Regno Unito

Boris Johnson si dimette dalla guida dei Tory: "Deve esserci un nuovo leader e un nuovo premier"

Il discorso alla nazione del premier. In giornata l'organismo di vertice dei Tory si riunisce per decidere la data dell'elezione del successore alla guida del partito

Boris Johnson si dimette dalla guida dei Tory: "Deve esserci un nuovo leader e un nuovo premier"
@Ap
Boris Johnson dimissioni 07/07/2022

Il primo ministro britannico, Boris Johnson ha annunciato formalmente le sue dimissioni da leader del Partito Conservatore britannico, forza di maggioranza in Parlamento, in un discorso alla nazione. Il premier - travolto alla fine dai contraccolpi degli ultimi scandali e da una raffica di dimissioni in seno alla sua compagine - intende comunque restare capo del governo fino all'elezione di un successore alla guida dei Tory prevista nelle prossime settimane.

 

In giornata infatti il 1922 Committee, l'organismo di vertice dei Tory, si riunisce per decidere la data dell'elezione del successore alla guida del partito.    Alcuni deputati spingono per anticipate la votazione in modo da evitare di dover attendere l'intera estate, fino all'autunno, per scegliere chi sostituirà Johnson a Downing Street. "Non importa se lui dice che rimarrà fino all'autunno" ha aggiunto una fonte alla Bbc.

"La volontà del partito Conservatore è che ci dovrebbe essere nuovo leader e quindi un nuovo premier, per questo accolgo le richieste dei parlamentari e inizia un processo per scegliere questo nuovo leader, il calendario sarà annunciato la prossima settimana e oggi abbiamo nominato i nuovi ministri nei posti vacanti", a "Westminister c'è un vento di cambiamento", ma "in politica nessuno è indispensabile" e "sosterrò" il mio successore, ha detto il premier dimissionario annunciando che resterà fino a quando verrà scelto il nuovo leader. "Abbiamo un ottimo sistema che produrrà un leader che porterà avanti questo paese  anche nei momenti difficili".

"Ho cercato di convincere i miei colleghi che sarebbe stato bizzarro cambiare con un mandato così ampio e con così tante cose da fare e obiettivi importanti raggiunti" e "considerano gli scenari economici complessi", "sono dispiaciuto di non essere riuscito a convincere il Parlamento e il partito" e "sono triste di rinunciare al miglior lavoro del mondo" ma "vi assicuro che il vostro interesse verrà servito in ogni momento", ha detto. Poi Johnson si è rivolto "al popolo ucraino" per assicurare che il Regno Unito "continuerà a sostenere l'Ucraina" con forza anche dopo la sua uscita di scena. Un discorso pronunciato dinanzi a una piccola folla di ministri e funzionari tra i più fedeli, e alla first lady Carrie con cagnolino in braccio, rivendicando fra i meriti della sua premiership il ruolo di prima fila svolto al fianco di Kiev dopo l'invasione della Russia.

Parole che hanno trovato immediata eco a Kiev. Il presidente Volodymyr Zelensky ha ringraziato Johnson per il suo sostegno all'Ucraina "nei momenti più difficili". "Grazie a Boris Johnson per aver compreso la minaccia del mostro russo ed essere sempre stato in prima linea nel sostegno all'Ucraina" e per "essersi preso la responsabilità nei momenti più difficili", ha scritto su Twitter il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. 

Johnson si è detto "immensamente orgoglioso" di aver portato a compimento la Brexit nei suoi tre anni a capo del governo e ha inoltre rivendicato tra i suoi meriti quello di aver fatto uscire il Paese dalle restrizioni Covid per primo in Europa, e di aver portato a casa un anno di crescita economica.

"Ha fatto la scelta giusta'', ha scritto su Twitter la ministra degli Esteri, Liz Truss a proposito delle dimissioni. ''Il  governo sotto la guida di Boris ha ottenuto molti risultati: la  Brexit, i vaccini e il sostegno all'Ucraina. Abbiamo bisogno di calma  e unità ora e di continuare a governare mentre viene trovato un nuovo  leader'', ha scritto Truss.

