Il principe Carlo contro il rimpatrio forzato dei migranti ruandesi: "Spaventoso"

Secondo quanto rivelato dal Times e dal Daily Mail, il futuro erede al trono d'Inghilterra si sarebbe dichiarato contrario alla sentenza dell’Alta Corte di Londra

Il principe Carlo contro il rimpatrio forzato dei migranti ruandesi: "Spaventoso"
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Il Principe Carlo e la regina Elisabetta II al recente Giubileo di Platino

Non è contrario solo l’Onu al rimpatrio forzato dei migranti ruandesi, in programma da martedì e come stabilito dal piano concordato dal governo di Boris Johnson.

Secondo quanto rivelato dal Times e dal Daily Mail, anche il principe Carlo si sarebbe dichiarato contrario alla sentenza dell’Alta Corte di Londra. 

Nonostante ufficialmente a palazzo abbiano ribadito la scelta di rimanere “politicamente neutrali”, fonti vicine affermano che il futuro erede al trono abbia definito la decisione del rimpatrio dei migranti “appalling”, ossia semplicemente spaventosa.


 

Il Daily Mail a sua volta ha riportato l’esistenza di vecchi attriti tra il futuro re e Boris Johnson e che il primo è stato accusato di essersi immischiato più volte, impropriamente, negli affari del governo. 

Le ingerenze, in passato, si erano manifestate attraverso diverse missive inviate a ministri e a altri funzionari, lettere che sono state rese pubbliche sette anni fa e in virtù delle leggi sulla libertà di informazione .

Intanto proprio a fine mese il principe Carlo dovrà fare le veci della regina proprio a Kigali, la capitale del Ruanda, in un vertice del Commonwealth. Noto per il suo grade interesse per la realtà del Paese africano, assieme alla moglie, la principessa di Cornovaglia, saranno i primi membri della famiglia reale a visitare il Ruanda, rappresentando la Regina all'incontro dei capi di governo del Commonwealth, ma anche ad assistere agli eventi che segnano il recupero del paese dal genocidio del 1994.

Da Clarence House ribadiscono comunque che: “Le questioni di politica sono decisioni del governo" e che, anzi, le relazioni sono buon a tal punto che “il primo ministro aveva tenuto anche un discorso incredibilmente caldo sui risultati delle attività del principe sull'ambiente".

 

Il piano Johnson
Come previsto dal piano del governo di Boris Johnson, gli immigrati che entrano illegalmente nel Regno Unito saranno trasportati in aereo in Ruanda, dove attenderanno l'esito della loro richiesta d'asilo. Sono circa 31 le persone cui è stato detto che potrebbero salire sul primo volo per il paese dell'Africa orientale.

Il progetto concordato dal governo inglese con quello del Ruanda per il trasferimento nel Paese africano di una parte d'immigrati sbarcati illegalmente nel Regno Unito, vede il Paese africano utilizzato “come una sorta di parcheggio” per l tempo necessario alle autorità di Londra per stabilire se concedere loro lo status di rifugiati e l'accesso. Il meccanismo viene giustificato dall'esecutivo britannico come uno strumento destinato a cercare di scoraggiare il traffico dei clandestini attraverso la Manica nell'ambito della promessa stretta post Brexit ai confini.

E mentre il tempo stringe, si stanno sollevano divere azioni legali contro l’iniziativa del governo. Tra queste, il ricorso si quattro richiedenti asilo sostenuti dalle associazioni per i diritti dei migranti e il sindacato degli agenti di frontiera, che riguardo l'accordo siglato ad aprile tra Londra e Kigali, hanno denunciato abusi e illegalità. 

Secondo i ricorrenti, fra i richiedenti asilo preavvertiti del trasloco imminente in Africa, vi sono 35 sudanesi, 18 siriani, 14 iraniani, 11 egiziani e persino 9 afghani "in fuga dal regime talebano". Mentre i media citano, fra le persone potenzialmente a rischio, il caso di un iracheno che afferma d'aver lasciato il proprio Paese poiché minacciato in quanto gay e che ora teme il 'soggiorno' temporaneo in Ruanda a causa della normativa restrittiva sull'omosessualità in vigore a suo dire in quello Stato africano pur filo-occidentale.