Non chiede vendetta, né sangue, ma “solo” giustizia. “Ora voglio solo giustizia per mio marito” ha detto piangendo Charity Oriachi, moglie di Alika Ogorchukwu, l'ambulante ucciso da un aggressore italiano a Civitanova Marche, in mezzo all'indifferenza generale.
Charity piange e invoca giustizia mentre tutto attorno a lei va in scena la protesta pacifica di un gruppo nutrito di nigeriani, connazionali suoi e di suo marito. E si lascia andare ai ricordi dell'ultimo incontro avuto con lui, alle ultime parole dette prima della tragedia, quasi per scolpire tutto in modo indelebile nella mente.
"Prendo una brioche" aveva detto Charity, porgendola ad Alika e preoccupandosi che il marito la mangiasse. Si erano salutati la mattina presto, alla stazione di San Severino Marche, dove lei lavora come addetta alle pulizie. È stato l'ultimo gesto di amore che Charity Oriachi è riuscita a fare per Alika Ogorchukwu. Lui doveva prendere il treno per raggiungere la costa. È stato il loro ultimo incontro.
Alcuni conoscenti l'hanno poi avvisata per telefono della tragedia e Charity è stata accompagnata in auto a Civitanova Marche.