La protesta anti-velo

Un'altra vittima in Iran: Hadis Najafi simbolo della protesta anti-velo

La "ragazza con la coda" colpita da 6 proiettili durante la protesta in piazza, secondo alcuni post sui social è morta per mano delle forze di sicurezza iraniane. Il ministero degli esteri convoca gli ambasciatori britannico e norvegese a Teheran

Un'altra vittima in Iran: Hadis Najafi simbolo della protesta anti-velo
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Hadis Najafi vittima delle proteste anti-velo

C'è un'altra donna vittima delle proteste anti-velo che scuotono le piazze delle principali città dell'Iran di giorno e di notte, da 10 giorni dopo la morte della ragazza curda Masha Amini. Si tratta di Hadis Najafi, 20 anni, capelli biondi e coda di cavallo, sarebbe stata uccisa dalle forze di sicurezza iraniane, ieri sera, durante le proteste nella città di Karaj, vicino a Teheran. 

Secondo notizie diffuse sui social, la ragazza è stata raggiunta da sei colpi di proiettile che l'hanno raggiunto al petto, in viso e al collo. Quella "ragazza con la coda" era diventata simbolo delle proteste anti-velo, che minacciano il governo dellayatollah Khamenei e della “polizia morale”. In un video, diventato virale, la si vedeva legarsi i capelli con un elastico, senza l'hijab, prima di affrontare la piazza perché si diceva contraria all'uso obbligatorio del velo e alle leggi discriminatorie dei diritti delle donne nella Repubblica islamica a maggioranza sciita. 

Quel gesto comune a tante ragazze occidentali, fatto ogni giorno, ma che in Iran si può pagare con la vita.

Sempre dai social, in particolare quello dell'attivista Masih Alinejad, arrivano notizie di rappresaglie e centinaia di arresti preventivi da parte della polizia morale iraniana, oltre 700, tra loro ovviamente molte donne che sfidano con strenuo coraggio la repressione. Pugno duro richiesto dal presidente Raisi, con la polizia starebbe sparando ad altezza d'uomo. Le vittime finora sono una cinquantina, tra cui, secondo Amnesty international anche 4 bambini.

E non solo donne, ci sono anche molti uomini, e studenti, che reagiscono all'oppressione tagliandosi barba e capelli in segno di solidarietà alle loro compagne di piazza. 

I Pasdaran, le Guardie della Rivoluzione (Irgc), stanno danno la caccia a un personaggio molto popolare, icona del calcio, schieratosi con le proteste in corso nel Paese. Ali Karimi, ex capitano della nazionale di calcio iraniana, ha utilizzato la sua base di sostenitori online  (11,6 milioni di follower su Istagram) per sensibilizzare alla causa dei migliaia di manifestanti. “I nostri figli stanno morendo mentre i figli dei funzionari del regime lasciano l'Iran, ma chi resta rischia la morte”, scrive. 

Reuters fa sapere che sabato il Ministero degli Esteri iraniano ha convocato l'Ambasciatore britannico e quello norvegese a Teheran per il  "carattere ostile" della copertura dei disordini da parte dei media in lingua persiana con sede a Londra.

Intanto il principale partito riformista iraniano ha esortato lo Stato a revocare l'obbligo del velo. L'Unione popolare dell'Iran islamico, che è legata all'entourage dell'ex presidente riformista Mohammad Khatami, ha chiesto alle autorità di preparare "gli elementi legali" che aprano la strada alla "cancellazione della legge sull'hijab obbligatorio". La formazione, che non è al potere, chiede anche che la Repubblica islamica annunci "ufficialmente la fine delle attività della polizia morale" e "autorizzi manifestazioni pacifiche".

E ancora una ragazza iraniana intona sui social la canzone di "Bella ciao" in persiano. Il video diffuso su Twitter diventa un inno alla resistenza del popolo iraniano.

Il regista iraniano premio Oscar per "The Client" e “Una separazione” Asghar Farhadi, lancia un video-appello alla comunità internazionale "mobilitiamoci per il popolo dell'Iran, le donne guideranno il cambiamento", scrive.