La crisi e le armi

“Le armi fornite all’Ucraina potrebbero finire sui mercati illegali controllati dalle mafie”

Sulla sorte delle armi fornite all’Ucraina negli Stati Uniti, si è aperto un dibattito politico che coinvolge anche studiosi del fenomeno mafioso. In Italia abbiamo chiesto un parere in merito al criminologo Vincenzo Musacchio.

“Le armi fornite all’Ucraina potrebbero finire sui mercati illegali controllati dalle mafie”
foto fornita da Pierluigi Mele
Vincenzo Musacchio

Nei giorni scorsi all'opinione pubblica è arrivato un allarme riguardo le armi che vanno in Ucraina possano andare sul mercato nero gestito in gran parte dalle mafie internazionali. Cosa ne pensa?

Guardi dopo la droga, le armi costituiscono laffare più lucroso per le mafie transnazionali. Europol ci conferma che il mercato illegale delle armi dell'Ucraina è cresciuto a dismisura dal 2014, sostenuto, sfortunatamente, da una crescita di armi priva di controlli sul loro utilizzo. Chi conosce la storia dell'Ucraina sa che questa Nazione sia stata (ed è ancora oggi) un crocevia per il traffico di armi risalente alla caduta dell'Unione Sovietica. È noto che l'esercito dellex URSS abbia lasciato molti arsenali di armi in Ucraina senza un'adeguata tenuta dei registri di controllo e dinventario. Oggi in questo Paese arrivano armi provenienti da molti Stati europei ed extraeuropei e proprio negli Stati Uniti il Washington Post ha aperto in questi giorni un dibattito sul dove andranno a finire gli aiuti militari e soprattutto se andranno nelle mani giuste. Personalmente ritengo molto alto il rischio che possano finire sul mercato nero gestito dalle mafie transnazionali.

Quindi queste armi potrebbero finire in mani sbagliate?

Se per mani sbagliate” intendiamo la criminalità organizzata, certamente sì.  In Ucraina era possibile acquistare armi e sparire in un battito di ciglia. Non credo che tale consuetudine si sia improvvisamente interrotta, anzi, penso che il caos portato dalla guerra, con le nuove armi appena giunte nel Paese, lo abbia addirittura fortificato e agevolato. Le mafie ucraine e russe dominano in questo mercato nero. Ak-47, pistole automatiche e fucili di alta precisione, dallUcraina sarebbero arrivati in Italia con lintermediazione della ndrangheta senza troppe difficoltà nel dicembre del 2021. È lo stesso Gratteri a dichiarare allAdnkronos che la ndrangheta comprerà le armi in Ucraina a prezzi da outlet alla fine delle ostilità. Io concordo con la sua opinione perché è confortata da fatti già accaduti con la fine della guerra in ex Jugoslavia.  

Secondo lei si è sottovalutato questo problema?

Credo proprio di sì. Bisognava tracciare qualsiasi tipo di arma inviata in Ucraina e purtroppo, questo non è stato fatto. Oggi non esiste un database comune agli Stati che hanno inviato armi in loco. Questo ovviamente agevolerà le mafie che continueranno a fare affari com’è già accaduto in ogni guerra del passato e del presente. È di pochi giorni (3 giugno) fa lindagine di Interpol che ha scoperto un sito di dark web in cui si trafficavano armi verso il Medio Oriente e il nord dellAfrica. Questi fatti ci confermano che il problema è stato notevolmente sottovalutato dagli Stati.

La ndrangheta sarà coinvolta in questo affare?

Tutte quelle mafie con una dimensione transnazionale saranno coinvolte in questo affare poiché sappiamo bene che in tempo di guerra non solo continuano a lucrare ma sanno sfruttare la situazione per ottenere il massimo profitto possibile. Oggi, col conflitto russo-ucraino in corso alle porte dellEuropa, la ndrangheta può intervenire in diversi settori non solo in quello delle armi. 

Come avviene in concreto questo traffico darmi e come le mafie riescono a gestirlo?

Il traffico di armi è un commercio illegale tra territori. La principale merce trafficata sono le armi intese in senso ampio (leggere e pesanti, nucleare compreso). I gruppi criminali operanti a livello transnazionale (russi, albanesi, ndrangheta, mafie slave, turche e rumene) sfruttano tre rotte principali. La prima è quella che dai Balcani tramite lItalia, la Croazia e la Slovenia, raggiunge lEuropa occidentale (Francia, Germania, Grecia, Olanda, Irlanda, Spagna), ma anche lAfrica e il Medio Oriente, passando dai paesi dellEuropa meridionale. La seconda, che dagli Stati ex sovietici e dellest Europa raggiunge sia lAfrica, sia lEuropa occidentale attraverso la Grecia, lItalia e la Romania. La terza rotta parte dallarea del Medio Oriente e Nord Africa e si congiunge con lEuropa a doppio senso e vede come fulcro dei traffici ciò che resta della Libia. Naturalmente le nuove mafie sfruttano anche le moderne tecnologie e le cd. rotte virtuali attraverso il deep web e il dark web cioè quelle parti della rete non accessibili attraverso i tradizionali motori di ricerca ma solo mediante appositi software. Non escluderei da tale marcato anche i nuovi robot killer che potrebbero finire in mano a criminali e terroristi.

Quale soluzione è possibile, concretamente, per arginare il fenomeno?

È necessaria una soluzione internazionale condivisa, poiché linesistenza di confini nazionali per le merci e le persone in Europa spesso avvantaggia i trafficanti di armi e gli intermediari che fanno acquisti per Paesi con meno restrizioni. Le singole legislazioni nazionali spesso limitano la portata e l'azione delle forze dell'ordine, mentre la cooperazione internazionale richiede tempo e Nazioni disponibili. Contrassegnare le armi da fuoco ai fini della loro effettiva tracciabilità e identificazione e detenere registrazioni sistematiche delle informazioni sulle armi da fuoco e sulle transazioni internazionali in armi da fuoco, loro parti, componenti e munizioni a fini di tracciabilità restano a oggi le uniche misure praticabili ma naturalmente del tutto insufficienti.

Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dellAlta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra.