La casina come non l'avete mai vista

Video inedito: da qui Giovanni Brusca schiacciò il pulsante della strage di Capaci

La torretta di appostamento, che conosciamo con la scritta No Mafia, il giorno dopa la strage sembra un luogo abbandonato. Da qui i mafiosi hanno fatto saltare l'autostrada

A trent’anni dalla strage di Capaci dagli archivi della “BlueService” di Trapani è saltato fuori un video, inedito, della casina bianca sulla collina davanti allo svincolo dell’autostrada, da cui Giovanni Brusca schiacciò il telecomando che fece esplodere i 500 kg di tritolo al passaggio della macchina del giudice Giovanni Falcone e di quelle delle scorte. Oggi la casina è diventata un simbolo con la scritta “No mafia”.

Il video è stato girato il giorno dopo l’attentato, un giorno di pioggia, cupo come lo era l’aria in Sicilia e in tutta Italia. Gli operatori entrano: a terra il lucchetto rotto, sul cancello anche fori di proiettile. La casina ha i segni dell’abbandono eppure è stata il centro di uno dei momenti più importanti della nostra storia. Alla fine la telecamera si ferma sull’autostrada si vede la voragine e alcune macchine intorno. Non sono neanche passate 24 ore dall’”attentatuni”.

Le immagini, nella loro semplicità, ci consegnano il senso di sgomento di quelle ore. L’attacco al cuore aveva lasciato tutti senza fiato e senza parole.

Giovanni Brusca nelle sue dichiarazioni dice: " Subito dopo l'esplosione mi venne a prendere Gioacchino La Barbera. Mi disse che avevamo fatto una crudeltà, sentendo i commenti della gente. Avevamo ucciso il giudice Giovanni Falcone”.

 

La preparazione

Giovanni Brusca ha raccontato, durante il processo, tutte le fasi di preparazione dell'attentato escludendo il coinvolgimento di soggetti esterni nelle varie fasi. “Né durante le fasi di preparazione né in quelle di esecuzione ricordo persone estranee a Cosa nostra” ha detto Brusca in maniera categorica parlando della preparazione dell'esplosivo che si svolse in parte “nella villetta di Antonino Troia dove caricammo 13 bidoncini di esplosivo”. Il commando misurò anche la lunghezza del canale di scolo del cunicolo sotto l'autostrada da dove sarebbe transitato il giudice Falcone. “L'abbiamo misurata attraverso una corda. E' stato semplicissimo”.

La preparazione della strage
“In base alle prove che abbiamo fatto, eravamo certi della riuscita dell'attentato. Non c'è stata nessuna sorpresa. Per tre settimane avevamo fatto appostamenti. Era tutto organizzato. Ganci e Cancemi dovevano osservare le auto partire dalla casa. Ferrante all'aeroporto ci avrebbe confermato l'arrivo di Falcone. Gioacchino La Barbera, in macchina, doveva darci la velocità del corteo. Avevamo lasciato un frigorifero per individuare il momento per dare l'impulso. Ci accorgemmo a vista d'occhio che il corteo era improvvisamente rallentato”. In base ai programmi iniziali a premere il pulsante in quel 23 maggio del 1992 sarebbe dovuto essere Pietro Rampulla. “Quel giorno ebbe un problema familiare. Mi chiese se era un problema ma gli dissi che poteva anche non venire. Io ero in grado di fare tutto”.

L'attentatuni
Nelle parole di Brusca il momento dell’attentato: “Assieme ad Antonino Gioé ero appostato sulla montagna aspettando che passasse il corteo delle auto di scorta. Ad un certo punto Gioé, che aveva il binocolo, mi disse 'Vai, vai vai', Antonino me lo disse tre volte che potevo schiacciare il telecomando quando arrivò il corteo con il giudice Giovanni Falcone. Non so perché ma non schiacciai subito il telecomando. C'era qualcosa che mi diceva di non farlo.”