La decisione è arrivata però al culmine di settimane di crisi, dopo l'uscita di decine di ministri e collaboratori, oltre 50, che hanno lasciato il proprio incarico nel governo in polemica con il premier a causa di una serie di scandali. Vari ministri stamattina avevano annunciato le dimissioni: il ministro per l'Irlanda del Nord Brandon Lewis, secondo il quale l'esecutivo colpito dallo scandalo è ormai "oltre il punto di non ritorno", quello per la sicurezza Damian Hinds e il ministro per la Scienza George Freeman. L'ultimo è il ministro della Giustizia, James Cartlidge. Anche Nadhim Zahawi, nominato cancelliere dello scacchiere martedì dopo le dimissioni di Rishi Sunak, ha chiesto via Twitter al premier di dimettersi.

A questo proposito Johnson ha proceduto alla nomina di nuovi ministri con la sostituzione d Michael Gove ministro per il Livellamento delle Diseguaglianze Territoriali - silurato ieri sera dopo essere stato accusato di tradimento e di essersi comportato come "un serpente" dal suo entourage - con Greg Clark, già ministro della Attività Produttive sotto Theresa May e finora oppositore di BoJo in casa Tory. Shailesh Vara è stato nominato nuovo  ministro dell'Irlanda del Nord.  Prende il  posto di Brandon Lewis, che si è dimesso in contrasto con il premier  britannico Boris Johnson. E secondo quanto riportato dai media britannici sono state preannunciate anche altre nomine per la ricomposizione dell'intero gabinetto.

Johnson ha cercato di resistere e non cedere alle richieste di dimissioni anche da parte dei suoi fedelissimi, ma alla fine ha dovuto farlo. Sono lontanissimi i giorni del trionfo, al suo debutto a Downing Street nel 2019 con la promessa di realizzare la Brexit, per il leader conservatore ieri è stato il suo giorno più difficile da quando è in carica, circondato da vicende imbarazzanti e da una raffica di accuse.

Anche la vicepresidente del partito Tory,  Caroline Johnson, ha rassegnato le sue dimissioni. Una decisione che ''non è stata presa alla leggera'', spiega, riconoscendo ''il  privilegio'' di ricoprire la sua carica. "E' con grande tristezza,  tuttavia, che riconosco che nel tempo l'effetto cumulativo dei vostri  errori di giudizio hanno sperperato la buona volontà del nostro grande Partito", ha scritto Johnson al Primo Ministro. "Credo che tentare di restare quando c'è la scritta sul muro non può che danneggiare il nostro Partito e quindi il nostro Paese".

Le dimissioni sono "una buona notizia" ma "non abbiamo bisogno di cambiare i Tory al vertice, abbiamo bisogno di un vero cambio di governo" dice il leader dell'opposizione laburista Keir Starmer. Il leader laburista ha annunciato che presenterà un voto di sfiducia in Parlamento se Johnson non si farà da parte in tempi rapidi. "Deve andarsene", ha detto Sir Keir, dicendosi contrario a che rimanga come premier ad interim. "Ha inflitto bugie, frodi e caos al Paese, e siamo bloccati con un governo che non funziona nel bel mezzo di una crisi del costo della vita", ha aggiunto il laburista, citato da Sky News.

L'iter scelto da Downing Street, dopo la resa obtorto collo di BoJo prevede le dimissioni immediate dalla leadership di partito ma con una fase di permanenza sulla poltrona di premier per il tempo necessario al Partito Conservatore  per eleggere con procedura ordinaria un nuovo o una nuova leader sotto gli auspici del Comitato 1922, organismo interno del gruppo parlamentare: procedura che prevede la raccolta delle nomination dei pretendenti in Parlamento e poi una serie di votazioni successive fra i deputati conservatori per la scrematura della lista - attraverso l'esclusione volta per volta del meno suffragato - fino a lasciare due candidature residue (se nessuno avrà nel frattempo ottenuto il consenso d'una maggioranza qualificata di parlamentari) da affidare allo scrutinio conclusivo postale fra una platea d'iscritti. Sfida che, tenuto conto del recesso, è destinata a protrarsi sino a inizio ottobre, ossia della viglia della conferenza annuale (il congresso) del partito.     Un interregno che tuttavia alcuni esponenti della stessa parrocchia Tory giudicano insostenibile.