Tensione Stati Uniti-Cina

La Cina avverte: "Se Nancy Pelosi va a Taiwan, gli Usa ne pagheranno il prezzo"

Sale la tensione tra Pechino e Washington a poche ore dalla visita - non confermata - della speaker della Camera. Allarme bomba all'aeroporto di Taipei

Allarme bomba all'aeroporto Taoyuan, uno dei due scali della capitale di Taiwan, Taipei, in fermento per la visita - non confermata - della speaker della camera Nancy Pelosi, viaggio fortemente osteggiato da Pechino.

Secondo quanto riporta l'agenzia di Taiwan Central News Agency, che cita la polizia aeroportuale, è stata inviata una squadra di agenti per garantire la sicurezza dello scalo e dei voli, dopo che è arrivata la minaccia di tre ordigni esplosivi alla società che gestisce l'aeroporto, a poche ore dal previsto atterraggio sull'isola della speaker democratica. 

Pelosi e la sua delegazione dovrebbero atterrare all'altro scalo di Taipei, l'aeroporto Songshan, che è sia civile che militare, ma l'allerta per la prevista visita rimane alta a Taipei per la forte irritazione mostrata da Pechino alle voci sulla missione. 

La minaccia di attentato risale alla mattina di oggi, prosegue l'agenzia di Taiwan, ma finora non è stato trovato nulla di sospetto, e sono in corso ulteriori indagini. 

Pelosi verso Taiwan

Taiwan potrebbe essere dunque la terza tappa in Asia di Nancy Pelosi dopo Singapore e Kuala Lumpur. L'aereo dell'Air Force Usa su cui viaggia ha lasciato in mattinata la Malaysia secondo quanto emerge dal sito di tracciamento dei voli Flightradar24, seguito al momento da migliaia di persone per conoscere la destinazione del volo. 

Secondo il sito web, il Boeing C-40C (Spar19) della Us Air Force sta per approcciare le Filippine dopo aver attraversato lo spazio aereo di Malaysia, Singapore e Indonesia, in direzione Canale di Bashi, dove sono schierati la portaerei Usa Ronald Reagan e il suo gruppo d'attacco, vicino a Taiwan. ell'area, tra l'altro, c'è anche la nave d'assalto anfibia Uss Tripoli. Nel primo pomeriggio a Kuala Lumpur, a complicare gli scenari già incerti, è atterrato un altro Boeing C-40C (Spar20) sempre della Us Air Force proveniente da Tokyo.

Pechino: “Pelosi a Taiwan? Scelta sconsiderata"

La Cina ha messo nuovamente in guardia gli Stati Uniti: se la presidente della Camera americana Nancy Pelosi seguirà la "strada sbagliata" - andando a Taiwan - Pechino dovrà allora adottare "misure forti e risolute" per salvaguardare la propria sovranità. 

In una conferenza stampa particolarmente tesa, la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying ha ribadito che la visita della speaker della Camera sull'isola sarebbe "sconsiderata e provocatoria", aggiungendo che la colpa sarebbe da attribuire soltanto agli Usa. La parte statunitense "si assumerà la responsabilità e pagherà il prezzo per aver minato la sovranità e gli interessi della Cina", ha continuato Hua.

Secondo Pechino, il mondo è testimone delle provocazioni Usa e Washington deve assumersi la responsabilità della sua mentalità egemonica.

È difficile immaginare qualcosa di "più sconsiderato e provocatorio di questo" comportamento degli Stati Uniti nei confronti di Taiwan, ha aggiunto Hua, spiegando che Pechino accusa gli Stati Uniti di collaborare con "forze separatiste" a Taiwan: per questo "qualsiasi contromisura che la Cina potrebbe adottare sarebbe giustificata", ha aggiunto, perché “il diritto internazionale e la storia sono dalla nostra parte”.

Hua ha tuttavia precisato che "a Pechino e Washington vengono mantenuti collegamenti tramite diversi canali". "Speriamo che i funzionari negli Usa comprendano l'importanza e quanto sia delicato questo problema, con rischi che comporta", ha concluso.

Non ha voluto commentare i suggerimenti per le misure da adottare per impedire la visita di Pelosi diventati virali sui social media in mandarino, tra cui figura anche l'abbattimento dell'aereo con i missili.   

"Se gli Stati Uniti giudicano male o gestiscono male questo problema, porteranno a conseguenze disastrose la regione di Taiwan", ha osservato ancora la portavoce, affermando che Stati Uniti e Taiwan "hanno prima collaborato per fare provocazioni", mentre la Cina è stata costretta ad agire per "autodifesa".

Ministro degli Esteri cinese: “Stati Uniti traditori e distruttori di pace”

"Alcuni politici americani che giocano con il fuoco sulla questione di Taiwan per motivi personali, diventando i nemici di 1,4 miliardi di cinesi, non faranno una buona fine": ha detto poi il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi accusando gli Usa di “tradimento” sulla questione Taiwan e di essere "il più grande distruttore della pace odierna". In una nota, Wang Yi, ha ribadito che il principio della Unica Cina "è il consenso universale, la base politica per gli scambi della Cina con altri Paesi, il nucleo di interessi fondamentali e una linea rossa e di fondo insormontabili". 

