Vaiolo delle scimmie: arrivano i primi dati di efficacia su due antivirali

Uno studio inglese valuta l'efficacia di Brincidofovir e Tecovirimat, due molecole già autorizzate per il trattamento del vaiolo in scimmie e bovini, su un piccolo gruppo di pazienti

Vaiolo delle scimmie: arrivano i primi dati di efficacia su due antivirali
Rainews
Vaiolo delle scimmie

«Il vaiolo delle scimmie  non è una infezione che si trasmette facilmente da uomo a uomo». Parola del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc) , che nella sua ultima nota ufficiale ha posto l’attenzione sull’importanza di impedire la diffusione del virus tra gli animali. Il rischio di aumento dei casi è dunque ben lontano da quello rappresentato da Sars-CoV-2. Ciò non toglie, però, che l’attenzione della comunità scientifica rimanga alta. Anche nella valutazione di quelli che potrebbero essere i farmaci più efficaci per contrastare l’infezione.   

Due antivirali contro il vaiolo delle scimmie

Al momento non ci sono principi attivi indicati per il trattamento dell’infezione da vaiolo delle scimmie nell’uomo. E con ogni probabilità non ce ne saranno per diversi mesi, visti i tempi necessari per lo sviluppo di nuovi antivirali e un’esigenza che difficilmente diventerà pressante come accaduto invece nel caso di Covid-19. Quali allora le opportunità terapeutiche disponibili in caso di contagio? La terapia più indicata, al momento, è quella basata sul contenimento dei sintomi con antipiretici. Esistono però due antivirali - brincidofovir e tecovirimat - utilizzati in medicina veterinaria nel trattamento del vaiolo delle scimmie e di quello bovino. E autorizzati poche settimane fa - prima dall’Agenzia Europea e poi da quella Italiana del Farmaco - nei casi più gravi di infezione nell’uomo. Nuovi dati sulla loro efficacia sono disponibili in uno studio pubblicato oggi sulla rivista «The Lancet Infectious Diseases». Con evidenze preliminari, in parte confortanti. Valutando in maniera retrospettiva il decorso dell’infezione in sette persone inglesi infettatesi tra il 2018 e il 2021 e trattate con i due farmaci in ambiente ospedaliero, gli specialisti britannici hanno raccolto prove di efficacia soprattutto per tecovirimat.

Efficacia maggiore per tecovirimat

Il farmaco - utilizzato per la prima volta su un bovino nel 2018 - si è rivelato in grado di ridurre l’arco di tempo in cui le persone infette manifestavano i sintomi del vaiolo delle scimmie  e il periodo di contagiosità. Un indicatore, quest’ultimo, la cui durata è ancora ignota. «Durante i precedenti focolai di vaiolo delle scimmie, i pazienti sono stati considerati contagiosi fino alla completa caduta delle croste, mentre in questi casi la diffusione è stata registrata per almeno tre settimane dopo la diagnosi - afferma Catherine Houlihan, virologa dell’University College di Londra: tra gli autori dell’articolo -. I dati sulla contagiosità sono ancora contrastanti e necessitano di essere approfonditi attraverso ulteriori studi». Ridotta invece è apparsa l’efficacia di brincidofovir, sebbene siano gli stessi ricercatori ad affermare che «non sappiamo ancora se una somministrazione più precoce o a una dose differente possa determinare un andamento diverso dell’infezione». In tutti e sette i pazienti non sono stati comunque registrati i sintomi più gravi dell’infezione: la polmonite e la sepsi.

Servono nuove ricerche sull’efficacia degli antivirali

Prime indicazioni, considerando l’esiguo numero di pazienti trattati. «Servono ulteriori studi per verificare l’efficacia di questi o di altri antivirali contro quella che è una malattia infettiva negletta - avvertono i ricercatori -. Quanto da noi descritto e il focolaio attuale rimarcano la necessità di mantenere una collaborazione stretta tra i centri per gestire la diffusione dei casi di infezione». Secondo l’intensivista Nick Price, «con il lento ritorno verso la normalità dei viaggi internazionali, le agenzie sanitarie e i lavoratori ospedalieri di tutto il mondo devono rimanere vigili di fronte a un possibile aumento dei casi di vaiolo delle scimmie».

Twitter @fabioditodaro