Dopo le polemiche

Sul caso di Cloe Bianco il ministero dell'Istruzione "avvia approfondimenti"

La docente veneta sette anni fa si presentò in classe (da uomo) in abiti femminili; fu poi rimossa dall'insegnamento e assegnata a mansioni di segreteria. La Uil: "La scuola deve garantire libertà, aprire le menti, essere immune dai condizionamenti"

Sul caso di Cloe Bianco il ministero dell'Istruzione "avvia approfondimenti"
ANSA
Cloe Bianco, all'anagrafe Luca

Il ministero dell'Istruzione ha avviato un approfondimento sul caso della professoressa Cloe Bianco di Marcon (Venezia): è quanto ha confermato il dicastero di viale Trastevere, a Roma. In particolare - è stato spiegato - si stanno ricostruendo tutti i contorni della vicenda che risale ormai a sette anni fa.

Nel 2015, infatti, la professoressa Cloe, all'anagrafe Luca Bianco, si presentò in classe in abiti femminili. Agli alunni chiese di essere chiamata col suo nome da donna e spiegò il motivo della scelta. Il padre di un alunno scrisse una lettera ad Elena Donazzan, all'epoca assessore regionale all'Istruzione. Il preside della scuola in cui insegnava, secondo quanto raccontano alcuni testimoni dell'epoca, si schierò al fianco della docente ma le polemiche furono talmente forti che alla fine fu decisa una sospensione per tre giorni dall'insegnamento. Successivamente Cloe venne spostata a ruoli di segreteria, prima nell'Istituto Mattei di San Donà di Piave (Venezia), poi in diverse scuole del Veneto. Fece ricorso ma perse la battaglia davanti ad un giudice del lavoro.

Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, aveva chiesto un atto formale del dicastero diretto da Patrizio Bianchi, per fare luce sulla vicenda: “Il ministero dell'Istruzione è colpevole in quanto è stato complice di quanto accaduto: ha sospeso Cloe Bianco dall'insegnamento, mettendola a lavorare nelle segreterie, non ritenendola più in grado di insegnare e colpendola come fosse una malata sociale. Ora dovrebbe fare un’indagine e capire che gli errori si devono ammettere, anche quelli passati, per evitare che la scuola si faccia condizionare dagli stereotipi e che fatti del genere si ripetano”. Il sindacato è stato quindi accontentato, come si evince dalla notizia dell’avvio dell’approfondimento da parte del ministero dell’Istruzione. “La scuola deve garantire libertà, deve aprire le menti, deve essere immune dai condizionamenti”, aveva concluso Turri.