Dopo la sentenza della Corte Suprema

Aborto, Usa nel caos tra proteste e arresti. E aumenta la richiesta di interruzione farmacologica

Manifestazioni da Washington a Phoenix, da Los Angeles a New York. Il South Dakota verso il divieto della pillola abortiva, la governatrice: darò la caccia alle prescrizioni online e alla consegna via posta

Aborto, Usa nel caos tra proteste e arresti. E aumenta la richiesta di interruzione farmacologica
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Dopo che la Corte Suprema ha cancellato la sentenza “Roe vs Vade” del 1973, che rappresentava una pietra miliare della giurisprudenza americana nel tutelare il diritto costituzionale all’aborto negli Usa, sono scoppiate violente proteste e manifestazioni in tutti gli Stati Uniti, dalla costa est alla costa ovest. A New York i manifestanti, i cosidetti pro-choice, si sono radunati a Bryant Park, nel cuore di Manhattan e almeno 25 di loro sono stati arrestati.

A Los Angeles i pro-choice hanno marciato lungo la  Freeway 110, che collega il centro della città con il porto ma che è grande come un'autostrada a 4 corsie, bloccando il traffico. L'occupazione è continuata nelle strade del centro di LA per tutta la notte, scatenando anche sui social una guerra tra chi sostiene le ragioni dei manifestanti e chi li accusa di “fascismo” poiché cercano di imporre il loro punto di vista, bloccando la città senza le necessarie autorizzazioni. Naturalmente anche in questo caso è intervenuta la polizia.

A Phoenix la polizia è intervenuta quando un gruppo di manifestanti, radunatisi davanti al palazzo del Senato, ha rotto alcune finestre tentando di entrare nell’edificio, ricordando il clima dell’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti d'America del 6 gennaio 2021. Sono stati dispersi dalla polizia con l’uso di lacrimogeni.

E non vi sono solo coloro che manifestano a favore del diritto all’aborto, vi sono anche quelli che lo avversano e appoggiano la decisione della corte suprema. Si definiscono “pro-life”. A Washington centinaia di persone di entrambi gli schieramenti si sono radunate davanti alla Corte Suprema. L’ativista pro-choice Guido Reichstadter si è arrampicato sopra il Frederick Douglass Memorial Bridge per esporre uno striscione ed ha postato sui social la sua contrarietà alla decisione della Corte Suprema.

A Greenville in South Carolina, la polizia è intervenuta proprio per impedire lo scontro tra i manifestanti dei due schieramenti, pro-choice e pro-life, ed ancora ne sono scaturite violenza e uso di Taser e arresti da parte delle forze dell'ordine.

A Cedar Rapids, in Iowa, un pick-up ha travolto un gruppo di manifestanti a favore dei diritto all’aborto. Non è sicuro se il 60enne guidatore lo abbia fatto per motivi ideologici o meno. Una ragazza è rimasta lievemente ferita ma il bilancio poteva essere molto più grave.

Il divieto di aborto è diventato operativo subito in Utah, South Dakota, Kentucky, Louisiana, Oklahoma, Missouri e Arkansas. Si pensa che la decisione della Corte possa condizionare il comportamento di almeno 20 Stati, ma c’è chi dice 26, che potrebbero vietare l’aborto, costringendo così le donne che lì abitano, e che volessero praticare un aborto, a viaggiare negli stati dove sarà ancora legale, o a ricorrere a pratiche clandestine, specialmente per gli strati più poveri della popolazione.

Lebron James, star della squadra di pallacanestro Nba dei Los Angeles Lakers, ha ritwittato il post dell'attivista politica Angela Rye che ha voluto denunciare in un tweet proprio la discriminazione che colpirà maggiormente donne afroamericane disoccupate.

Lebron James non è l’unico sportivo di livello mondiale che ha preso subito posizione rispetto alla decisione della Corte Suprema, anche Luis Hamilton ha voluto esprimere il suo parere tramite una storia sul suo profilo social.

Nelle ore successive alla comunicazione della decisione della Corte Suprema di revocare il diritto legale all'aborto negli Stati Uniti, Just the Pill, un'organizzazione senza scopo di lucro, che segue pazienti che desiderano avvalersi dell’uso di pillole abortive in diversi stati, ha visto quadruplicarsi il numero giornaliero di domande di assistenza e la maggior parte vengono dagli Stati che hanno proibito la pratica dell’aborto.