Dati preoccupanti in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione, che oggi si ricorda in Italia con il triste corollario di rapporti e cifre che tratteggiano un quadro a dir poco allarmante: il nostro Paese, nell’ultimo quarto di secolo, è stato colpito da 4 principali eventi legati alla siccità, rispettivamente nel 1997, nel 2002, nel 2012 e nel 2017. Eventi che hanno causato costi per oltre 5 miliardi di dollari, per il 48% dovuti alla crisi idrica del 2017.
Allarme europeo
Lo comunica con una nota Legambiente, citando i dati del centro Emdat (The International Disaster Database), che si occupa di eventi ambientali estremi. Secondo gli ultimi studi della Commissione Ue, prosegue Legambiente, il numero di persone in Europa che vivono in aree considerate sotto stress idrico per almeno un mese all'anno potrebbe passare dai 52 milioni attuali (11% della popolazione europea) a 65 milioni in uno scenario di riscaldamento di 3°C, il che equivale al 15% della popolazione dell'Ue.
La maggior parte delle persone esposte a stress idrico vive nei paesi dell'Europa meridionale, tra cui Spagna (22 milioni; 50% della popolazione nazionale), Italia (15 milioni; 26%), Grecia (5,4 milioni; 49%) e Portogallo (3,9 milioni; 41%). Le intere popolazioni di Cipro e Malta sono considerate in carenza d'acqua. Nel Mediterraneo il periodo di stress idrico può superare i 5 mesi, e durante l'estate lo sfruttamento dell'acqua può avvicinarsi al 100%.

“L'emergenza siccità e la scarsità di acqua – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - sono due problemi con i quali dovremo convivere. Per questo prima di tutto serve rivedere gli usi e i consumi, puntando ad una diminuzione di prelievi ed un efficientamento degli usi. Una siccità prolungata comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali”, conclude il presidente di Legambiente.
L’emergenza Po
Il nostro Paese è interessato dal problema siccità da nord a sud. Il Po, il fiume più lungo che attraversa la Penisola, è il “grande malato” d’Italia. La gravissima siccità che sta colpendo non solo il principale corso d’acqua che percorre la Pianura padana ma anche gli altri fiumi italiani è la peggiore degli ultimi 70 anni ed è ancor più grave per essersi manifestata in anticipo, sin dalla fine dell'inverno, rispetto ad altri analoghi eventi straordinari degli ultimi 20 anni (nel 2003 e 2006, ad esempio), verificatisi verso giugno e luglio.
Ci aspettano mesi ancora più critici per l'agricoltura, per la biodiversità, per i laghi, per la produzione di energia elettrica: a rinnovare l’allarme è il Wwf. Le temperature medie fino a due gradi più alte della media stagionale e la pressoché scomparsa di precipitazioni in tutta Italia provoca fenomeni come la sparizione della neve sulle Alpi in Piemonte e Lombardia, nei laghi (a cominciare dal Lago Maggiore, ai minimi storici del periodo); si salva un po' solo il Lago di Garda. C'è un significativo e generale decremento del volume annuale che defluisce a mare dai nostri principali fiumi (Po, Adige, Arno, Tevere), caratterizzato da riduzioni pari al 15% per il Tevere e di oltre l'11% per il Po nel periodo 2001-2019 rispetto al precedente periodo 1971-2000.

Lago di Bracciano, non si può escludere il “razionamento”
“Allo stato attuale non ci è stata comunicata una prospettiva di razionamento. Quindi non sono pianificate fasce orarie di spegnimento. Ma da Acea ci hanno informato che si sta già procedendo all'ottimizzazione delle pressioni. Ovvero, delle manovre per tenere le pressioni dappertutto al minimo utilizzabile. Se riescono con questa strategia, anche con l'utilizzo dei serbatoi, cercheranno di superare l'estate senza doversi trovare costretti al razionamento, anche se non possiamo escluderlo”.
A parlare è Marco Crocicchi, sindaco di Bracciano. L'allarme della siccità “non è solo locale ma nazionale. Siamo tutti sulla stessa barca” sottolinea il primo cittadino, che in merito ai prelievi sul lago ha aggiunto: dal 2017, “da quando ci fu l'ordinanza della regione Lazio, il prelievo al Lago di Bracciano è stato assolutamente interrotto. Anche se non ci sono prelievi, la siccità lo mette però a rischio, e alcuni guardano al lago per risolvere il problema ma non sarà così. Attualmente la legge non lo consente”, precisa ancora Crocicchi.