Emergenza idrica

Allarme siccità: le regioni chiedono un aiuto rapido e incisivo al governo

Bonaccini: "Intervento immediato". Il Piemonte chiede l'allerta rossa. Mercoledì l'appuntamento per fare il punto della situazione nella Conferenza delle regioni

Allarme siccità: le regioni chiedono un aiuto rapido e incisivo al governo
Local Team
Siccità del Tevere

Di fronte a una terra sempre più arsa, dopo una primavera che resterà negli annali come la sesta più calda di sempre sul pianeta a livello climatico, il Po mai così in secca e le previsioni che annunciano ancora lunghe giornate senza piogge, le Regioni chiedono aiuto al governo invocando un intervento il più rapidamente possibile per fronteggiare l'emergenza. 

A muoversi per primi sono stati i governatori del Nord: il Veneto già nelle settimane scorse aveva chiesto lo stato d'emergenza, ottenendo però un no da parte del governo; poi si sono mosse la Lombardia e il Piemonte. È, infatti, nelle regioni settentrionali, secondo la Coldiretti, che le precipitazioni primaverili si sono più che dimezzate, con il territorio a boccheggiare, stremato da temperature a dir poco inusuali. Ma la situazione è difficile anche il centro-sud, con l'Autorità di bacino del Tevere che lamenta di avere lanciato l'allarme siccità già da diversi mesi e invita a muoversi con la massima celerità per non dover inseguire le emergenze. 

La prima data utile per fare il punto della situazione tra tutti i governatori e far sentire la propria voce al governo è mercoledì. "Ci sarà la Conferenza delle Regioni - ha ribadito sui suoi canali social il presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini - ed è lì che dobbiamo porre il tema, per chiedere al Governo un intervento immediato e un riguardo particolare per tutto il bacino del Po". 

La secca del “Grande fiume” è infatti un problema serio, visto che sulle sue acque poggia l'intera spina dorsale del patrimonio agricolo e agroalimentare della “food valley” italiana. Bonaccini ha inoltre annunciato che anche l'Emilia-Romagna sta preparando la richiesta di stato di emergenza, come hanno già fatto le altre regioni. 

Il tema, confermano fonti vicine al presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, è effettivamente sul tavolo e mercoledì si cercherà una posizione comune. Lo stesso Fedriga, tra l'altro, sta preparando la dichiarazione di stato di emergenza locale e un decreto specifico sulla criticità idrica che coinvolgerà i settori dell'agricoltura e poi gli usi civili e domestici per contenere il consumo di acqua. 

In attesa di capire la proposta delle Regioni, il Piemonte fa un passo avanti. L'assessore regionale all'Ambiente, Matteo Marnati, annuncia che la Regione "chiederà il livello massimo di allerta, quello rosso", in modo da "permettere al Governo di intervenire con i mezzi della protezione civile o per decidere gli utilizzi delle acque". 

La Liguria, che ha riunito all'inizio della scorsa settimana l'Osservatorio dei Corpi Idrici, deciderà invece "nei prossimi giorni" proprio sulla scorta delle analisi che arriveranno dall'Osservatorio. Bisogna capire, hanno spiegato il governatore, Giovanni Toti e l'assessore alla protezione civile, Giacomo Giampedrone, "quali misure di indirizzo intraprendere e quindi trasmettere ai Comuni e agli Enti gestori Ato provinciali". 

Ma l'emergenza non riguarda solo la pianura Padana. "Noi l'allarme siccità l'abbiamo lanciato tre, quattro mesi fa" dice il segretario generale dell'Autorità di bacino del Tevere, Erasmo D'Angelis, sottolineando che era stato anche segnalato "l'arrivo di ondate di calore che non vedevamo da tantissimo tempo". "Non possiamo più inseguire le emergenze - aggiunge - l'acqua deve essere al centro dell'attenzione pubblica e degli investimenti, deve rientrare nei bilanci dello Stato: il tema quindi è fare prevenzione nei tempi di pace".

"Le regioni del Nord Ovest sono già in sofferenza, e ora anche quelle del Nord Est sono in emergenza. Il Centro è in una situazione pre emergenziale, mentre nel Mezzogiorno il problema siccità è endemico - prosegue D'Angelis. Significa che il Sud, con alle spalle diverse annate caratterizzate dalla siccità, ha molte zone che vanno verso la desertificazione. Siamo passati da una media di 40 giorni di emergenza all'anno a oltre 150 e questo mette in difficoltà l'agricoltura. Ci restano 10-15 giorni di riserve d'acqua per irrigare i campi".

"Faremo un appello al governo perché rimoduli il Pnrr. L'acqua non può essere la cenerentola del Piano a cui viene destinato solo il 2%. Va stanziato molto di più per ragionare di nuovi invasi per trattenere l'acqua piovana - conclude. Dobbiamo stoccare l'acqua come si faceva negli anni 70. Oggi abbiamo perso circa il 4% della capacità che avevamo allora. Ci vuole il 20% del Pnrr, non basta il 2%".