Il voto di Copenaghen

La Danimarca dice sì alla politica di Difesa comune nell'Ue. E aumenta le spese militari

A spoglio non ancora terminato, si profila una schiacciante vittoria con quasi il 70%. Un risultato storico, dopo le varie esenzioni chieste dai danesi per accettare il Trattato di Maastricht e non essere inclusi nella politica monetaria di Bruxelles

La Danimarca dice sì alla politica di Difesa comune nell'Ue. E aumenta le spese militari
(Ansa)
Cittadini al voto, poco prima della chiusura del seggio elettorale, presso il Municipio di Copenaghen

Secondo i primi exit poll del referendum che si è tenuto ieri in Danimarca, il 69% dei cittadini ha detto sì all'adesione del Paese alla politica di Difesa e di Sicurezza comune dell'Unione Europea. La consultazione elettorale ha chiamato i danesi a esprimersi su una clausola di esclusione volontaria, concordata con Bruxelles 30 anni fa, che tiene la Danimarca fuori dalla politica di Difesa e Sicurezza comune nell'Unione europea. Ora Copenaghen vuole superarla ed entrare nel relativo programma Ue.

La Danimarca è membro dell'Unione dal 1973, ma ha frenato il trasferimento di più potere a Bruxelles nel 1992, quando il 50,7 percento dei danesi bocciò il Trattato di Maastricht, con cui venne istituita l'Ue. Ma siccome quel trattato, per entrare in vigore, doveva essere ratificato da tutti gli Stati membri, per convincere i danesi ad approvarlo, Copenaghen negoziò con Bruxelles una serie di esenzioni e alla fine, l'anno successivo, i danesi lo approvarono. Da allora, la Danimarca è rimasta fuori dalla moneta unica europea (respinta in un referendum nel 2000), così come dalle politiche comuni in materia di Giustizia, Affari interni e Difesa.

Il conteggio delle schede dopo la chiusura del seggio elettorale nel Municipio di Copenaghen (Ansa)
Il conteggio delle schede dopo la chiusura del seggio elettorale nel Municipio di Copenaghen

“Accolgo con favore il forte messaggio di impegno per la nostra sicurezza comune inviato oggi dal popolo danese”, ha scritto su Twitter la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen. “L'esperienza della Danimarca in materia di difesa è molto apprezzata. Sono convinta che sia la Danimarca che l'Ue trarranno vantaggio da questa decisione. Siamo più forti insieme”, ha sottolineato ancora von der Leyen.

Sugli stessi toni il commento della premier danese, Mette Frederiksen: “Questa sera la Danimarca ha inviato un segnale importante, ai nostri alleati in Europa e nella Nato e anche al presidente Putin” ha detto la “Ministra di Stato” della Danimarca (così viene indicato il premier a Copenaghen), aggiungendo: “Dimostriamo che quando Putin invade un Paese libero e minaccia la stabilità in Europa noi altri siamo uniti”.

Dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca, il vento è cambiato in Europa, e le richieste formali di Svezia e Finlandia di aderire alla Nato lo hanno recentemente dimostrato. La premier Mette Frederiksen già agli inizi di marzo aveva annunciato il referendum di ieri, affiancata dai leader dei partiti Venstre, Konservative, Radikale e SF. Con il sì, passa anche un’altra importante decisione: è stato contestualmente approvato un notevole aumento del bilancio della Difesa, che porterà la spesa al 2% del Pil (al momento è l'1,47%), attraverso un aumento dell'indebitamento.