"La Nato non può decidere il destino dell'Europa"

Ucraina, Lavrov: "Siamo ancora aperti al dialogo, ma bisogna essere in due per ballare il tango"

Sulla condanna a morte dei "mercenari stranieri" il ministro ha dichiarato: "Sono state pronunciate sulla base delle leggi della Repubblica popolare di Donetsk"

Ucraina, Lavrov: "Siamo ancora aperti al dialogo, ma bisogna essere in due per ballare il tango"
LaPresse/Russian Foreign Ministry Press Service
Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov

"Siamo ancora aperti al dialogo, ma bisogna essere in due per ballare il tango, mentre i nostri partner occidentali finora hanno ballato la break-dance da soli", ha dichiarato il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov lo riporta la Tass.

E sulle sanzioni imposte dall'Ucraina contro 35 alti funzionari russi afferma: “Non credo che questo meriti un qualche passo concreto da parte nostra”.

E sulla condanna a morte dei "mercenari stranieri" Aiden Aslin, Sean Pinner e Saadun Brahim in Ucraina il ministro ha dichiarato: "sono state pronunciate sulla base delle leggi della Repubblica popolare di Donetsk. Al momento tutti i processi si basano sulla legislazione della Repubblica popolare di Donetsk, perché i reati in questione sono stati commessi sul quel territorio. Tutto il resto è speculazione - ha spiegato - non interferirei nel lavoro del sistema giudiziario della Repubblica di Donetsk".

E insiste sulla Nato e sulla sua posizione. "È diventato chiaro a tutti che la Nato non può più decidere il destino dell'Europa". In visita a Erevan, in Armenia, spiega il ruolo della CSTO (Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva alla quale aderiscono  oltre alla Russia l'Armenia, la Bielorussia, il Kazakistan, il Kirghizistan e il Tagikistan) che, secondo Lavrov, "funge da fattore di bilanciamento per le azioni illegittime della Nato". 

A suo dire, la Csto deve rafforzarsi non per forza in quantità di Stati membri ma in qualità delle sue capacità di difesa. "Ma non a tutti piace lo sviluppo di questa organizzazione”. Ma al di là delle dichiarazioni d'intenti, il rapporto tra Mosca e i suoi vicini dell'Asia centrale ha subito delle incrinature all'indomani dell'invasione ucraina: Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan (insieme anche a Uzbekistan e Turkmenistan), per esempio, non si sono schierate al fianco della Russia all'Onu quando a inizio marzo sono state votate due risoluzioni di condanna alla guerra. Fondata nel 1992, per 30 anni la Csto è rimasta un'alleanza pacifica che conduce regolari esercitazioni militari e non aveva mai schierato le proprie truppe in nessuna missione, fino allo scoppio degli scontri in Kazakistan, a gennaio scorso, che hanno portato all'allontanamento dalla vita politica dell'ex presidente Nazarbayev. In quell'occasione, l'attuale capo di Stato kazako, Kassym-Zhomart Tokaev, denunciando un tentato golpe, si era appellato proprio alla Csto per chiedere l'invio di truppe russe in Kazakistan.