Dopo il viaggio del presidente Usa

Biden in Medioriente: tensioni sul caso Khashoggi e polemiche sul saluto con il principe bin Salman

Altra coda imbarazzante sul caso Khashoggi per Joe Biden. Il cittadino americano Asim Ghafoor, ex avvocato del giornalista assassinato nel consolato saudita di Istanbul nel 2018, è stato arrestato e condannato a tre anni da un tribunale degli Emirati

Biden in Medioriente: tensioni sul caso Khashoggi e polemiche sul saluto con il principe bin Salman
Reuters
Mohammed bin Salman ha accolto il presidente americano Joe Biden all'ingresso del palazzo Al-Salam a Gedda

Il primo viaggio del presidente americano, Joe Biden, in Medio Oriente, ha confermato l'impegno degli Usa per la regione in cui Washington è decisa a mantenere la sua influenza. Biden ha ottenuto il risultato a cui puntava di più: la promessa dell'Arabia Saudita di aumentare del 50% la produzione di petrolio a luglio e ad agosto per "stabilizzare i mercati". Ma a tenere banco oggi sono soprattutto le tensioni legate al caso Khashoggi, alimentate anche dalla presa di posizione di un amico storico di Biden, il senatore socialista Bernie Sanders che in un'intervista ad Abc News sulla visita del presidente Usa gela Biden: “Non credo che dovremmo mantenere una relazione cordiale con una dittatura come quella”.

Le parole di Biden a bin Salman

Biden ha sostenuto di aver detto al principe Mohammed bin Salman di ritenerlo responsabile della morte del giornalista dissidente e collaboratore del Washington Post, Jamal Khashoggi, ucciso e fatto a pezzi nel 2018 nel consolato saudita a Istanbul. Omicidio per il quale i servizi di intelligence statunitensi ritengono responsabile proprio MbS. "Ho detto chiaramente cosa pensavo allora e cosa penso oggi", "non resterò in silenzio sui diritti umani". E alla domanda su cosa avesse risposto bin Salman, Biden ha ribattuto: "Ha detto di non essere responsabile e che aveva preso misure contro coloro che erano responsabili". 

Joe Biden ha smentito la versione del ministro degli esteri saudita Adel al-Jubeir, che ha detto a Fox News di non averlo sentito accusare il principe Mohammed bin Salman per l'omicidio Khashoggi. Alla domanda se il capo della diplomazia di Riad dicesse la verità, il presidente, di ritorno dal suo viaggio in Arabia Saudita, ha risposto con un perentorio "No".  

Condannato l'ex avvocato di Khashoggi negli Emirati Arabi

Altra possibile coda imbarazzante sul caso Khashoggi per Joe Biden. Il cittadino americano Asim Ghafoor, ex avvocato del giornalista assassinato nel consolato saudita di Istanbul nel 2018, è stato arrestato e condannato da un tribunale degli Emirati Arabi a tre anni di prigione per evasione fiscale e riciclaggio. Lo riferisce la Cnn citando l'agenzia di stato araba Wam, secondo cui il caso è emerso quando le autorità Usa hanno chiesto assistenza giuridica agli Emirati nelle loro indagini su Ghafoor per evasione fiscale e bonifici sospetti in quel Paese.  

Il dipartimento di stato Usa ha riferito di aver sollevato il problema della sua detenzione con le autorità degli Emirati e ha auspicato che siano rispettati tutti i diritti e le garanzie del detenuto. Alcuni dirigenti americani hanno ammesso di essere a conoscenza della situazione ma che "non c'è alcuna indicazione che abbia nulla a che fare con Khashoggi". Ieri a Gedda Biden ha invitato il suo omologo degli Emirati, lo sceicco Mohamed bin Zayed Al-Nahyan, a visitare la Casa Bianca entro la fine dell'anno, dopo relazioni glaciali negli ultimi mesi.

Polemiche per il saluto con il pugno tra il presidente e il principe

Il Washington Post ha parlato di "erosione morale". "Perché non parlate di qualcosa che conta? Sono felice di rispondere ad una domanda che conta" ha invece risposto, stizzito, Joe Biden ai reporter che gli chiedevano se rimpiange il saluto col pugno al principe Mohammed bin Salman, che l'intelligence Usa considera il mandante dell'omicidio Khashoggi. 

Sulla questione MbS ha sottolineato che "cose simili si verificano ovunque nel mondo e che, nello stesso anno in cui si è verificato, altri giornalisti sono stati uccisi in altre parti del mondo". Secondo una fonte saudita, MbS ha sottolineato che "anche gli Usa hanno commesso una serie di errori, come il caso di Abu Ghraib in Iraq e altri, ma ciò che è necessario è che i Paesi affrontino gli errori e prendano provvedimenti per evitare che si ripetano". Il principe "ha anche fatto riferimento all'omicidio della giornalista Shireen Abu Akleh, e ha messo in dubbio le misure adottate dagli Stati Uniti e dai Paesi del mondo al riguardo".

Gli accordi di Abramo

A caratterizzare il vertice anche i tentativi del leader della Casa Bianca di convincere i Paesi arabi, in particolare l'Arabia Saudita, a stabilire legami diplomatici con Israele, sulla scia degli accordi di Abramo, con i quali lo stato ebraico ha già normalizzato le relazioni con Emirati Arabi, Bahrain e Marocco. Biden ha effettuato lo storico viaggio diretto tra Israele e l'Arabia Saudita, Paese che non riconosce ancora lo Stato ebraico. Riad ha annunciato l'apertura del suo spazio aereo a Israele, ma in una conferenza stampa dopo il vertice, il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, ha sottolineato che "non ci sono piani per passi futuri". Nonostante la mediazione statunitense, i rapporti tra Riad e Israele restano complicati, come ha chiarito l'emiro del Qatar, nel discorso del quale al vertice si sono notate le velate critiche ai Paesi arabi che hanno raggiunto accordi con lo Stato ebraico.

La sfida in Cisgiordania

Entrato in carica solo poche settimane fa, il premier centrista israeliano, Yair Lapid, dovrà misurarsi già nei prossimi giorni con una sfida postagli dal movimento dei coloni. Per Lapid si tratta di un delicato banco di prova, pochi giorni dopo aver appreso dal presidente Joe Biden che gli Stati Uniti si aspettano da Israele di "non essere sorpresi" con nuovi insediamenti. 

Una frangia attivista del movimento, Nahalà, ha annunciato di aver raccolto dai suoi sostenitori contributi per 5 milioni di shekel (circa 1,4 milioni di euro) e di aver così completato i preparativi per la costituzione di tre nuovi avamposti in Cisgiordania, "che avrà luogo il 20 luglio". L'iniziativa è stata concepita in maniera autonoma dal movimento dei coloni per spronare il governo ad estendere la presenza ebraica in Cisgiordania. Finora tuttavia né Lapid né il ministro della difesa Benny Gantz hanno ordinato all'esercito di bloccare gli attivisti di estrema destra, che rischiano fra l'altro di inasprire gli animi fra i palestinesi. Il movimento Peace Now sta intanto mobilitando i propri attivisti per "impedire fisicamente" sul terreno la realizzazione dei nuovi avamposti illegali.

Il Presidente Usa Joe Biden e il Primo Ministro israeliano Yair Lapid Ansa
Il Presidente Usa Joe Biden e il Primo Ministro israeliano Yair Lapid