Referendum 12 giugno

Secondo quesito: le ragioni del SI' e quelle del NO

Limitazione delle misure cautelari. "Con il sì vogliamo limitare l’abuso della carcerazione preventiva" dice Giulia Bongiorno. Mirabelli, Pd: "Votiamo no per non abrogare una norma che tutela le le vittime e la sicurezza pubblica"

Secondo quesito: le ragioni del SI' e quelle del NO
ANSA
Giulia Bongiorno e Franco Mirabelli

Il prossimo 12 giugno si apriranno i seggi per i referendum abrogativi, indetti dal Presidente della Repubblica il 6 aprile scorso.  Cinque quesiti a cui i cittadini sono chiamati a rispondere con un SI' o con un NO, per decidere se abrogare o meno alcuni articoli di legge in materia di giustizia.  Abbiamo chiesto, per ogni quesito, un commento sul possibile voto.

Quesito n.2 Limitazione delle misure cautelari
 

Scheda di colore arancione: abrogazione dell'ultimo inciso dell'art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale. 
 

Volete voi che sia abrogato il decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n.447 (Approvazione del codice di procedura penale) risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art.274, comma 1, lettera c), limitatamente alle parole: “o della stessa specie di quello per cui si procede. Se il pericolo riguarda la commissione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede, le misure di custodia cautelare sono disposte soltanto se trattasi di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni ovvero, in caso di custodia cautelare in carcere, di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni nonché per il delitto di finanziamento illecito dei partiti di cui all’art. 7 della legge 2 maggio 1974, n. 195 e successive modificazioni.”?
 

Se vince il SI' resterebbe in vigore la custodia cautelare soltanto per i seguenti motivi: pericolo di fuga, inquinamento delle prove e rischio di commettere reati di particolare gravità, con armi o altri mezzi violenti e si abolirebbe la possibilità di procedere alla custodia in carcere o ai domiciliari per la reiterazione del reato. 

Se vince il NO resta in vigore la legge che consente la detenzione e la misura degli arresti domiciliari anche per il pericolo della reiterazione del reato.

 

Fac-Simile della scheda elettorale: Quesito 2 dait.interno.gov.it
Fac-Simile della scheda elettorale: Quesito 2

Le ragioni per votare SI': Giulia Bongiorno, senatrice responsabile Giustizia della Lega

I referendum nascono tutti dall'idea di non rassegnarsi di fronte alla crisi della magistratura e della giustizia. Votare sì significa spingere per una riforma liberale, dire stop allo scambio di favori tra le correnti della magistratura, pretendere che i giudici siano imparziali.  La custodia cautelare, prima di una condanna definitiva, deve essere un rimedio assolutamente eccezionale; nel nostro Paese, non è così, e la carcerazione preventiva da eccezione è diventata la regola! Attenzione, i detrattori dei referendum affermano che si vorrebbe abolire la custodia cautelare, ma ciò non corrisponde al vero. Nessuno chiede di abrogare la custodia cautelare in carcere e le condizioni per la sua applicazione, tanto che il quesito referendario non riguarda l’abolizione generica del pericolo di reiterazione del reato. Se v’è il pericolo che un indagato commetta gravi reati (compresi i casi di criminalità organizzata e di violenza) potrà essere applicata la custodia cautelare in carcere. Con la vittoria del “sì” resterebbe quindi applicabile la custodia cautelare in carcere per i reati più gravi. Con questo referendum si vuole soltanto limitare l’abuso della carcerazione preventiva e porvi un freno”.

Le ragioni per votare NO: Franco Mirabelli, senatore capogruppo Pd in commissione Giustizia

“Votiamo NO al referendum sulle misure cautelari (carcerazione preventiva o utilizzo del braccialetto elettronico o arresti domiciliari o divieto di avvicinamento alle vittime) perché l'abrogazione toglierebbe la possibilità di utilizzarle per il rischio di reiterazione del reato. Riteniamo che questo quesito metta a repentaglio una norma che serve a tutelare le vittime e la sicurezza pubblica. Si tratta di reati come stalking, truffe agli anziani, spaccio, anche quando gli accusati vengono colti in flagranza di reato verrebbero rimessi in libertà senza nessuna restrizione a tutela della sicurezza pubblica”.