Washington risponde: “Crisi ricadrebbe su Pechino”

Washington ha prontamente fatto sentire la propria voce attraverso il Segretario di Stato Antony Blinken che ha affermato: "La decisione è interamente della speaker Nancy Pelosi. Qualora decidesse di visitare Taiwan e la Cina creasse una sorta di crisi, questa ricadrebbe interamente su Pechino". 

Sul tema è intervenuto anche il Portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale John Kirby: "Non c'è alcun motivo per la retorica cinese, né alcun motivo per intraprendere alcuna azione. Non è raro che i leader del Congresso si rechino a Taiwan. Ovviamente, non ci sono modifiche della nostra politica, nessun cambiamento alla nostra attenzione nel cercare di mantenere un Indo-Pacifico libero, sicuro e aperto".

Piani di fuga e rifugi

Gli Stati Uniti hanno avvertito la Cina di non rispondere con provocazioni militari all'attesa visita a Taiwan, seppure non confermata, della presidente della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi. Anche se funzionari dell'amministrazione Usa hanno cercato di rassicurare Pechino sul fatto che l'eventuale arrivo a Taipei di Pelosi non rappresenterebbe alcun cambiamento della politica di Washington nei confronti del territorio, la Casa Bianca ha affermato di essere preoccupata dal fatto che la Cina possa lanciare missili nello Stretto di Taiwan, inviare aerei da guerra nella zona di difesa aerea di Taiwan o organizzare attività navali o aeree su larga scala che attraversano linee tradizionali.

E in vista di un'ipotetica attività militare cinese, Washington sta già prendendo le sue contromisure. Dopo avere in ogni modo cercato di persuadere Pelosi a non recarsi a Taipei, ha dovuto approntare un dispositivo di protezione della presidente della Camera. A terra, sono stati disposti più piani per la difesa degli spazi - hotel, percorsi stradali, uffici adibiti ad incontri con autorità - ed eventuali vie di fuga, in accordo con le autorità locali. 

Per mare e per aria, il Pentagono ha invece disposto un ricollocamento delle unità già dispiegate nella regione. Le risorse navali americane nella regione includono la portaerei USS Ronald Reagan, che è tornata nel Mar Cinese Meridionale dopo aver fatto scalo a Singapore la scorsa settimana, la nave d'assalto anfibia USS Tripoli, che si trova vicino a Okinawa, e la nave d'assalto anfibia USS America, a Sasebo, in Giappone. Nel Pacifico, la portaerei USS Abraham Lincoln, la Landing Helicopter Dock USS Essex e altre 36 navi da guerra, assieme a tre sottomarini, sono alle Hawaii per partecipare all'Esercitazione Rim of the Pacific (RIMPAC), che si concluderà giovedì.

Nel frattempo, i siti web di monitoraggio dei voli mostrano che due HC-130J Combat King II - l'unico velivolo ad ala fissa dedicato al recupero del personale dell'aeronautica americana - sono arrivati a Okinawa da Anchorage. Erano accompagnati da alcuni KC-135 Stratotanker e da un aereo da rifornimento in volo.

Taiwan, che si è detta pronta e determinata a difendersi in caso di attacco cinese, sta invece preparando i suoi rifugi antiaerei. Secondo quanto riferito oggi dall'agenzia Reuters, non si tratterebbe di bunker appositamente costruiti ma di spazi sotterranei come parcheggi, il sistema della metropolitana e centri commerciali sotto il livello del suolo. La capitale Taipei ha più di 4.600 di questi rifugi che possono ospitare circa 12 milioni di persone, più di quattro volte la sua popolazione.

La Cina intensifica l'attività militare intorno a Taiwan

Diversi caccia cinesi hanno volato questa mattina nei pressi della linea mediana che divide lo Stretto di Taiwan, a ricordare a Taipei che l'aviazione di Pechino potrebbe raggiungere l'isola in pochi minuti. Inoltre, le unità militari del Southern Theatre Command dell'Esercito popolare di liberazione cinese, che è responsabile del Mar Cinese Meridionale e di alcune missioni legate a Taiwan, sono entrate in stato di massima allerta.

Borse giù

Mentre la tensione cresce minuto dopo minuto, sono già arrivati i primi effetti reali della crisi Usa-Cina. Effetti soprattutto di carattere finanziario: la Borsa di Hong Kong ha triplicato le perdite segnate in apertura temendo una crisi Usa-Cina innescata proprio da questa visita, con l'indice Hang Seng che ha ceduto il 3,01%, a 19.558,69 punti, e con l'affossamento del comparto dei tecnologici con l'Hand Seng Tech a -4,37%.  Le Borse europee seguono a ruota e procedono negative condizionate dalle tensioni geopolitiche. A Francoforte il Dax cede lo 0,74%, a Londra l'Ftse 100 e' sulla parita a -0,07%, a Parigi il Cac 40 cala dello 0,60%. A Milano l'Ftse Mib segna -0,85%. 

Borse asiatiche in perdita Ap
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