In attesa del faccia a faccia

Di Maio: "No a pretesto per far vacillare il governo, l'Italia rischierebbe il baratro"

Al Corsera il ministro degli esteri parla dell'attuale crisi nella maggioranza: "ci sono partiti che litigano per la loro crisi di consensi, il governo messo in imbarazzo a Madrid" durante il vertice Nato. Dopo l'estate la convention del suo partito

Di Maio: "No a pretesto per far vacillare il governo, l'Italia rischierebbe il baratro"
Ansa
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio

Maggiornanza in fibrillazione per il faccia a faccia di domani tra Giuseppe Conte e Mario Draghi. Il leader pentastellato in un incontro con il premier italiano dirà se il Movimento 5 stelle vuole continuare ad appoggiare il governo e se ci sono prospettive politiche per farlo. Prima del vertice a Chigi vedrà il garante del movimento Beppe Grillo. 

Non sarebbe questo il momento per “dar fuoco alle polveri” lo pensano molti analisti tra cui Marco Follini ex-centrista doc. O forse c'è qualcuno che "sta solo cercando il pretesto per generare l'incidente di percorso" per indebolire Draghi e far cadere il governo "per andare al voto anticipato" senza rendersi conto che l'Italia si trova in "una situazione emergenziale", ne è convinto il ministro degli esteri, Luigi di Maio parlando delle tensioni nella maggioranza in un'intervista di oggi al Corsera. 

La guerra in Ucraina, l'emergenza siccità, l'inflazione alle stelle e i fondi del Pnrr trascinati dall'emergenza pandemica sono al centro delle priorità di tutte le forze politiche ed è chiaro che sciogliere ora il governo e “Andare al voto adesso significa bruciare” quei fondi “e rischiare di andare in esercizio provvisorio perché non potremmo approvare la legge di bilancio. Porteremmo il paese nel baratro”, dice il capo della Farnesina. Il chiarimento era stato chiesto con una telefonata ritratta in una foto del premier diventata virale. “Spettacolo indecoroso, che ha messo in imbarazzo il governo a Madrid” durante il vertice della Nato. “Ci sono forze politiche che litigano per la loro crisi di consensi”, invece di pensare alla pace in Ucraina, aggiunge.

Poi sulla questione della presunta ingerenza di Draghi su Grillo in merito alla presidenza di Conte aggiunge: "Alimentare ancora divisioni in seno al governo, addirittura evocando sms e telefonate del presidente del consiglio, tutte presunte perché sono tutte senza riscontri, indebolisce fortemente solo il paese". 

Lui che solo qualche giorno fa, dopo il traumatico abbandono del Movimento, ha fondato una nuova forza politica “Insieme per il futuro” già al 2,3% secondo il sondaggio di Pagnoncelli, risponde a Monica Guerzoni che: "non è un partito personale, è la base di un nuovo progetto che deve aggregare e allargarsi sempre di più alla società civile, agli amministratori locali e regionali. Dopo l'estate lanceremo una grande convention di idee dove si parlerà di temi e di futuro". E sulla necessità di una legge elettorale proporzionale "non è priorità, ma sarebbe utile parlare al territorio e coinvolgere di più i cittadini”. 

Al di là di ulteriori emorragie, i "pontieri" cioè quelli del movimento che sostengono l'esecutivo, si augurano che lunedì Conte sigli una sorta di "patto" con Draghi e ci sarebbe anche l'eventualità - più remota ma cara alla base stellata - è che sulla permanenza o meno nell'esecutivo decida la rete. Ma nel dubbio se uscire oppure no dal governo, che da 48 ore anima le chat pentastellate soprattutto in seno al Senato, continuano a pesare le parole del presidente della Repubblica Mattarella e quelle dello stesso premier che ha negato la possibilità di rimanere presidente del Consiglio con un'altra maggioranza. 

L'incontro di domani preoccupa non poco gli alleati, soprattutto il Pd, ma per entrambi i leader può essere risolutivo. L'ex capo della Bce che ora guida l'Italia - lo ha ribadito più volte - non intende farsi logorare o galleggiare e anche la conferenza stampa di due giorni fa è servita per chiedere certezze. O si è dentro o si è fuori, con tutte le conseguenze poi che ne scaturirebbero. Ma anche l'avvocato di Volturara Appula si attende risposte chiare quando varcherà di nuovo la sede dell'esecutivo accompagnato dal documento che verrà stilato dal Consiglio nazionale e che conterrà una serie di "desiderata" a cinque stelle. 

Le richieste sono legate a una serie di provvedimenti che domani potrebbero essere sul tavolo del vis à vis: da investimenti consistenti per la transizione energetica (con il no al termovalorizzatore di Roma) al salario minimo, dalla difesa del reddito di cittadinanza all'apertura di una nuova fase diplomatica nella guerra all'Ucraina. Raccontano nel Movimento che l'ex presidente del Consiglio chiederà al premier di non mettere la fiducia sul dl aiuti o comunque di lasciare margini di manovra ai pentastellati perché non c'è intenzione di votare la norma sull'inceneritore. L'esecutivo, però, non esclude di blindare il provvedimento mentre una mano tesa a M5s potrebbe essere quella di stralciare l'emendamento presentato dal centrodestra che ridimensiona la misura cara ai Cinque stelle. Ma di fatto le "condizioni" che il giurista pugliese dovrebbe porre nell'incontro con Draghi sono anche di natura procedurale. Riassumibili sotto forma di domanda: c'è spazio in questo governo per un confronto politico? C'è la possibilità di una cabina di regia pre-Cdm per conoscere i provvedimenti? C'è la possibilità di incidere nella scrittura dei decreti in modo da evitare in futuro un nuovo caso come quello sulla norma sul termovalorizzatore nella Capitale inserito nel dl aiuti? C'è la possibilità di mediare sui vari provvedimenti oppure il Parlamento deve essere commissariato sempre attraverso decreti? C'è la possibilità di avere una interlocuzione con il Mef, considerato che M5s non ha uomini nella plancia di comando al ministero dell'Economia? Risposte che non arriveranno tutte domani, ma che da domani potrebbero cominciare a formarsi.