, la sera mi tempestavano di telefonate chiedendomi se mi dimettevo per ‘crimini sessuali’, una cosa che mi indignava”.

 

Il dossier contro Pell

Ce n'è anche per i vari movimenti finanziari finiti nel fascicolo dell'accusa, per i rapporti con gli altri imputati (“avrei abusato dei miei poteri, non per lucro personale ma per far arricchire persone a me sostanzialmente sconosciute”). Nei vari passaggi Becciu ha sempre ribadito "con forza la mia assoluta innocenza”. Il cardinale ha inoltre smentito anche la “vergognosa accusa, la gravissima insinuazione” di aver addirittura finanziato con i soldi della Segreteria di Stato false testimonianze contro il card. George Pell, poi assolto in patria dall’accusa di abusi su minori. Intanto ieri, all'inizio dell'udienza, il testimone-chiave mons. Alberto Perlasca si è costituito parte civile proprio contro Becciu per “subornazione di testimone”, e contro altri quattro imputati per truffa, per averlo “indotto in errore” nella firma dell'accordo sulle 1.000 azioni di controllo del palazzo di Londra.