Dal gennaio 2021 curati 423 pazienti

Medici Senza Frontiere: allarme per violenze indiscriminate contro chi varca confine Serbia-Ungeria

In 8 anni raccolte storie di persone picchiate, molestate e ferite con armi da taglio

Medici Senza Frontiere: allarme per violenze indiscriminate contro chi varca confine Serbia-Ungeria
Ansa/EPA/Tibor Rosta
Confine Serbia- Ungheria: militari in pattugliamento

Al confine tra la Serbia e l'Ungheria, secondo quanto riportato dalle storie e dai dati raccolti da Medici Senza Frontiere, Msf, emerge un allarmante e ripetuto uso della violenza contro le persone che attraversano la frontiera in cerca di salvezza in Unione Europea da parte delle autorità ungheresi.

I migranti vengono picchiati con cinture e manganelli, calci, pugni, umiliati, vengono usati spray al peperoncino e gas lacrimogeni, fino ad arrivare ai respingimenti negando ogni tipo di assistenza. I team di Msf parlano di 8 anni di violenze ai confini. 

''Le violenze, perpetrate regolarmente al confine tra Ungheria e Serbia e di cui ci troviamo a curarne le conseguenze, sono indiscriminate. Ogni settimana vediamo diversi pazienti, inclusi bambini, con gravi contusioni, ferite e tagli profondi, lussazioni e fratture spesso su gambe, braccia e talvolta sulla testa'', racconta Andjela Marcetic, medico di Msf in Serbia. ''Le lesioni fisiche che curiamo  sono i violenti pestaggi per mano della polizia ungherese prima di essere respinti in Serbia. Anche se curiamo alcune delle ferite fisiche, siamo preoccupati per le possibili ripercussioni a lungo termine sul loro benessere psicologico".

Da gennaio 2021, le cliniche mobili di Msf hanno trattato 423 pazienti. Numeri che danno la misura di quello che accade. Oltre alle botte i migranti vengono umiliati negando i bisogni primari e umiliazioni su base razziale. Alcune persone hanno raccontato di essere state derubate o di aver visto distrutti i loro effetti personali, altre sono state costrette a svestirsi, nonostante le rigide temperature invernali, e hanno subito diverse forme di umiliazione come quella di funzionari di frontiera che durante i rastrellamenti hanno urinato loro addosso.

Chi viene curato nelle cliniche mobili di Medici senza Frontiere sono anche persone che spinte dalla disperazione tentato di passare il confine arrampicandosi sulle recinzioni lungo il confine, alte quattro metri e ricoperte di filo spinato. ''Un paziente, continua Marcetic, a causa delle lame taglienti sulla recinzione, aveva un taglio sul labbro superiore profondo due centimetri. Molti altri riportano fratture su tutto il corpo per essere caduta nel tentativo di attraversare il confine''. 

Diversi pazienti, tra cui due minori non accompagnati, hanno riferito a Msf di essere stati portati in un piccolo container prima di essere espulsi in Serbia. Qui i funzionari di frontiera li hanno aggrediti più volte e hanno spruzzato regolarmente spray al peperoncino. Due pazienti hanno inoltre segnalato l'uso di gas lacrimogeni, che sembra venga nebulizzato nei container per costringere le persone a fare spazio ai nuovi arrivati. ''Ci hanno portato in un piccolo container bianco, tra le recinzioni, con altre 40 persone e siamo rimasti lì circa 12 ore. Ho chiesto di andare in bagno ma non me l'hanno permesso. Le autorità di frontiera spruzzavano regolarmente spray al peperoncino sia sulle nostre facce che all'interno del container, da una piccola finestra laterale'', ha raccontato un paziente di Msf. ''Mi faceva tossire. Aveva un sapore amaro. Non riuscivamo a respirare''.

I container sono stati descritti come spazi di 2 metri per 4, con una sola porta e  senza finestre. I pazienti hanno raccontato che non c’era l'acqua, cibo e non potevano andare in bagno. Concessioni permesse solo dopo essere aggrediti con lo spray al peperoncino. ''Queste testimonianze -afferma Alessandro Mangione, responsabile affari umanitari di Msf in Serbia- dimostrano che gli Stati dell'Unione Europea continuano ad usare intenzionalmente violenza e strutture non idonee e pericolose per dissuadere le persone dal chiedere asilo nell'Unione Europea. Investono in recinzioni di filo spinato e droni, mentre chiudono gli occhi di fronte alle violenze senza precedenti che continuano a consumarsi alle frontiere'',

''Queste pratiche- conclude- non solo causano gravi danni fisici e psicologici, ma spingono le persone ad intraprendere rotte più pericolose''.