Scissione e stabilità

Luigi Di Maio: "Sono 'draghiano' "

I numeri di Di Maio garantiscono la stabilità del Governo, ma danno a Salvini un maggior peso nella maggioranza. La Lega deve però ancora fare i conti con le sconfitte alle urne

Luigi Di Maio: "Sono 'draghiano' "
ansa/riccardo antimiani
Luigi di Maio al Senato

Ha parlato per venti minuti Luigi Di Maio, ha detto molto, ne riferiamo qui, e a un certo punto si è definito 'draghiano' e pronto a sostenere il governo. Non è certo una sorpresa, anzi il sostegno al governo Draghi è stato una faglia all'interno del Movimento che solo l'autorevolezza di Grillo ha saputo ricomporre - nel febbraio dello scorso anno - imponendo una linea che proprio Di Maio ha da allora rappresentato con coerenza. Ed è questa stessa coerenza governista, draghiana, la linea politica di Di Maio e degli oltre 60 parlamentari che sono con lui (e che potrebbero aumentare nei prossimi giorni) per cui possono sostenere che non vi saranno ripercussioni sulla tenuta del governo.

La scissione del Movimento era nell'aria da tempo, non si conoscevano i numeri e questo poteva legittimamente far pensare che l'uscita di un piccolo numero di fedeli al ministro degli esteri avrebbe potuto innescare il ritiro dall'esecutivo di Giuseppe Conte e dei pentastellati 'ortodossi'.

Tema, questo, sollevato da Bloomberg, una delle principali agenzie di stampa, che scriveva "Conte starebbe pensando di uscire dalla coalizione che sostiene il governo italiano". È vero, notava ancora Bloomberg, che "la scissione nel M5s molto probabilmente lascerebbe a Draghi la maggioranza in entrambe le Camere" tuttavia "gli renderebbe più difficile portare a termine i suoi piani per rimettere in sesto l'economia".

Scenari che il M5s (quello di Conte) "smentisce categoricamente", rivendicando di avere "lavorato sino all'ultimo minuto, nell'interesse di tutti i cittadini".  "Il costante impegno che abbiamo dedicato a elaborare la risoluzione - si afferma ancora - è la smentita più forte alle voci di una nostra uscita dal governo, che in queste ore sta malevolmente circolando". Se ne riparla da domani.    

I prossimi mesi diranno quanto vale la nuova creatura politica del ministro degli esteri. Al momento, certo il peso, e i vantaggi, di un'opposizione 'dal di dentro' alla politica di Draghi torna unicamente in capo a Matteo Salvini. Pochi giorni fa il segretario della Lega aveva anticipato che la sua offensiva, sui temi economici, sarebbe ripartita a Settembre. Un tempo lungo in questo anno di guerra e pre-elettorale, in cui ancora devono essere fatti a fondo i conti all'interno dei partiti politici che hanno perso le elezioni. Nel Movimento cinque Stelle è appena successo, nella Lega, che ha perso pure i referendum, deve ancora iniziare.