Il sisma in Toscana

Terremoto a Firenze, il sismologo Meletti: "Le scosse potrebbero durare ancora per settimane"

Finora sono state contate 182 scosse. La più forte è stata quella registrata il 3 maggio scorso di magnitudo 3.7

Terremoto a Firenze, il sismologo Meletti: "Le scosse potrebbero durare ancora per settimane"
INGV
cartina geografica della zona colpita da sciame

Non si Ferma lo sciame sismico che, negli ultimi giorni, sta interessando la provincia di Firenze. Stamattina alle 5:51 ci sono stati ancora momenti di paura nella zona di Greve in Chianti per un nuovo episodio di magnitudo 3.3. Segnalazioni di scosse anche a San Casciano Val di Pesa e Impruneta.

Il terremoto avvertito a una profondità di 9 km, è stato localizzato dalla Sala Sismica dell'Istituto di Geologia e  Vulcanologia (Ingv) di Roma. La scossa è stata percepita distintamente dalla popolazione anche fuori dalla provincia fiorentina, nel pistoiese e nel Mugello.

La sequenza di scosse ha riacceso i riflettori sul rischio terremoto in una città d’arte fragile come il capoluogo toscano e riportato alla memoria il terremoto di magnitudo 6.5 in Garfagnana nel 1920 e quello l’anno prima, nel Mugello, di magnitudo 6.4.

Ma cosa sta accadendo negli ultimi giorni sul territorio toscano? La serie di scosse avvertita può essere il preludio a un episodio sismico più grave? Lo abbiamo chiesto al sismologo Carlo Meletti, Direttore della Sezione di Pisa dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).

Carlo Meletti direttore INGV Pisa INGV
Carlo Meletti direttore INGV Pisa

Che tipo di scosse sono quelle a cui stiamo assistendo da una settimana a questa parte sul territorio toscano?

Stiamo assistendo a una sequenza sismica fatta di scosse frequenti, ma non troppo forti. Nell’arco di una settimana ci sono state 182 scosse. La più forte è stata quella registrata il 3 maggio scorso di magnitudo 3.7, a seguire c’è quella di stamattina di magnitudo 3.3, che ha svegliato la popolazione di tutto il territorio della provincia di Firenze e non solo. Dopo il 3-4 maggio lo sciame sismico sembrava si fosse placato, invece è ripartito. Solo da ieri si contano 50 scosse. La sismicità è concentrata in questo triangolo fiorentino: Greve in Chianti, San Casciano Val di Pesa e Impruneta. Probabilmente, come accaduto già in passato, andranno avanti per settimane per poi sparire”.

È la prima volta che si verifica una sequenza di questo tipo?

“No, non è la prima volta. Una sequenza analoga era avvenuta tra il 2014 e il 2015. Ci furono oltre 200 scosse, più o meno nella stessa area in cui si sta registrando lo sciame sismico odierno. In quel caso la magnitudo massima raggiunta fu del 4.1, non ce ne furono più forti di così".

Le scosse vengono avvertite più forti di quanto in realtà sono 

“Quella del Chianti fiorentino è una zona soggetta a questo tipo di scosse -continua Meletti-. L’area collinare chiantigiana, posta immediatamente a sud di Firenze tra la Val di Greve e la Val di Pesa, è da tempo ben nota per la sua sismicità medio-bassa. Nel 1895 ci fu una scossa che toccò la magnitudo di 5.8”.

“C’è da dire poi che, per ragioni legate alla consistenza del territorio, le scosse vengono avvertite dalla popolazione in maniera più forte di quanto in realtà sono. Firenze è una città costruita sui depositi dei fiumi, non su materiale roccioso. Questo, quando arriva un’onda sismica, provoca un’amplificazione. Sono le caratteristiche del terreno che amplificano lo scuotimento, che viene avvertito più forte di quanto sia in realtà”. 

"Il nostro Istituto -continua il direttore dell'INGV di Pisa- ha allestito diverse stazioni per cui riusciamo ad avvertire scosse anche molto piccole. Spesso dei terremoti più piccoli avvertiamo il rombo, i boati del terremoto, ma non le scosse”.

Cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi giorni?

“Può accadere che le sequenze di scosse siano il preludio a un terremoto più forte, come successe a L’Aquila. Noi non abbiamo segnali che ci dicono questo, ci basiamo pertanto sulla casistica. Sappiamo che, nel 95% dei casi, sequenze come queste finiscono come sono iniziate. Solo nel 5% dei casi generano terremoti più forti. In ogni caso stiamo spingendo la popolazione a informarsi sulle procedure e sui comportamenti da mettere in atto in caso di eventuali episodi più gravi. Nonostante le previsioni, meglio essere pronti”.