Diritti

Belgrado, un Europride di scontri e proteste nella Serbia che fatica ad andare verso l'Europa

Tafferugli, contromanifestazioni e corteo deviato nel primo Gay Pride continentale organizzato in un Paese del Sudest europeo. Il governo si divide e non appoggia la parata: ministro dell'Interno e presidente contro, la premier a favore (a distanza)

Belgrado, un Europride di scontri e proteste nella Serbia che fatica ad andare verso l'Europa
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Incidenti, tafferugli e decine di fermi hanno contrassegnato l’Europride tenutosi oggi a Belgrado. Una manifestazione difficile, nata fin dall’inizio sotto una cattiva stella: senza, cioè, il determinante appoggio delle autorità, se si esclude la premier Ana Brnabic, lesbica dichiarata e sostenitrice del movimento omosessuale. La Serbia è un Paese che si sta lentamente e faticosamente avvicinando all’Europa, tra mille ostacoli eredità del passato e la sua vicinanza ideale e politica alla Russia di Putin, come il presidente serbo Aleksandar Vucic ha ribadito a chiare lettere in occasione della sua rielezione, lo scorso aprile.

Il bilancio finale parla, stando ai numeri ufficiali comunicati dall'esecutivo, di 64 persone fermate, 10 poliziotti leggermente feriti, cinque veicoli delle forze dell'ordine danneggiati. In tutto erano stati mobilitati 5.200 agenti di polizia.

Doveva essere l’Europride della difesa dei diritti e delle diversità, per confermare una volta per tutte che la Serbia vuole andare verso l’Unione Europea. Si trattava, tra l’altro, del primo Europride organizzato in un Paese del Sudest europeo. E invece, la manifestazione promossa dal movimento Lgbtiq si è trasformata in un autentico caos, con le strade di Belgrado che hanno visto l’esplodere degli scontri tra la polizia e alcuni manifestanti, scesi in strada per contrastare la parata arcobaleno. In vari punti del centro, infatti, gruppi di nazionalisti omofobi, appoggiati dalla Chiesa ortodossa e tenuti a bada dalla polizia, inveivano contro i partecipanti, mostrando croci, icone e drappi religiosi.

Serbia, proteste contro l'Europride a Belgrado LaPresse
Serbia, proteste contro l'Europride a Belgrado

La frattura sul diverso approccio con cui trattare la questione si è prodotta anche all’interno del governo, con il ministro dell'interno, il falco filorusso Aleksandar Vulin, che ieri ha deciso di vietare il corteo e la contromanifestazione anti-gay per ragioni di sicurezza; in questo, appoggiato dal presidente Vucic, che ha giustificato il suo mancato appoggio (delegando ogni decisione al ministero degli Interni) dichiarando che lui aveva cose “più urgenti” da risolvere, come la crisi energetica e le tensioni con il Kosovo. Posizioni non nuove, del resto, data la ben nota lontananza del presidente dai diritti civili e dal movimento omosessuale.

Non voglio occuparmi di un tema imposto in modo perverso al popolo serbo, sia dai favorevoli che dai contrari, come se fosse questione di vita o di morte. Tutti partecipano insieme a una guerra ibrida contro il proprio Paese

Il presidente serbo Aleksandar Vucic

Alcune migliaia di manifestanti si erano simbolicamente radunati nel pomeriggio davanti alla Corte costituzionale, che in passato a più riprese ha definito illegittimi i divieti dei Gay Pride, muovendosi poi in corteo lungo il percorso assegnato. Ma la marcia arcobaleno è stata subito deviata da massicci cordoni di agenti, che l'hanno indirizzata verso un tragitto ridotto, per facilitare l'arrivo allo stadio del parco Tasmajdan, dove si sarebbe tenuto il concerto di chiusura.

Serbia, proteste contro l'Europride a Belgrado Ap Photo
Serbia, proteste contro l'Europride a Belgrado

La premier Brnabic, pur non prendendo parte al corteo, ha invece dato il suo sostegno alla manifestazione, che si è tenuta sotto scorta grazie ad un complesso dispositivo di poliziotti in assetto antisommossa. La premier ha giustificato la sua assenza dicendo di aver preferito stare con le forze di sicurezza, per coordinare le azioni di sorveglianza e offrire loro sostegno e appoggio, accertandosi che tutti i manifestanti fossero in sicurezza.

Alla manifestazione hanno preso parte, oltre a numerosi dimostranti giunti dall'estero, anche europarlamentari, la commissaria Ue per le Pari opportunità, Helena Dalli, ambasciatori di vari Paesi, tutti a sostegno dei diritti e della diversità, per incoraggiare il futuro europeo della Serbia.