Libia

Scontri a Tripoli dopo l'arrivo del premier designato Bashagha: la delegazione lascia la città

Ferita da proiettili vaganti una guardia libica dell'Ambasciata d'Italia

Scontri a Tripoli dopo l'arrivo del premier designato Bashagha: la delegazione lascia la città
Reuters
Libia, il primo ministro designato Fathi Bashagha

Fatih Bashagha, il premier designato dal parlamento libico in opposizione al primo ministro riconosciuto dall'Onu, Abdul Amid Dbeibah, si è ritirato da Tripoli insieme alla sua delegazione, dopo aver cercato di entrare nella capitale per insediarsi, con il sostegno della brigata Nawasi. Lo riferisce il Libya Observer, citando fonti locali, secondo le quali in città ora prevale una "cauta calma". 

L'iniziativa di Bashagha aveva innescato pesanti combattimenti tra fazioni rivali durati tutta la notte, riferiscono i media libici, e anche dopo il ritiro dell'ex ministro dell'Interno, hanno continuato a udirsi "sporadiche sparatorie". 

Accerchiata nel distretto di Souq Jomàa, la delegazione giunta dalla Cirenaica è stata costretta a ripiegare a causa del pesante fuoco delle milizie fedeli a Dbeibah, che aveva minacciato di impiegare l'aeronautica contro il rivale. Bashagha ha confermato il ritiro che, secondo il Libya Observer, è potuto avvenire in sicurezza grazie alla mediazione della 444/ma brigata dell'esercito di Tripoli.

Nelle scorse settimane l'ex ministro dell'Interno aveva dichiarato in più occasioni di voler scongiurare nuove violenze e di voler insediare in modo pacifico il proprio governo nella capitale.

Bashagha, sostenuto dal maresciallo della Cirenaica Khalifa Haftar, aveva annunciato il suo ingresso nella capitale "accompagnato da diversi ministri, per iniziare il suo lavoro". Ieri sera Dbeibah, in previsione dell'arrivo di Bashagha, aveva ordinato all'aeronautica militare di "colpire i movimenti militari non autorizzati nella capitale".

Non sono ancora giunte reazioni dal governo Dbeibah, che si era insediato il 15 marzo 2021 in seguito a un accordo tra le fazioni libiche mediato dall'Onu, con l'obiettivo di portare il Paese a elezioni che ponessero fine a dieci anni di instabilità e guerra civile seguiti alla deposizione e all'assassinio del presidente Muammar Gheddafi. Gli scontri tra i leader politici portarono però a un rinvio sine die del voto, inizialmente previsto lo scorso 24 dicembre. 

La Libia è tornata quindi a spaccarsi in due, con le autorità della Cirenaica, sostenute dalle milizie di Haftar, opposte a quelle di Tripoli. Nonostante il sostegno di Haftar, che nel 2019 aveva tentato di conquistare la capitale ed era stato respinto dall'intervento turco a fianco dell'allora premier Fayez al-Serraj, Bashagha, ex ministro dell'Interno, non è finora riuscito a estromettere Dbeibah, il quale ha dichiarato che si dimetterà solo per lasciare il posto a un governo eletto. I rivali di Dbeibah ritengono però il suo compito concluso con il fallito tentativo di organizzare le elezioni. 

La crescente instabilità politica ha portato nelle scorse settimane a ripetute interruzioni della produzione petrolifera, principale fonte di introiti del Paese nordafricano. A far salire la tensione hanno contribuito proprio i dissidi sulla divisione dei proventi del greggio.

Ferita negli scontri una guardia libica dell'ambasciata d'Italia

"L'Amministrazione della protezione delle missioni diplomatiche annuncia il ferimento di uno dei propri elementi per colpi di arma da fuoco esplosi negli scontri che si sono verificati a Tripoli, mentre sta lavorando per proteggere l'ambasciata italiana". Lo scrive un tweet del sito Abaad News riferendosi agli scontri che hanno accompagnato il respinto tentativo del premier "parallelo" Fathi Bashagha di entrare a Tripoli. Da fonte informata si è appreso che la guardia è stata colpita da proiettili vaganti e non nell'ambito di uno scontro a fuoco mirato.